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Il sabato arriva in un lampo e Alec si sveglia all'alba per raggiungere i compagni sul pullman.

Rimasta sola, giro per casa annoiata e mi ritrovo in una delle due camere per i bambini. Quando le ho viste, il fiato mi si è mozzato in gola. Sono perfette e Alec ha pensato proprio a tutto. Accarezzo i tessuti e gli oggetti, finché il suono del campanello mi riporta alla realtà.

Riluttante, faccio entrare Carmen, la signora delle pulizie. Ho sempre amato farle io, ma Alec me lo vieta, almeno per il momento. Rimango fuori a leggere per non darle fastidio e, quando è ora di pranzo, mi preparo un toast per non occupare troppo la cucina. Sono le quattro quando mi lascia di nuovo sola e apro il portatile per rispondere a qualche mail di lavoro.

Ho selezionato una delle due location che mi aveva fornito l'agente immobiliare di Emmett e, in accordo con gli arredatori, ho già scelto le scrivanie, le poltrone della sala d'attesa e qualche quadro. Emmett vuole che ci sia anche una cucina perché, conoscendoci, sa che probabilmente salteremo qualche pausa pranzo e non vuole che moriamo di fame.

Il campanello suona di nuovo e, spazientita, abbandono la mia postazione per andare ad aprire.

<<Danny?>> esclamo incredula.

Gli butto le braccia al collo e una risata gli vibra nel petto, poi lo faccio entrare. Ha portato le birre – analcolica per me – e si butta sul divano mentre cerca il canale della partita. Quando lo trova, un primo piano di Alec riempie il megaschermo e, dopo averlo ammirato per qualche secondo, vado in cucina a preparare i popcorn.

Torno sul divano al momento del calcio d'inizio e, come previsto, Alec non è tra i titolari.

La Juventus conclude il primo tempo con due gol di vantaggio; visto il risultato, spero che Alec entri nel secondo.

Le mie speranze si concretizzano al settantaduesimo, quando Tenaci toglie Zelenko per Alec.

<<La Juventus sostituisce il numero undici, Zelenko, con il numero ventuno: Alexander Moore.>>

Mi tiro un po' più dritta contro lo schienale del divano mentre mi agito sempre di più. Alec con la maglia bianconera è una visione divina, non avevo ancora avuto l'onore.

<<Sta molto meglio con quei colori>> commento ad alta voce.

<<Concordo>> mi risponde Dan facendo scontrare il pugno col mio. Persa in quel gesto, mi spavento un po' quando Daniel urla.

<<Dai! Passagliela cazzo!>>

Mi giro verso la tivù giusto in tempo per vedere Lerici che trova un corridoio libero a metà campo e passa a Leroy. Davanti al difensore, esegue un paio di doppi passi, poi crossa a mezza altezza in mezzo all'area. Alec, proprio in quel punto, si coordina ed effettua un tiro a giro che gonfia in pieno la rete.

<<Sì!>> esulto saltando su dal divano insieme a Dan. Ci abbracciamo e mio fratello mi fa girare in cerchio, poi si ferma all'improvviso e mi piazza davanti alla televisione. Confusa, alzo lo sguardo e vedo Alec correre per il campo con il pallone sotto la maglia e la lettera "M" fatta con le dita.

Mi tappo la bocca con la mano mentre mi gusto quella scena, finché i suoi compagni lo raggiungono e lo atterrano.

NON. CI. CREDO.

<<<L'ha fatto davvero?>> chiedo a Dan con un filo di voce.

<<Temo proprio di sì>> mi risponde lui ridendo.

Senza staccare le mani dalla bocca, osservo il replay dell'esultanza, sempre più incredula.

Se per caso qualcuno non avesse letto i giornali, ora è chiaro a tutto il mondo del calcio: sono incinta.

Non so se essere lusingata per il gesto o arrabbiata, devo ancora deciderlo.

Dopo aver cenato e visto un film, mostro a Dan la camera degli ospiti, poi vado a dormire anche io. Non so quanto tempo passi prima di sentire il materasso muoversi sotto di me. Volto la testa lentamente e le labbra di Alec si posano sulle mie.

Okay, non sono arrabbiata.

Lo attiro a me e lo guardo dritto in quegli oceani blu.

<<Ti amo>> mormoro prima di tornare a baciarlo.

***

Il sole filtra dalla finestra lanciando tenui bagliori per la stanza. Alec è supino, con un braccio sull'addome e l'altro teso verso di me. Gli sfioro le dita ma mi interrompo quando vedo le sue palpebre fremere.

<<Ciao>> mi saluta con voce roca, sexy da morire.

Torno ad accarezzargli la mano, il braccio e risalgo fino alla spalla.

<<Cos'hai combinato ieri...>> lo ammonisco, ma il sorriso sulle mie labbra gli fa capire che non me la sono presa.

<<Ti è piaciuto? Sono stato indeciso fino all'ultimo, ma poi ho pensato che se vogliono parlare, allora che abbiano almeno un motivo...>>

Mi allungo per prendere il telefono e controllo le notizie, tenendo il telefono rivolto anche verso Alec per permettergli di leggere.

Inutile specificare che la foto è ovunque. Migliaia e migliaia di commenti, congratulazioni, domande di curiosi e non. Tiriamo un sospiro di rassegnazione e getto il telefono da un lato del letto.

<<Ci alziamo?>> chiedo, ho bisogno di distrarmi per evitare di pensarci. Alec annuisce appena e si trascina in bagno. Lo seguo, indosso i pantaloncini della tuta e vado diretta in cucina. Daniel arriva in quel momento e mi dà un leggero bacio in fronte prima di sistemarsi sullo sgabello vicino al bancone.

Il pomeriggio lo passiamo sulle sdraio a prendere il sole oppure immersi in piscina. Non ho mai visto mio fratello così rilassato e sono felice che si sia già lasciato alle spalle la brutta esperienza con mamma e papà.

Dopo cena sono costretta a salutarlo; domani deve lavorare e non può fermarsi un'altra notte.

Mi accoccolo sul divano con Alec e, più tardi, lo sento prendermi tra le braccia per portarmi a letto.

Apro una palpebra e gli sorrido appena mentre mi rannicchio contro il suo petto. Lui mi bacia i capelli e mi stringe a sé.

<<Dovrai imparare ad andare a letto da sola, baby. Non credo riuscirò a sollevarti quando non ti vedrai più i piedi>> commenta a bassa voce e lo sento sghignazzare. Per tutta risposta, gli sferro un pugno negli addominali con il solo risultato di farlo ridere ancora di più.


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