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La legge di Murphy, tra le altre cose, cita: "Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andare male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto."

Ho cercato di prevedere gli scenari peggiori per questa serata ed ho provato a porvi rimedio anticipatamente: il catering per evitare gaffe con il cibo, Emery e Jonathan per evitare momenti di silenzio imbarazzante, un vestito nuovo per evitare di sentirmi ulteriormente in imbarazzo e potrei continuare ancora.

Ma ecco qui il mio "quinto". È proprio qui, davanti ai miei occhi che sento congelati all'interno delle orbite insieme a tutto il resto del corpo. Non riesco a muovere un muscolo, sono paralizzata mentre i ricordi si impossessano della mia mente. Sono ricordi che ho disperatamente cercato di seppellire per anni, e c'ero anche riuscita; fino ad ora. Reprimo un conato mentre mi rendo conto di ciò che sta realmente accadendo. Sono in una bolla, le persone che mi circondano mi stanno dicendo qualcosa, ma io non ho idea di che cosa sia.

I quattro ragazzi accanto alla piscina mi guardano esterrefatti, i volti pallidi e sudati, probabilmente per colpa del mio sguardo di fuoco. Qualcuno mi tocca la spalla scuotendomi appena, e quel gesto semplice basta per riportarmi sull'orlo della realtà, perché arriva da qualcuno che mi vuole bene e che è preoccupato per me.

<<Piccola, che succede?>> È la voce di Jonathan, carica d'ansia e preoccupazione.

Devo aver urlato, son sicura di aver urlato qualcosa, ma non ricordo bene cos'ho detto. Gliel'ho già chiesto di andarsene? Credo di sì. E allora perché sono ancora tutti e quattro lì impalati con le bocche aperte?

Vedo un bicchiere cadere e frantumarsi sul terreno, il ghiaccio si sparge in giro insieme al liquido ambrato.

Un angolo del mio cervello sta costantemente controllando la reazione dei bambini; sono incinta, non me lo dimentico mai, e mi preoccupo dell'effetto che le mie emozioni esagerate hanno su di loro. Ma sono immobili, probabilmente spaventati anche loro dalla mia reazione.

Ho esagerato? Assolutamente no. Decisamente no.

<<Non ve lo ripeterò un'altra volta. Vi voglio fuori da casa mia>> sibilo, sto davvero perdendo la pazienza. Sento che i miei muscoli si stanno risvegliando da quello stato di trance e sono pronta a scattare come una pantera, colta da un'improvvisa ira che mi consuma e mi fa avere pensieri violenti e poco piacevoli.

<<Mia...>> comincia uno dei quattro, Gabriele, che è sempre stato quello leggermente più assennato.

<<Vi voglio fuori dai coglioni, Russo. Adesso>> ringhio rivolgendomi direttamente a lui sperando comprenda quanto la loro presenza mi disgusti e convinca gli altri a levare le tende.

<<Aspetta un attimo... Vi conoscete?>> chiede Jonathan che, ovviamente, ha colto il punto. Alec deve aver capito qualcosa perché è pietrificato accanto a me. Emery, dolce come sempre, è l'unica che ha il coraggio di toccarmi e si avvicina per intrecciare le dita alle mie. La sua stretta forte mi placa leggermente.

<<Abbiamo pagato questa serata. L'abbiamo vinta investendo i nostri soldi, non puoi cacciarci solo perché ti stiamo antipatici.>>

È stato lui a parlare. La sua voce mi dà ancora il voltastomaco dopo tutti questi anni. Proprio lui. Colui che mi ha rovinato la vita, ora è qui in casa mia e non se ne vuole andare perché ha pagato.

<<Come hai detto che ti chiami?>> chiede Alec, che fa qualche passo avanti e, non so perché, ma sembra più alto del suo metro e ottantanove.

Tutti e quattro arretrano mentre Alec avanza.

<<Ti ho chiesto come ti chiami>> ripete calmo, ma sento la rabbia dietro le sue parole pacate.

A Corner Love - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora