Virgilio era rimasto profondamente scosso dalla serata precedente: lui, che si era sempre vantato della sua razionalità e della sua oggettività, si era ritrovato a versare fiumi di lacrime sul letto perché si era sentito abbandonato, anche se Dante sarebbe ritornato certamente da lui, visto che la loro missione non era ancora finita. Ma aveva capito una cosa: per quanto vivessero insieme da giorni e lo amasse perdutamente, tuttavia non sapeva quasi niente di lui. Così, approfittando di una giornata di sole, organizzò un picnic romantico per loro due e si ripromise di scoprire il più possibile su di lui.
Divorato tutto quello che si erano portati, si distesero l'uno affianco all'altro sulla coperta che avevano steso sul prato.
"Dovemo parla'", esordì il mantovano, "Stamo insieme da 'na settimana e nun so praticamente un cazzo de te. Nun so che te piace fa', nun so come ragioni, nun co co' chi te piace passa' er tempo de sopra, nun so manco molto de 'a vita tua 'n generale. Capisci che 'ntendo?".
Il fiorentino lo capiva benissimo e si sentì sollevato, visto che mille volte aveva voluto incominciare quel discorso, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Inoltre, era felice che volesse parlare di quello e non della scenata della sera prima.
"In realtà non c'è molto da dire", disse, "La storia con Beatrice già la sai, quella di Gemma anche".
"Voglio sape' de te, nun de loro. Tipo, come te sentivi 'n Paradiso o n''a vita terrena tua. 'Ste cose insomma" lo interruppe Virgilio.
"Oh beh, in Paradiso sono tutti felici", raccontò l'altro, "Cantano e pregano tutto il tempo. Ma io non ero molto in vena e rovinavo l'atmosfera a tutti, quindi mi evitavano. Non mi sono mai sentito nel posto giusto, né in vita né dopo: mi sono sempre sentito di troppo o fuori luogo. E quando iniziavo a sentirmi a casa, accadeva qualcosa che rovinava tutto".
"Capisco: pure io ner Limbo nun me se sopportava. Prima eravamo tutti un gruppo, noi der circolo de Mecenate più Cicerone e Marzietta, poi, quanno me so' iniziato a deprime', so' rimasti solo Orazio, Marco e Marzia. Poracci, ce provavano a famme senti' be', però nun me sentivo più ar posto mio".
"E la tua famiglia? Non è con te di sotto?" domandò il fiorentino.
"Boni quelli! Nun te li raccomanno, nun me se so' mai filati più de tanto", rispose il mantovano rabbuiandosi, "Er circolo de Mecenate è stato la mia famiglia. Poi, ner Limbo, Cicerone è diventato er fratello scassapalle che me mancava. Orazio è sempre stato er fratello mezzo scemo mezzo sfasciato che te porta pe' bettole pe' fatte ubriaca'. E poi c'è Marzietta, che ce sopporta a tutti come se fosse 'a sorella maggiore. Quella è 'n pezzo de pane, nun se meritava quer coglione de Catone Uticense. Te invece? Tutti insieme appassionatamente 'n Paradiso?".
"Sì, ma in realtà è complicato. Con Gemma non ho mai avuto un bel rapporto col fatto che era un matrimonio combinato, poi era gelosa di Beatrice, quindi litigavamo spesso. Con i ragazzi peggio: con la faccenda dell'esilio e tutto non sono stato un padre molto presente e di questo me ne pento moltissimo. Credevo che in Paradiso avrei potuto conoscerli meglio, ma, con il fatto che mi lamentavo spesso che mi mancavi, hanno deciso di stare lontani da quel sodomita mancato di loro padre. Beatrice sta in un altro cielo, quindi niente. Ogni tanto mi faccio due chiacchiere con Uriel, che mi tiene sempre aggiornato sulle ultime novità letterarie, ma per il resto mi sentivo molto solo".
I due intrecciarono le dita delle loro mani e iniziarono a scambiarsi dei dolci baci, dimenticandosi per un attimo della solitudine di cui avevano sofferto per tutti quegli anni.
"Se potessi vive 'n 'sto secolo come 'na persona normale, che vita faresti?" gli domandò a bruciapelo Virgilio.
"Non saprei: probabilmente proverei lo stesso a sfondare come scrittore, mi comprerei una di quelle villette vicino alla spiaggia e coglierei ogni occasione per prendere uno di quei marchingegni che volano e vedere il mondo. Andrei a visitare l'America e la Cina, andrei in Australia a vedere i canguri e i koala, passerei intere giornate a perdermi tra le vie delle città. Leggerei moltissimo, magari potrei anche scrivere in uno di quei giornali che tutti leggono. Vorrei stare con te, vivere insieme finché morte non ci separi".
Il sommo poeta lo guardò dritto negli occhi mentre pronunciava quest'ultime parole, leggendogli nello sguardo il suo stesso desiderio. L'altro, cercando di mantenere un minimo di contegno, si chinò sopra di lui e iniziò a baciarlo, non riuscendo a trovare le parole giuste per esprimere quello che provava nel suo cuore in quel momento.
"E mi comprerei un pappagallo" concluse Dante tra un bacio e l'altro.
"Pe' facce che?" chiese Virgilio divertito.
"Non lo so, ma sembra forte!", rispose prima di tiralo di nuovo a sé, "Tu invece che faresti?".
"Andrei a vive 'n campagna. Ma nun da 'ste parti, in Argentina. Me comprerei 'na tenuta e me sistemerei, magari me prenderei pure quarche ape. Poi andrei in giro, tipo in Africa o in India o a Parigi. Vivrei der mio orto, ma proverei pure a fa' l'insegnante. Nun me so' mai piaciuti particolarmente i pupi, capimoce, però m'ha sempre affascinato 'sta cosa de pote' aiuta' er monno a esse' 'n posto migliore formanno 'e nove generazioni. Lo so, è 'na cosa scema".
"Invece non lo è affatto: sei stato un ottimo maestro per me!" esclamò il fiorentino interrompendolo.
"E, naturalmente, te vorrei co' me pe' sempre. Sai, diventa' vecchi insieme, lamentasse che li tempi nostri erano meglio".
"Quello lo stiamo già facendo, in un certo senso".
Il mantovano sorrise e si ridistese accanto a lui, sempre tenendogli ben stretta la mano nella sua. L'altro posò il capo sul suo petto e si accoccolò, iniziando a giocare con uno dei bottoni della camicia del suo compagno, mentre questo passava le dita tra i capelli che sbucavano dal berretto rosso.
"Ma perché c'hai 'a fissa dei cappelli?" domandò il poeta latino.
"Non lo so, mi sono sempre piaciuti. E perché tu ti ostini a metterti le camicie con quaranta gradi all'ombra?".
"So' comode e mica fa così caldo!".
"Su da noi c'è l'aria condizionata a palla tutto il tempo".
"Noi 'nvece c'avemo er termocamino gratis" commentò sarcastico Virgilio.
"Allora sei più abituato al caldo di me" concluse Dante ridacchiando.
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Il mio Paradiso sei tu - Dantilio
FanfictionVirgilio e Dante non si vedono ormai da quasi ottocento anni e il loro umore decisamente poco allegro sta creando problemi sia all'Inferno sia in Paradiso. Il Boss è consapevole di tutto ciò, ma ha un problema più grande da risolvere: sulla Terra se...