Capitolo XV

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"Mi parli ancora di suo padre" gli disse lo psicologo con un rapido gesto della mano.

Virgilio se ne stava sdraiato su un divanetto di pelle nera, guardando il soffitto e con le mani sotto la testa a mo' di cuscino. Mentalmente stava maledicendo Gabriele in continuazione, sia in romanaccio sia in latino: se avesse saputo che avrebbe dovuto parlare delle sue emozioni con un estraneo, non sarebbe di certo andato in quello studio a sprecare il suo preziosissimo tempo.

"Oh beh, era severo e se aspettava sempre molto da me. Voleva che frequentassi 'e migliori scole, 'e migliori compagnie. Voleva che diventassi avvocato, pure se volevo fa' tutt'altro. Nun m'è mai piaciuto parla' davanti alla gente, però no, io dovevo tene' le arringhe in tribunale! 'Na volta m'ha costretto a tene' 'na specie de discorso 'n pubblico, nun me ricordo pe' cosa, e so' stato cinque minuti zitto e immobile, co' tutti che me fissavano e i figli de li amici sua che sghignazzavano. S'è 'ncazzato quanno me so iscritto a lettere, se vergognava de su' figlio. Nun era uno sentimentale, anzi, se lamentava sempre se parlavo troppo delle emozioni mie, se piagnevo o robe del genere" raccontò il mantovano con voce malinconica.

"Per questo ha iniziato a reprimere le sue emozioni? Per far contento suo padre?".

"Nun reprimo le mie emozioni, me baso sulla logica: è diversa 'a cosa" lo corresse il poeta.

"Io credo, invece, che lei cerchi di reprimere le sue emozioni. Infatti è stato lei a dirmi che ha qualche difficoltà a dimostrare il suo affetto, persino con il suo compagno" obiettò il dottore.

Virgilio sospirò irritato, odiava quando qualcuno usava le sue stesse parole contro di lui, non poteva di certo smentire se stesso.

"Nun ce posso fa' niente, è più forte de me" ammise alla fine.

"Invece potrebbe lavorarci su, imparare ad abbassare le difese che si è creato da solo".

"Ce provo, ma è tosta".

"Lo so, mi creda, ma deve sforzarsi, oppure la sua emotività repressa la porterà a soffrire ancora più di quanto soffra adesso".

"Ma io nun soffro più", lo corresse di nuovo il mantovano, seccato da quell'uomo che pretendeva di poter conoscere meglio di lui i suoi sentimenti.

"Lei è frustrato, Virgilio, che lei lo voglia ammettere o no: stando a quanto mi ha detto, cerca in ogni modo di essere romantico e dolce con il suo compagno, ma non sa mai se quello che fa è abbastanza. E questo porta ai problemi di autostima a cui accennava prima".

"Io nun ho accennato a niente" sbottò scortesemente aggrottando le sopracciglia.

"Invece sì: mi riferisco ai suoi dubbi riguardo alla sua relazione" disse l'uno rileggendo gli appunti presi.

"Ah, quelli" sbuffò l'altro storcendo il naso.

Entrambi rimasero in silenzio, Virgilio non sapeva bene se ne voleva davvero parlare, se voleva davvero aprirsi con un perfetto sconosciuto e lasciargli libero accesso ai suoi pensieri più profondi, quelli che non aveva mai osato condividere con nessuno. Ci pensò un po' su, soppesando i pro e i contro di quell'azzardo, e infine, dopo aver maledetto Gabriele altre mille volte, decise di abbassare la guardia, almeno per il momento.

"Er fatto è che semo persone molto diverse. Lui è sempre così entusiasta, vole sempre scopri' cose nove, c'ha 'na fiducia sconfinata n''a gente ed è candido e innocente come 'n ragazzino: ce sta sempre luce do' sta lui. De solito 'ste cose spariscono cor tempo, ma lui continua ad esse' puro come 'n dodicenne. Lui è puro, nun so come spiegallo. Io so più pratico, so' più brutale 'n certe cose e capita che so' veramente sgradevole co' 'a gente. A volte me sembra de... No, va beh, è 'na cazzata".

Il mio Paradiso sei tu - DantilioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora