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La cena con Lucia è stata deliziosa e rilassante. Mi ha preparato la camomilla prima di tornare in camera e, incredibilmente, sono riuscita a dormire senza mai svegliarmi e senza brutti sogni. La mattina mi sveglio abbastanza riposata e felice ma, appena il mio cervello si mette in moto, tutti i ricordi mi colpiscono e vengo stesa come se fossi stata investita da un TIR. Le lacrime iniziano a sgorgare e, inconsolabile, singhiozzo con la testa in mezzo alle ginocchia. Le spalle scosse da convulsioni incontrollabili e il fiato corto mi impediscono persino di formulare un pensiero coerente. Lascio che il mio corpo e la mia mente si sfoghino, sperando che serva a qualcosa. 

Ci metto parecchi minuti a calmarmi e, quando riesco più o meno a respirare normalmente, mi alzo per concedermi una doccia rigenerante. Sono uno straccio, inutile specificarlo. Ho gli occhi rossi e gonfi, talmente tanto che si fatica a vedere il verde delle iridi. Mi trucco più del dovuto e mi faccio la piega, poi indosso un paio di jeans stretti e un maglione color crema. 

Okay, posso farcela.

Tiro un profondo respiro e accendo il telefono. Le notifiche piovono a raffica e mi si blocca due volte, così lo lancio sul materasso e lascio che anche lui, in qualche modo, si sfoghi del tutto. Quando sono uscita di corsa da casa, ieri, non avevo considerato che oggi sarei dovuta tornare ad una vita "normale".  Un'altra cosa a cui non avevo pensato era che, sparendo in quel modo, Alec avrebbe chiamato ogni nostro conoscente in vita nel vano tentativo di trovarmi a casa di qualcuno di loro. Scorgo i messaggi preoccupati di Daniel, Emmett, Jonathan, Emery e Clarissa. Rispondo loro in maniera concisa che sto bene, poi chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi per uscire da questa situazione folle. 

La suoneria del telefono irrompe prepotentemente nella mia testa e sbuffo prima di rispondere.

<<Vic? Dove cazzo sei?>> sbraita mio fratello dall'altro capo del telefono.

<<In un agriturismo fuori Torino>> rispondo in fretta io. Davvero non voglio che si preoccupi, desidero solo essere lasciata in pace, per una volta. Mi sento un'egoista? Sì, ma non posso farci niente. 

<<Mandami l'indirizzo>> ringhia.

Glielo comunico velocemente prima di riagganciare. Tiro un respiro profondo e chiamo Emery per chiederle di venire da me. Vorrei davvero ci fosse anche Clarissa, ma non voglio né che si preoccupi né che si faccia due ore di macchina per venire qui.

La mia collega e amica arriva meno di mezz'ora dopo.

<<Dov'eri finita, Mia?! Alec è disperato!>> tuona entrando come un tornado in camera mia. 

Io sono ancora rannicchiata sopra al piumone, con le ginocchia al petto e il mento appoggiato alle braccia incrociate. Quando incontra il mio sguardo, lascia cadere la borsa e si arrampica in fretta sul materasso.

<<Cos'è successo?>> sussurra mentre mi accarezza la guancia e i capelli. 

Respiro di nuovo, con calma, e cerco di trovare da qualche parte dentro di me la forza e il coraggio per raccontarle l'accaduto. Sono costretta a fermarmi più volte, perché il magone che mi attanaglia la gola mi impedisce di parlare in maniera fluida e controllata. 

Emery è paziente, mi tiene la mano e aspetta che io finisca. Quando lo faccio, però, il suo sguardo non è né triste né arrabbiato; direi, piuttosto, insospettito.

<<Che c'è?>> chiedo alzo gli occhi al cielo.

<<Non lo so, Mia. Tu sei proprio sicura di quello che hai sentito?>> indaga manco fosse Sherlock Holmes. Si è allontanata un po', è a gambe incrociata e giocherella con l'anello che porta sull'indice. 

A Corner Love - 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora