23. La magia della cucina

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Quel giorno, Renata gli insegnò come preparare le crêpe.

«Non si chiamano crêpe» Gli spiegò, mentre mescolava zucchero, farina e sale «O meglio, le chiamano così in Francia, ma noi siamo in Italia e le chiamiamo in italiano, crespelle»

«Crespelle» ripeté Lorenzo, come un bambino che udisse per la prima volta quella semplice parola

«Esattamente. Viene dal latino crispus, che significa arricciato, ma anche in greco, krìspos, che significa avvolto. Nelle nostre zone, tradizionalmente, erano preparate con acqua e vino al posto del latte, ma anche quelle moderne, con il latte, sono deliziose... tu che ne dici?»
«Io... sì, immagino di sì. Immagino che entrambe possano essere, insomma, deliziose»

«Nel V secolo i pellegrini francesi furono accolti da papa Gelasio I, che offrì loro un piatto tradizionale, ovvero le crespelle. Quando i pellegrini tornarono in patria le diffusero anche lì, e chiamarono le crespelle proprio "crêpe"... ma è crespelle che si dice»

«Ah ah. Ma è una storia cristiana!»
«Solo perché c'è un papa?» rise Renata «La storia del cibo è molto più di questo. La storia del cibo è più importante di qualunque tendenza religiosa: di preghiere non ci si riempie la pancia. Aspetta, ti farò assaggiare qualcosa e scommetto che è molto, molto più deliziosa di qualunque preghiera tu abbia mai assaggiato».

Renata aggiunse le uova, rimescolando un'ultima volta, poi mise in frigorifero quella terrina dentro cui aveva posto tutti gli ingredienti.

«E ora?» Domandò Don Lorenzo

«E ora si aspetta. Una mezz'oretta dovrebbe bastare...» rispose la Strega, asciugandosi le mani in un canovaccio decorato con disegni di piccoli corvi bianchi

«Mezz'ora?» fece l'uomo, deluso

«Mezz'ora»

«Ma non puoi usare la magia per abbreviare il processo?»

«No. Per certe cose la magia non va mai usata e abbreviare i riti è una di queste»

«Beh, queste sono crêpe... cioè, crespelle... non riti»

«La cucina è un rito. Si può usare la magia per accendere il fuoco, per procurarsi i barattoli dagli scaffali più alti, per sbucciare le patate, ma è sbagliato utilizzarla per abbreviare i tempi di riposo, di cottura o di raffreddamento»
«Perché?»
«Perché questo altererebbe il sapore del cibo. La magia è energia, proprio come l'elettricità o il fuoco, e cambia la struttura di ciò che tocca. Se usassi la magia, rischierei di "cuocere" quelle crespelle mentre sono ancora in frigorifero, con risultati che non posso predire, e di solito tutto ciò che viene cotto con la magia ha un sapore orrendo»

«Ah sì?»
«Sì. Mentre aspettiamo ti racconterò una breve storia che parla proprio di questo...

C'era una volta un gruppo di streghe, su un'isola remota che era il regno Horn Blu, che sperimentava l'uso della magia per cucinare. Si erano convinte che fosse possibile preparare piatti deliziosi utilizzando solo la magia: niente fuoco, niente ghiaccio. Persino gli ingredienti che loro utilizzavano venivano cresciuti con la magia, dando energia alle piante per creare enormi melanzane, cocomeri grandi come carrozze, zucche come piccoli edifici, banane lunghe come avambracci e chicchi di grano che sembravano noci.

Quello che le streghe preparavano, però, aveva sempre un sapore orrendo. In realtà gli ortaggi e la frutta gigante non avevano brutto sapore, ma questo perché la magia veniva processata dalle piante prima di fluire nei frutti, il problema avveniva quando però questi frutti e questi ortaggi venivano cucinati: la magia conferiva loro un gusto metallico, quasi elettrico, un po' salato e un po' acido.

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