Erano ormai passati ottocento anni dal loro viaggio e Virgilio non si era ancora abituato all'assenza di Dante. Per quanto in quei pochi giorni avesse imprecato più che in tutta la sua esistenza, sebbene fargli da babysitter gli avesse causato non poche preoccupazioni, Virgilio tuttavia sentiva fortemente la mancanza di quel fiorentino adorabilmente stupido e ingenuo. Il poeta si ritrovava, quindi, a passare intere settimane sdraiato sul divano a leggere la Divina Commedia, così da rivivere nella sua mente quei momenti che lo avevano inaspettatamente segnato nel profondo. Egli era, in sostanza, caduto in uno stato al limite della depressione e il suo umore nero lo rendeva sgradito alle altre anime del Limbo.
Orazio, Cicerone e Marzia, gli unici ad essergli rimasti accanto anche dopo secoli di malinconia e crisi esistenziali, avevano provato in tutti i modi a risollevare il suo morale e a fargli dimenticare Dante, ma niente aveva funzionato.
"Nessuno è come lui", diceva spesso il mantovano, "sarà pure mezzo deficiente e propio imbranato, ma c'ha 'ca cosa che m''o renne così caro...".
"Er Limbo è pieno de tizi", cercava di rincuorarlo Orazio, "vedrai che te rimetterai in pista e farai strage de cori".
"No, Ora'", rispondeva, "come quello non ce ne stanno!".
"Ma cos'ha 'sto tipo de speciale?" gli chiese una volta Cicerone.
"Ma che ne so! Er modo in cui me s'avvicinava quanno se stava a caga' sotto, gli sguardi che me lanciava quanno non ce stava a capi' 'na mazza...".
Marzia era molto preoccupata per il suo amico e le piangeva il cuore a vederlo sempre così triste e mogio. Lei più di tutti poteva comprenderlo: suo marito, Catone l'Uticense, era relegato ad accogliere le anime alla dogana del Purgatorio e si era rassegnata al fatto che lui, ormai, non pensava più a lei. Sapeva, però, che la sua situazione era diversa: in cuor suo sapeva che Dante non lo aveva dimenticato, ma Virgilio, al contrario, credeva che il suo amato se la stesse spassando in Paradiso con Beatrice, che era divenuta una poco di buono ai suoi occhi dopo aver letto di come aveva bullizzato Dante nel Paradiso.
"Ma anche te lo prennevi in giro, Virgi'", gli fece notare una volta Orazio.
"Ma è diverso, io mica lo facevo co' cattiveria!" rispose l'altro.
Ad ogni modo, la situazione era ormai diventata insostenibile e Marzia decise di fare qualcosa.
"Non ce la faccio più a vedello così, raga" disse a Cicerone e Orazio, "la cosa ecco ce sta a sfuggi' de mano: dovemo fa' 'ca cosa!".
"Grazie ar cavolo, Ma'", le rispose Orazio, "ma cosa?".
"Chiamiamo Beatrice" propose la matrona.
"Sì, va be, e che le dimo? Che Virgilio è depresso? Che volemo organizza un festino? Cosa, Ma'?" obbiettò Cicerone.
"Cicero', 'ca cosa tocca falla!" esclamò Marzia.
"C''o so, ma c''o sai che quella..." borbottò Cicerone prima di essere interrotto da Orazio.
"Che quella c'ha er telefono solo pe' bellezza".
"Tenta' non nuoce, raga" disse Marzia.
"Eh tentamo, che te devo di'?" sospirò Cicerone.
"Ma che le dimo?" chiede Orazio.
"Ce penso io", rispose lei, "basta che me date er cellulare de Virgilio".
"Boni tutti: chi è che lo va a pijia'? Se quello se ne accorge ce ammazza tutti" domandò Cicerone preoccupato.
"Ma quanno, che quello sta sempre a piagne' e er cellulare lo lassa sempre sul comodino!" lo schernì Orazio.
"Allora vacce te!" esclamò l'oratore.
"E ce vado io, che problema ce sta?" disse l'altro allontanandosi.
"Ma poi che è sta cosa che er cellulare lo può tene' solo chi dice er Grande Capo..." commentò Cicerone.
"Lassa perde, vah" sbuffò Marzia.
"So' vivo, guarda Marcoli'!" esclamò Orazio tornando con il cellulare di Virgilio in mano.
"Sì, va be. Chi chiama?" chiese l'oratore.
"Chiamo io che voi co' le donne non ce sapete fa" rispose Marzia strappando il telefono dalle mani del poeta.
La matrona non aveva mai usato un tale aggeggio futuristico, ma pensò che, in fondo, se lo sapeva usare Virgilio, allora poteva farcela anche lei. Infatti non ci mise molto a trovare in rubrica il numero di Beatrice e chiamarla.
"Sta a squilla'" disse.
"Metti er coso che ce fa senti' pure a noi?" chiese Cicerone.
"Raga, se fate casino ve scrocio" li ammonì Marzia prima di mettere il vivavoce.
"Ehi Virgy, non ci crederai mai, ma..." rispose una voce squillante ed infantile dall'altra parte della linea.
"Virgy..." ripeté Orazio facendole il verso.
"Questo glielo rinfacciamo pe' l'eternità" commentò Cicerone divertito.
"Non so' Virgilio, so' Marzia" disse fulminando i due con lo sguardo.
"Marzia Marzia? La moglie dell'Uticense?".
"Sì, so' io. Che te disturbo?".
"No, no, ma perché hai il cellulare di Virgy. Il Boss non vuole che...".
"Sì, lo so, ma te devo parla' de lui con 'na certa urgenza".
"Che è successo a Virgy? Sta bene?" le domandò con ansia.
"Beatri', è depresso perché gli manca Dante: sta tutto er giorno buttato sur divano a legge la Divina Commedia e le altre opere de quel tipo, non scherza più, non parla più se no de Dante e...".
"Grazie al cielo!" esclamò Beatrice.
"Come scusa?" domandò basita Marzia.
"Pure Dante è depresso. Tu non hai idea del casino che sta succedendo: un'anima depressa in Paradiso! Non si era mai sentita una cosa del genere! All'inizio credevo che fosse a causa mia perché siamo in due cieli diversi...".
"Umilissima la tipa me dicono" sfuggì ad Orazio.
"Ma poi le voci hanno iniziato a dire che parla al maschile e del suo duce e roba del genere, quindi ho fatto due più due e ho capito che si riferisce a Virgy. Lo volevo proprio chiamare per tastare un po' il terreno prima di agire, giusto per capire se...".
"Se Dante è ricambiato".
"Esattamente! Non puoi capire quanto io sia sollevata!".
"Sì, okay, ma che volemo fa'? Tocca trova' un modo pe' falli vede'" la richiamò alla realtà Marzia.
"Ho in mente un mezzo piano".
"Spara".
"Pensavo di corrompere Gabry e far ottenere ai due piccioncini un po' di tempo da soli".
"Okay, ma come?".
"Non lo so, mi inventerò qualcosa, lo faccio sempre! Posso contare sul tuo aiuto in caso di necessità?".
"Ovviamente, Beatri'!".
"Speriamo bene, mi dispiace troppo per quei due. Ti aggiorno non appena riesco a mettere in moto qualcosa, un paio d'ore al massimo".
"Okay grazie".
"Figurati! Ci sentiamo!".
"Ciao".
"Ciao".
Marzia attaccò e sospirò.
"Poteva anna' molto peggio!" commentò Cicerone soddisfatto.
"Ma ce potemo fida' de sta tipa?" chiese Orazio.
"Non c'avemo altra scelta" rispose la matrona.
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Il mio Paradiso sei tu - Dantilio
Fiksi PenggemarVirgilio e Dante non si vedono ormai da quasi ottocento anni e il loro umore decisamente poco allegro sta creando problemi sia all'Inferno sia in Paradiso. Il Boss è consapevole di tutto ciò, ma ha un problema più grande da risolvere: sulla Terra se...