17. Una cattedrale con sparatoria

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Don Lorenzo si svegliò dopo il sonno più rigenerante della sua vita adulta. Si sentiva proprio un'altra persona, come se la sua vecchia e debole scorza fosse stato il bozzolo per una nuova creatura che, finalmente, era riposata.

"Sei lo stesso deficiente di ieri, fidati" Borbottò il Diavolo.

«Ho sete» Disse ad alta voce il prete, ignorando la voce nella sua testa, poi si grattò dietro un orecchio e uscì da sotto le coperte.

Il freddo improvviso lo intirizzì e lo fece rientrare a letto. La stanza era completamente buia, nonché gelata, perché ovviamente Don Lorenzo aveva spento tutte le candele prima di andare a dormire.

Con la testa sotto le coperte, l'uomo recitò un'Ave Maria, poi provò ad uscire la seconda volta, anche se ovviamente il freddo non era cambiato. Si vestì al buio, tastando tutto intorno a sé, e sempre a tentoni entrò in bagno.

"Accendi una dannata candela!" Ringhiò il Diavolo nella sua testa "Ma che razza di danno cerebrale ti sei procurato da bambino?"

"E come dovrei accenderle?" pensò Don Lorenzo "Non ho mica un accendino! E l'unica scatola di fiammiferi che ho trovato è vuota".

Il Re dei Demoni sbuffò indignato, anche se solo con la mente: il prete aveva ragione. Era una tale seccatura non poter prendere il controllo del suo corpo e dare fuoco a tutto! Aveva voglia di distruggere.

Dopo vari incidenti di percorso e un tempo che pareva infinito il prete fu pronto e, andando a tastoni, imboccò il corridoio. Peccato che non si trattasse del corridoio giusto, quello per uscire, ma di uno che si era aperto sul lato opposto della stanza...

Don Lorenzo batté le palpebre, confuso: invece di ritrovarsi nella navata principale della cattedrale, era sbucato in una stanza rotonda un po' più grande della sua camera da letto, illuminata da una piccola apertura rotonda nel tetto dalla quale filtrava una strana luce rossa.

"Magnifico!" Disse il Diavolo nella sua testa "Forse potrò usare il tuo inutile corpo per trovare qualcosa di utile..."

«Ma questo non è il posto da cui siamo venuti» replicò Don Lorenzo ad alta voce, guardandosi intorno «Non sarebbe meglio tornare indietro?».

La camera era spoglia, circondata da sei corridoi fiocamente illuminati.

Ogni volta che il prete posava lo sguardo su quello immediatamente alla sua sinistra, sentiva una sensazione molto sgradevole alla bocca dello stomaco.

"Prendi quel corridoio, quello a sinistra" Gli disse il Diavolo

«Tu sei il mio lato autodistruttivo, giusto? Non ho alcuna intenzione di farlo!» quasi gridò Don Lorenzo, seccato «Io torno indietro!»

"No, no! No! Stupido prete, volti così le spalle alle possibili immense ricchezze che potremmo trovare laggiù? Non hai capito che la sensazione che provi è solo un trucchetto da quattro soldi per farti evitare l'unico corridoio che porta al tesoro?"

«L'unico tesoro di cui ho bisogno è Cristo nel cuore».

Don Lorenzo fece dietrofront e tornò nella sua stanzetta buia, dove si mise a tastare le pareti per trovare l'altra uscita. Per tutto il tempo il Diavolo lo insultò con tante e tali ingiurie che sarebbe ingiurioso anche per i lettori di questa storia l'essere costretti a leggerli, essendo il Re dei Demoni il centosessantadue volte campione mondiale di turpiloquio (e c'erano state solo centosessantaquattro edizioni di questo prestigioso quanto volgare campionato). Don Lorenzo proprio non si capacitava di essere segretamente così rozzo... e a dire il vero non si ricordava neanche di aver mai sentito certi insulti! Che bambino cattivo che era! Forse aveva ragione sua madre quando gli diceva che guardando i Simpson avrebbe imparato troppe parolacce.

La Cattedrale di MillennioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora