Capitolo XXIII

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"E mi sa che sono nato nell'epoca sbagliata: adoro questo fantasy!" commentò Dante ammirando con occhi pieni di gioia la miniatura di un drago.

"Te c'hai vissuto nell'epoca der fantasy" lo corresse Virgilio, bonario per non fargli perdere tutto quell'entusiasmo.

Quando aveva letto sulla lista del Boss la voce "fiera del fumetto - perché sono tutti in fissa?", all'inizio il poeta latino non aveva ben capito cosa ci fosse di così importante in un mercato per perderci un'intera giornata, ma, a quanto pareva, gli uomini del terzo millennio avevano un concetto molto diverso di fiera rispetto a quelli dei suoi tempi. Così si erano ritrovati a dover sgomitare in una folla di gente che andava in visibilio per mondi che non esistevano e per personaggi che vivevano solo nei libri, al massimo su uno schermo. In fondo in fondo sapeva cosa si provasse, lui stesso aveva sognato l'Arcadia per anni, ma mai sarebbe giunto al punto di travestirsi da pastore per il solo gusto di farlo. Il fiorentino, invece, in principio si era sentito un po' spaesato in mezzo a tutto quel caos allegro e alle troppe cose da vedere lì intorno, ma  ben presto aveva cominciato ad avvertire come la sensazione di trovarsi a casa. Grazie ad Uriel era rimasto un minimo aggiornato sulla letteratura e aveva assistito con curioso interesse alla nascita di quel fandom di cui ormai si iniziava a sentir parlare anche in Paradiso, tuttavia non aveva compreso fin a quel momento la portata di questo nuovo fenomeno culturale. Quelle persone vestite come i loro personaggi preferiti gli erano sembrate un po' bizzarre in un primo momento, ma doveva ammettere che anche lui sarebbe stato capace di qualcosa di simile.

I due si fecero largo tra ragazze con rune sulle braccia, ragazzi in tute rosse, supereroi, cavalieri, stregoni e creature magiche, cercando di non rimanere bloccati né tantomeno urtare nessuno, il che era un'impresa piuttosto ardua.

"Qual è la tua casata?" chiese all'improvviso il fiorentino.

"Che vor di'?" domandò l'altro confuso.

"Harry Potter? Hogwarts?", cominciò il sommo poeta osservando lo sguardo perso del suo amato, "In pratica in questa storia c'è una scuola e gli studenti vengono smistati in delle casate in base alle loro qualità. Io sono Tassorosso perché sono leale, onesto e un gran lavoratore. O almeno così mi ha detto Uriel".

"Io nun so la mia" rispose il mantovano ancora non del tutto convinto.

"Credo che staresti bene in Grifondoro", ragionò ad alta voce il suo compagno.

"Me fido, me fido" sorrise la guida guardando con quale impegno l'altro stesse pensando.

Lo prese per mano e continuarono ad osservare sbigottiti il prodotto della mente di centinaia di scrittori, fumettisti e sceneggiatori e l'importanza che questi sembravano avere per le persone del ventunesimo secolo. Per un istante Virgilio credete di essere impazzito e di aver visto nella calca una cuffietta rossa sormontata da una corona di alloro, ma Dante era proprio lì accanto a lui in abiti moderni.

"Duce mio, perché c'è un altro me?" domandò alla fine il fiorentino.

"Allora nun so io che l'ho immaginato!" esclamò ancora più sorpreso il mantovano.

"Io direi di andarci a parlare".

"E se attiremo l'attenzione? Quello te potrebbe riconosce'!".

"Ma no!", lo rassicurò il sommo poeta quasi trascinandolo.

Mai nella sua vita avrebbe pensato di incontrare qualcuno vestito appositamente come lui: la tunica rossa era proprio uguale a una delle tante che portava di solito, perfino il berretto era simile, solo il naso era troppo piccolo, altrimenti lo avrebbe scambiato per un suo gemello.

"Ciao, bel costume!" esordì il vero Dante un po' in imbarazzo.

Virgilio guardava ora l'uno ora l'altro e non poté fare a meno di pensare che i suoi amici, se fossero stati lì, avrebbero sicuramente fatto qualche battuta di pessimo gusto a sfondo sessuale.

"Oh, grazie. Fan di Dante anche tu?" gli chiese l'altro.

"Oh, grandissimo" commentò ironica la guida.

"Con chi lo shippi?" domandò con vivo interesse il ragazzo.

"Come scusa?".

"Con chi lo shippi? Io credo che avesse una celebrity crush assurda per Virgilio, sono troppo cute insieme! Poi quando si tengono per mano e robe simili io non ce la faccio a credere che sia solo il duca suo! E Beatrice se ne stesse in Paradiso!" esclamò entusiasta.

"Eh c'hai ragione" si lasciò sfuggire il mantovano sorridendo.

Il sommo poeta rimase sconvolto: come era possibile che qualcuno avesse letto nei suoi versi un amore che, al tempo, nemmeno era consapevole di provare? Le sue emozioni erano davvero così palesi a tutti tranne che a se stesso?

"Se siete interessati scrivo fanfiction su Wattpad sulla Dantilio e..."

"Ah, no, nun semo fan de 'ste cose" tagliò corto Virgilio arrossendo in volto.

Sebbene non sapesse praticamente nulla del fandom, tuttavia era perfettamente a conoscenza dell'esistenza delle fanfiction: una volta, infatti, nella disperata speranza di farlo stare un po' meglio, Orazio e Cicerone gli avevano parlato di una ragazza da poco scesa nel Limbo e che si proclamava grande shippatrice della Dantilio. Allora era ancora all'oscuro di tutto e aveva provato ad assecondare le suppliche insistenti dei suo amici, ma era bastato scoprire quale fosse il contenuto di quei racconti per provare un profondo senso di vergogna e di violazione.

Dante posò lo sguardo su di lui e lo osservò con aria interrogativa, non riuscendo a capire il motivo di quell'improvviso turbamento.

"Fa niente. Ci si vede" si congedò il ragazzo sentendosi a disagio.

"Ma perché questa reazione?" chiese spiegazioni il fiorentino.

"Fidate, nun 'o voi sape'", disse il mantovano con fare sbrigativo e un po' brusco, "Ora 'namo che me sa che qualcuno ecco fa li maritozzi co' 'a panna".

"E quindi?" domandò confuso l'uno.

"E quinni c'ho voglia de maritozzo co' 'a panna" rispose l'altro riprendendo a farsi strada tra la gente.

"Ma cos'è un maritozzo?".

"'a cosa più bona der monno dopo 'a pizza e 'a carbonara" concluse il maestro sperando che il suo amato non tirasse più fuori il discorso.

Il mio Paradiso sei tu - DantilioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora