Capitolo 2

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- Sveglia dormigliona! -

Jenna entra in camera urlando e saltando sopra il letto. Le voglio bene ma fa quando così la butterei volentieri fuori dalla finestra.

- Che ore sono? -

Mi lamento, tirandomi le coperte fino a sopra la testa, per farle capire di lasciarmi dormire ancora un po'. Il lunedì mattina è sempre il più devastante, dopo un weekend di relax.

- È abbastanza tardi da non arrivare in tempo per le lezioni se non ti prepari subito e ti ricordo che la professoressa Adams vuole sentirti suonare il pianoforte questo pomeriggio -

Me ne ero completamente dimenticata.
Con un gesto veloce, mi tolgo il piumino da dosso e mi alzo ma, maldestra che sono, inciampo sulle lenzuola e cado sulla morbida moquette di camera mia.

- Stai attenta! Vieni, ti aiuto a vestirti -

Jenna mi aiuta a prepararmi e in poco tempo siamo già fuori casa.
I nostri genitori sono entrambi avvocati e lavorano più di quanto dovrebbero fare. Sono costantemente fuori, ma quando sono in casa ci danno tutta l'attenzione che due figlie si meritano. Forse anche troppa ma a me non disturba, anzi mi fa piacere perché così mi sento amata.

- Il bastone ce l'hai? -

Jenna si preoccupa sempre per me.

- Si, tranquilla, ho tutto. Raccontami com'è il tempo e come sono le persone -

Le chiedo mentre cerca nella borsa, dove ci sono i libri di scuola, a tastoni gli occhiali da sole, per poi tirarli fuori e indossarli.

Non esco mai senza, non voglio che gli altri vedano i miei occhi. Tenebrosi, da far paura perché tutti bianchi. Senza che nessuna emozione li attraversi, anzi si, una.. malinconia.

Cerco di sembrare una ragazza solare, piena di energie agli occhi di tutti, quando in realtà, dentro sono distrutta, buia, senza speranze e col cuore frantumato in mille pezzi, dalla nascita.

- È una giornata stupenda. Le foglie degli alberi riflettono i raggi del sole, splendente, nel cielo vuoto di nuvole. -

A quelle parole non posso evitare di sentire il mio povero cuore, rompersi ancora di più, ma sorrido lo stesso anche se sono quei sorrisi spenti che non coinvolgono gli occhi.

- Deve essere bello. -

La mia voce fa trasparire un po' troppo dolore e mia sorella cerca di tirarmi su il morale.

- Fidati di me, un giorno anche tu vedrai il mondo nelle sue forme e nei suoi colori. -

Sento delle voci di ragazzi da lontano e capisco che ci stiamo avvicinando a scuola.
Ci fermiamo e metto via il bastone nella borsa a tracolla.

Lo faccio ogni mattina perché non voglio che i miei compagni si fermino e abbiano compassione di me. Voglio essere trattata come tutti gli altri, essere spinta nei corridoi dagli alunni che vanno di fretta e prendermi il pranzo da sola, facendo la fila senza che nessuno mi lasci passare avanti o me lo porti al tavolo.

- Ma perché non lo usi? -

Jenna quasi arrabbiata, mi prende sotto braccio e mi indirizza nella giusta direzione.

- Perché alla vista di quella stanga di metallo, i ragazzi si fermerebbero a guardarmi, anche se non posso vederli ma sento il loro sguardi bruciarmi sulla pelle e i mormorii che udiamo quando passiamo. Mi infastidiscono e tu sei la prima persona che sa che voglio essere trattata con indifferenza e non con preferenze solo perché sono cieca. -

No la sento preferire parola. Ho alzato un po' troppo la voce e credo averla ferita. A Jenna non piace quando mi arrabbio, soprattutto se con lei perché è la persona più importante della mia vita così come lo sono io per lei.

- Scusami, non volevo urlarti contro. È la tensione per questo pomeriggio ma non è giusto che mi sfoghi contro di te. Perdonami Jenna. -

- No, sono io che devo chiederti scusa. Me lo ripeti sempre e io ogni volta insisto. Mi dispiace. -

Mi fa male sentire la sua voce spezzata dai singhiozzi che sta cercando di trattenere. É una ragazza molto sensibile e fragile. Si può frantumare in mille pezzi anche se la tagli solo con la carta.

- Eravamo rimaste all'argomento ragazzi. -

Asserisco divertita cercando di cambiare discorso.

- Si.. allora, c'è Calum che sta salutando degli amici, Ash e Michael che cercano di rimorchiare delle ragazze, come sempre, e James che sta venendo nella nostra direzione. Preparati. -

Calum è il nostro migliore amico dall'età di cinque anni ed è anche un bassista fenomenale. Siamo sempre stati insieme. Ci divertiamo un sacco quando usciamo tutti e tre ed è stato il primo a non curarsi del fatto che sono diversa dagli altri.

Ash e Michael sono i nostri altri due migliori amici. Ashton suona la batteria e Michael la chitarra. Sono eccezionali quando suonano tutti e tre insieme e sempre io e Jenna andiamo ad assistere alle prove nel garage di Ashton.
Loro e Calum erano inseparabili da piccoli, anche adesso lo sono. All'inizio Michael mi faceva un sacco di domande sul perché non ci vedessi, come biasimarlo avevamo soltanto cinque anni.

Conobbi tutti e tre quando mi trasferii qui a Sydney con la mia famiglia adottiva e da quel momento non ci siamo più separati.
Mi aiutano sempre nei momenti di difficoltà e voglio loro un bene immenso.

Sono la mia terza famiglia.

James, invece, è insopportabilmente noioso. Mi viene dietro da quattro anni e non ha mai smesso di chiedermi di uscire malgrado tutte le volte che ho rifiutato.

- Ciao Jenna, ciao Maddy come sei bella oggi. Questo pomeriggio hai da fare? Perché mi stavo chiedendo se ti piacerebbe uscire a prendere un gelato, solo noi due. -

Ci saluta con il suo fare da lecca piedi.

- Ciao James, scusa ma Maddy oggi non può e neanche per il resto dell'anno scolastico. Magari per l'anno prossimo, Forse. -

Mia sorella è molto protettiva nei miei confronti, ma quando si tratta di James, sonofigoconimieiocchialidasecchione, Parkins non lo è mai troppo. Jenna lo chiama così e mi fa sempre morire dal ridere anche perché imita la sua voce in una maniera quasi da fare paura.

- Grazie, ma me la sapevo cavare benissimo anche da sola. -

Le dico riprendendo a camminare e le do' una piccola gomitata sul braccio. Dopo poco ci sediamo sull'erba, fresca sotto le mie delicate mani, nel bel mezzo del giardino della scuola.
Anche se non posso vedere ho memorizzato ogni singolo corridoio, ogni singolo centimetro di questo giardino e ogni singola aula di quel edificio.

- Hey ragazze. -

La voce di Calum la potrei riconoscere anche a chilometri di distanza. Mi alzo, titubante, per abbracciarlo ma vado nella direzione sbagliata, andando incontro al nulla. Il ragazzo mi afferra per un polso e, facendomi girare delicatamente, mi avvolge tra le sue braccia.

- Direzione sbagliata. -

Ride, insieme a Jenna, e io mi unisco a loro.

- Vedo che c'è un nuovo arrivato alla Sydney High School. -

Mi informa mia sorella dopo che mi sono riseduta a gambe incrociate.

I'm a mistake || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora