Capitolo XIV

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Mentre guardavamo il film, il mio sguardo cadeva spesso su Carlisle, per assicurarmi che non ci fossero problemi. Ogni tanto facevo anche qualche commento sul film, riguardo alle scelte degli attori o alle differenze rispetto al libro, e Carlisle mi dava corda, aggiungendo le sue opinioni. Un paio di volte ci siamo perfino ritrovati a ripetere le battute a memoria, ridendo subito dopo. Ad un certo punto tentò di farmi cambiare idea sul mio amore incondizionato per Sirius Black, elencandomi i motivi per i quali Remus Lupin fosse un personaggio migliore. Ovviamente tentai di fare lo stesso, perché per quanto potessi ammettere che Remus fosse un ottimo personaggio, non lo avrei mai sostituito a Sirius. Fortunatamente, ci trovammo concordi su altre cose, come l'odio verso Peter Minus. 

-Se posso chiedere- dissi, -perché questo amore per Remus?-

Carlisle sorrise:

-È un personaggio in cui mi rivedo molto, la sua storia mi è rimasta impressa fin da subito-

Annuii mostrandomi comprensiva, cercando in realtà di capire come qualcuno potesse rivedersi in un lupo mannaro docente di una scuola di magia. Decisi subito di rinunciarvi, magari gliel'avrei chiesto successivamente. 

Quando il sole fu tramontato del tutto, portando via gli ultimi spiragli di luce che entravano dalle finestre, non me ne accorsi subito, tanto ero concentrata sul film (e su Carlisle). Mentre la pellicola scorreva davanti ai miei occhi, mi preparavo ad una delle mie scene preferite: il Salice Schiaffeggiante. Ma ad un certo punto, un rumore proveniente dalla strada catturò la mia attenzione, spostandola dal film. Nel momento in cui la volli riportare lì, sentii la pelle d'oca farsi repentinamente strada su tutto il corpo, mentre il battito cardiaco accelerava, martellandomi nel petto. Sgranai gli occhi: una sensazione di pericolo iniziò a pervadermi, facendomi rimbombare nella testa ogni battito del mio cuore. Dischiusi la bocca per cercare di respirare meglio, senza però farmi notare da Carlisle per non preoccuparlo. Deglutii, facendo cadere il mio sguardo su un punto imprecisato del muro dietro la televisione: dovevo tornare in me. Provai a fare respiri profondi, ma il battito cardiaco non dava segno di volersi normalizzare, mentre sempre di più mi sentivo come quando, da piccola, dovevo attraversare il corridoio di casa mia, le cui porte, nel buio della sera, diventavano nascondigli per i mostri più improbabili. Mi montava quindi dentro il bisogno di correre, per raggiungere il più velocemente possibile la mia cameretta, bunker inviolabile perfino per la più spaventosa delle creature, che nel peggiore dei casi si sarebbe fermata sulla soglia, guardandomi storto. Ecco, quello sguardo agghiacciante lo sentivo in quel momento, puntatomi addosso da ogni angolo del salotto... No, non da ogni angolo, ma da uno ben preciso. Voltai lentamente la testa, e il mio sguardo cadde su Carlisle, ancora intento a guardare il film, ignaro del caos che stavo avendo dentro. La sua pelle candida era disarmante, sembrava volesse dirmi che l'umanità e il calore che stavo cercando non li avrei trovati lì. Come uno specchio, rifletteva il freddo e il vuoto che albergavano nella mia mente in quel momento, l'udito ovattato dai battiti irregolari che ancora mi rimbombavano nelle orecchie. Ma l'apice della paura lo raggiunsi quando, lentamente, lo sguardo di Carlisle si posò su di me. Gli occhi color dell'ambra che tanto apprezzavo erano diventati come pugnali nel mio petto, rallentando sì il battito cardiaco, ma rendendolo addirittura spaventosamente sporadico.

"Chiara...?", sussurrò aggrottando le sopracciglia. Io scossi la testa, senza staccare gli occhi dal suo viso. Indietreggiai istintivamente con il busto, portando lentamente una mano al petto alla ricerca di quei pugnali che tanto lo scavavano. Non li trovai; mi aggrappai invece all'orlo della maglietta, unico appiglio ad una realtà che stava lentamente scivolando via da me, o forse io da lei. Carlisle si alzò, inginocchiandosi di fronte a me e protendendo le mani, ma mi sentivo come una preda braccata da una fiera, senza la possibilità di scappare. Ripetè il mio nome, la voce più alta e ferma, cercando una reazione da parte mia che dimostrasse che la mia mente fosse presente, ma non la ottenne. Ogni sua parola mi rimbombava amplificata nella testa, mescolandosi ai battiti del mio cuore, mentre delle ombre nere si facevano strada dai lati del mio campo visivo, incorniciando il viso bianco di fronte a me, rendendolo inquietante. Non riuscii nemmeno più a tenere in considerazione il suo sguardo preoccupato, tanto ai miei occhi era diventato minaccioso. Distolsi lo sguardo da lui, voltando di scatto la testa, ma questo fece aumentare quell'opprimente sensazione di pericolo, non potendo più vedere la mia fonte di paura. La mia testa scattò di nuovo, ricongiungendo lo sguardo di Carlisle al mio, appannato dalle lacrime. L'ultima risposta che il mio corpo riuscì a dare fu un unico, doloroso, battito, che sentii propagarsi in tutto il corpo, arrivando fino alla testa, colpendola come i flutti di un mare in tempesta. Fu a quel punto che tutto divenne buio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 09 ⏰

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Come i girasoli col sole ||Carlisle Cullen Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora