"T''a sei messa 'a crema?" chiese per l'ennesima volta Virgilio.
"Sì, duce mio" sospirò Dante rassegnato.
"Guarda che 'o dico pe' er bene tuo, se no stanotte so' cazzi amari e nun dormi" brontolò l'altro sistemandosi la bandana sulla testa.
Le temperature si erano finalmente alzate e il caldo afoso si appiccicava addosso alla pelle, rendendo fastidiosa l'arsura cittadina. La guida, conoscendo piuttosto bene l'afa romana, colse l'occasione al volo e portò il suo amato in piscina. Ad essere sincero, gli mancava molto andare alle terme con Orazio e non fare altro che rilassarsi prima di dover partecipare ad una delle cene da cento invitati di Mecenate e sperava di poter vivere qualcosa di simile con Dante.
Trovare un'ombrellone e dei lettini non era stata poi una grande impresa e il sole non picchiava molto, ma il mantovano, memore degli eventi di Megara, voleva ugualmente assicurarsi di aver preso tutte le precauzioni del caso.
"Come mai ci sono così tanti bambini?" domandò il fiorentino, visto che credeva che, in un posto in cui la gente andava in giro mezza nuda, non fosse consentito entrare ai fanciulli.
"Perché fa caldo e i genitori lavorano, quinni mannano i pupi ai centri estivi pe' levasseli de mezzo. E poi so' abituati a certi livelli de' nudità, nun ce se sconvolge più pe' 'na caviglia come ai tempi nostri" spiegò il maestro.
"Ma cosa sono i centri estivi?".
"So tipo 'e scole, però se fanno d'estate e nun se studia".
"Sembra una cosa molto divertente" commentò il sommo poeta.
"Palla!" gridò un bambino con il costume azzurro prima che l'oggetto in questione colpisse l'ombrellone dei due.
"Ci scusi! Ci scusi!" esclamò agitando le manine una ragazzina che era corsa a riprendersi il giocattolo.
"Non ti preoccupare" la rassicurò Dante sorridendo bonario.
I bambini si allontanarono continuando a schiamazzare e i due poeti si sdraiarono sui loro lettini per prendere un po' di sole, secondo la moda del terzo millennio. Stando a quanto si diceva nell'aldilà, era meglio evitare di buttarsi in acqua dopo mangiato, anche se Virgilio ricordava di certi bagni al mare fatti dopo una scorpacciata di farro e costolette di agnello.
"Famo er bagno, che so' già 'e dieci e poi nun ce bagnamo più".
"Ma non è presto?" chiese il fiorentino dubbioso.
"So' passate du' ore dar caffè, nun ce po mica pija 'na congestione" rispose il mantovano togliendosi la bandana.
"Ma non è fredda?" domandò ancora il poeta indicando l'acqua.
L'altro prese la rincorsa, si tuffò e scomparve tra gli schizzi, per poi risalire in superficie proprio davanti al suo amato, che era ancora restio. In effetti, non era molto a suo agio in quel posto: in quanto uomo medievale, non era affatto abituato a vedere troppi centimetri di pelle tutti insieme e si sentiva piuttosto a disagio in mezzo a tutta quella gente mezza nuda.
"E be entra! Daje che è tiepida!" lo incoraggiò iniziando a nuotare.
"Sicuro? Non devo entrare poco per volta o qualcosa di simile?" esitò guardando due vecchiette che erano ferme da un pezzo con l'acqua ai polpacci.
"Dante, entra e basta!", esclamò Virgilio sorridendo, "Tanto ce sto io!".
Il sommo poeta sospirò, si fece coraggio e, tappandosi il naso, si tuffò. L'acqua, in fondo, non era poi così fredda, ma aveva un odore strano che non lo convinceva molto.
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Il mio Paradiso sei tu - Dantilio
FanfictionVirgilio e Dante non si vedono ormai da quasi ottocento anni e il loro umore decisamente poco allegro sta creando problemi sia all'Inferno sia in Paradiso. Il Boss è consapevole di tutto ciò, ma ha un problema più grande da risolvere: sulla Terra se...