Capitolo XVIII

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L'aggressione a Dante e Virgilio aveva davvero provocato scompiglio nei cieli: tutte le anime che li conoscevano e, soprattutto, quelle che avevano avuto uno sconto di pena grazie al fiorentino si erano radunate nel secondo cielo e pregavano incessantemente per la sua salvezza. Perfino Santa Lucia, che aveva sempre avuto un debole per lui, organizzò una seduta di preghiera di gruppo nella Candida Rosa e Stazio, che ricordava sempre con grandissimo piacere le ore passate con quei due nel Purgatorio, andava in giro per il Paradiso per convincere quante più anime possibili ad unirsi al coro degli oranti. Nel giro di qualche ora, il tempo che dall'Empireo la notizia trapelasse nell'aldilà, si era smesso di lodare e glorificare Dio e l'unica cosa importante era diventata salvare il sommo poeta.

Il Boss, dal canto suo, non aveva dato nessuna disposizione in merito e aveva continuato a lavorare tranquillamente, come se la sua missione non stesse per andare a monte. Così era toccato agli arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele, prendere in mano la situazione, cercare di calmare gli animi e riportare l'ordine: Gabriele aveva subito mandato Raffaele e Michele sulla Terra, nella speranza che le loro conoscenze di medicina angelica e consolazione umana potessero aiutarli, aveva chiesto a Uriel di riferire a tutti gli angeli a disposizione di sorvegliare meglio le anime del Purgatorio e a Remiel di cercare di capire quali fossero i piani del Grande Capo.

"Gabriele, il Purgatorio è un delirio: quelli che hanno incontrato Dante hanno smesso di purificarsi per pregare per lui e fanno lo stesso anche quelli che ammirano il suo lavoro! Non ci sono così tante creature celesti in quel regno da quando Lutero ha messo in crisi il mercato delle indulgenze!" esclamò Uriel di ritorno dal piano di sotto, ancora trafelato per aver volato il più veloce possibile.

"Tanto è solo per una notte, i ranghi reggeranno. I "ranghi"! Parlo come Michele, diamine! Sembra che Lucifero abbia organizzato un'altra ribellione!" commentò l'altro esasperato.

"Degli altri si hanno notizie?".

"Non ancora, ma credo che Dante sia messo molto peggio di quanto pensassimo".

I fratelli iniziarono a discutere sul da farsi, visto che le cose stavano precipitando e l'ordine dell'universo era di nuovo in pericolo dopo millenni, ma tutto quello che veniva loro in mente non avrebbe limitato i danni per molto.

"Gabry! Gabry!" lo chiamò una voce infantile.

"Dimmi che non è lei, mi ci manca solo quella" disse speranzoso Gabriele.

"Ciao, Bea. Io volo via" si dileguò Uriel ridacchiando.

"Se lo prendo, la prossima volta lo spenno" pensò seccato l'arcangelo.

"Gabry, mi devi assolutamente ascoltare!" cercò di attirare di nuovo la sua attenzione la beata.

"Non è proprio il momento, fidati" tentò di sbolognarla.

Beatrice gli si parò davanti spalancando le braccia e urlò: "Gabry, è urgente!".

Gabriele dispiegò le ali e volò sopra la sua testa, per poi atterrare alle sue spalle.

"Di sotto lo sanno di Dante e Virgilio?" chiese disperata e indispettita.

"Certo che lo sanno! Ho tutti gli angeli schierati in Purgatorio! Ora devo proprio...".

"Intendo nell'Inferno! Non ci sono angeli lì, la voce potrebbe non essere arrivata!".

"E quindi? Dove vuoi arrivare?".

"Virgy rischia di tornare di sotto nel Limbo più depresso che mai e i suoi amici potrebbero non saperlo! Chi lo consolerà? Chi baderà a lui dopo che ha visto Dante morirgli sotto agli occhi?".

L'angelo odiava ammetterlo, ma Beatrice aveva ragione: bisognava informare al più presto gli spiriti magni.

"Ho già scritto un biglietto per Marzia, ho solo bisogno che qualcuno glielo porti" concluse la beata porgendogli un foglietto di carta.

Gabriele glielo strappò dalle mani e spiccò il volo per l'Inferno.

"E fu così che presi 'n palo da Giovenzio" finì di raccontare Catullo tra una risata e l'altra.

"Certo che noi c'avemo 'na sfiga co' l'amore! Ve ricordate de Alessi?" chiese Mecenate dando una forte pacca sulla spalla al poeta neoterico.

"Mado' che ricordi! Me toccava porta' Virgilio pe' bettole pe' nun fallo deprime'!" rispose Orazio nostalgico.

L'atmosfera più allegra del solito che regnava tra gli spiriti magni fu bruscamente interrotta dall'arrivo di Gabriele, che accecò tutti come al solito con il suo splendore angelico.

"Ohi, Gabrie'! Che nuove porti?" domandò Cicerone preoccupato.

"Marzia, questo te lo manda Beatrice. Devo scappare: leggete e capirete" spiegò velocemente Gabriele consegnando il biglietto e volando subito via.

Carissima Marzia,

Dante e Virgy sono stati aggrediti da dei scapestrati ubriachi: Virgy sembra che non si è fatto quasi niente, ma Dante è in serio pericolo di vita. Se morirà, torneranno entrambi nell'aldilà, come d'accordo. Credo che Virgy sia a pezzi e che lo sarà ancora di più se Dante dovesse morirgli davanti. Non so dirti di più. Qui stanno pregando tutti, fate il tifo anche voi, in qualche modo. Se le cose andranno male, a Dante proverò a pensarci io, ma dovrete pensarci voi a Virgy. Vi terrò aggiornati.

Con speranza,

Beatrice

"Porco Crono!" imprecò Mecenate buttandosi sul triclinio.

"Cazzo! Cazzo! Cazzo!" esclamò Orazio iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza.

"Starà 'na merda!" commentò Cicerone, che aveva visto morire più di una persona cara e sapeva cosa si provasse nel sentirsi impotenti davanti ad uno spettacolo del genere.

"Che cazzo famo?" chiese Catullo giocando nervosamente con un ricciolo.

"Nun potemo fa' 'n cazzo!" rispose brusco Orazio.

"Se torna ecco famo i comprensivi. Però come lo confortamo?" domandò Mecenate.

"Nun lo potemo conforta'! Avemo toppato prima de 'sta storia co' Alessi e co' er piagnisteo dopo er viaggio de sopra, sicuro topperemo pure mo! E sarà pure peggio!" commentò Orazio pessimista.

"Mica potemo sta' così!" si oppose Marzia.

"E che famo, Ma'? Semo anime dannate, già è 'n miracolo se se so' ricordati de noi! Nun ce se fila nessuno, semo inutili!" gridò esasperato Mecenate.

La matrona sospirò sconfortata, conoscendo fin troppo bene cosa significasse perdere la persona che si ama di più al mondo. Cercò di pensare ad un piano, a qualsiasi cosa potesse essere utile, ma non era possibile con quattro persone che urlavano e schiamazzavano come le oche del Campidoglio. Così si ritirò in camera sua e si buttò sul letto, sperando che le venisse un'idea. Pensò e pensò, ma nulla: l'unica cosa che riusciva a trovare era la più stupida di tutte. 

"Tentar non nuoce" si disse mettendosi a sedere.

"Ave, Boss. Nun so se me poi senti'", iniziò a pregare sottovoce, "Nun so manco se te metti a senti' quelli che stanno ecco. So' Marzia, 'a moglie dell'Uticense, quello che sta 'a dogana der Purgatorio. Nun so molto pratica de 'ste cose, a li tempi mia bastava sacrifica' 'na capra e stavi tranquilla. Comunque, te prego, sarva Dante. L'hai mannato de sopra pe' aiutatte co' li vivi, nun fallo torna' prima dai morti. Virgilio ne soffrirebbe troppo. Già che nun se lo può fa' è 'n problema, ma quello è sveglio e avrà già superato 'st'impiccio. Però è sensibile, pure se fa tanto er duro. Ha sofferto molto, nun fallo soffri' de più. Sarà pure 'n'anima dannata come me, ma se merita 'n po' de felicità. Quinni, te prego, te supplico, vedi che poi fa' pe' sarva Dante!".

Il mio Paradiso sei tu - DantilioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora