19 - Alec

227 14 5
                                    

Sono già passati tre giorni da quando ho tenuto Mia tra le braccia per quella che mi è parsa un'eternità. Fortunatamente si è addormentata non appena ha esaurito tutte le sue lacrime e non si è più svegliata. 

Fisso il soffitto  e stringo gli occhi per ignorare la luce del sole che filtra dalle tapparelle non completamente abbassate. Sono esausto. 

Gli allenamenti alla Juventus sono molto più tosti rispetto a quelli a cui ero abituato e la costante preoccupazione per Mia mi sta davvero sfinendo. Ad ora non abbiamo notizie dall'avvocato e spero che la denuncia non finisca in un nulla di fatto. Quello stronzo deve ritirare le cose che ha detto. Tutte.

Sia io che Daniel siamo più che motivati a risolverla per conto nostro, ma non sarebbe giusto nei confronti della ragazza che amo e della decisione che ha preso. 

L'ho ammirata. Tanto. Come sempre. Lei e il suo carisma, la sua forza di volontà quasi inumana. Mi giro sul fianco a guardarla e le scosto una ciocca di capelli biondi dalla fronte, poi ci deposito un leggero bacio prima di decidermi ad alzarmi. La osservo un'ultima volta, la pancia che ora non può più nascondere, visto che è al sesto mese. È bellissima, con la camicia da notte di raso che le è risalita sulle cosce durante la notte. 

Trattengo il fiato e lascio la stanza. Raggiungo la cucina nell'esatto istante in cui sento qualcuno trafficare con le chiavi nella serratura.

Jonathan.

Preparo due caffè e metto alcune fette di pane a tostare.

<<'Giorno fratello>> mi saluta assonnato John mentre abbandona la valigia all'ingresso. Si trascina al bancone e io lo osservo con un sopracciglio alzato, lo sguardo volutamente divertito.

<<Che c'è?>> sbotta lui.

Alzo le mani in segno di resa e mi volto per riempire le tazzine.

<<Niente, sembri uno straccio. Cosa diavolo hai fatto ieri sera?>>

<<Non lo so>> mugugna lui mentre beve un sorso di caffè nero. 

Al mio sguardo interrogativo si affretta a rispondere, non prima di aver alzato teatralmente gli occhi al cielo.

<<Non me lo ricordo, va bene?>> Scoppio a ridere e trangugio il caffè in un sorso solo, ricordandomi distrattamente di quando anche io facevo certe bravate. Sembra passata una vita, in realtà non è così tanto; solo da quando ho incontrato Mia. Sorrido appena ed inizio ad apparecchiare per evitare che John mi faccia domande. 

<<Allora... Cosa dobbiamo fare stasera?>> si informa dopo qualche attimo di silenzio. 

<<Niente di particolare. Hanno vinto una serata qui. Il catering si occuperò della cena, tu di intrattenere la serata. Fine.>>

<<Perché proprio io?>> ribatte stizzito lui sbattendo i palmi sul bancone della cucina.

<<Perché hai la lingua lunga, fratello.>> Gli strizzo l'occhio e, per tutta risposta, mi rivolge uno dei suoi sguardi minacciosi che non mi intimidiscono per niente. 

Veniamo interrotti da Mia che fa il suo scenografico ingresso nel salone. Indossa un abito lungo sulle tonalità del verde che fa molto autunno e ha i capelli raccolti in una treccia laterale. 

Prima che possa dirle qualcosa, lei corre in direzione di mio fratello che la prende al volo nell'esatto istante in cui lei si lancia su di lui. Fingo un conato e sparecchio il tavolo per infilare tutto in lavastoviglie.

<<Meno male che sarai qui stasera! Sarà tutto molto meno imbarazzante.>>

<<È un piacere, piccola.>>

A Corner Love - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora