1. Un paese di matti

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La mattina del giorno dopo tutti parlavano di come l'arrivo di un prete (uno vero, non un innocuo cosplayer con baionette e croce di plastica!) avesse interrotto il rituale più importante del mese. Erano quasi tutti d'accordo che quello lì fosse un poco (ma che diciamo? Un pochissimo) di buono e che dovesse essere cacciato via dal paese immediatamente. Prima di pensare che gli abitanti di Millennio (questo è il nome del paesino) fossero gente xenofoba e intollerante, dovete sapere che l'arrivo di un prete cristiano in una comunità di streghe era più o meno come se un nazista decidesse di trasferirsi in un quartiere ebreo e si aspettasse pure di poter fare sermoni sulla superiorità della razza ariana: in una parola "sconveniente", in molte parole " quello lì se l'è cercata e se il corpo non salta più fuori e perché l'abbiamo bruciato prima di seppellirlo".

Don Lorenzo ancora non aveva capito bene la sua posizione. Non capiva perché quando era uscito di casa per fare colazione tutte le madri avessero tirato via i loro bimbi per allontanarlo da lui, non capiva perché le finestre si chiudessero al suo passaggio, perché la gente si nascondesse i gatti sotto le giacche, perché nessuno lo salutasse. Era perplesso e spaventato, ma con Cristo nel cuore provava a mostrarsi coraggioso. A testa alta, il prete entrò in un bar, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti per colazione, e per poco non svenne.

Quello non era un bar, era una giungla! Le finestre erano troppo piccole, con i vetri verdi e gialli, e la poca luce colorata illuminava un intrico di rami e liane che correvano sulle pareti, si adagiavano sul bancone e sulle slot machine, sulle corna di cervo appese sopra il vecchio televisore grigio che sembrava un pesante cubo con lo schermo e su una fila di teschi di animali che faceva mostra di sé su una mensola di legno. Una serie di scaffalature invase da strani liquidi colorati, con etichette chiaramente scritte a mano, era seminascosta dietro una rada tenda vivente fatta di edera variegata a foglie piccolissime. Ma non erano state le piante ad impressionare di più Don Lorenzo (dopotutto, aveva visto parrocchie addobbate per matrimoni che facevano sembrare le foreste del Borneo una serra per i pomodori), bensì gli animali: c'erano due boa smeraldini che dormivano arrotolati intorno ai palchi cervini, un grosso gatto senza peli in piedi sul bancone e una gran quantità di gechi e altri piccoli rettili che si muovevano fra le liane inseguendo mosche o farfalline.

Il gatto senza peli sbadigliò pigramente.

«M-ma è igienico?» Boccheggiò il sacerdote, rabbrividendo

«Igienico?» gli fece eco il barista «Non lo so, non c'è mai stato un prete nel mio negozio. Lo so che dicono tutti che sono sporchi, ma io non sono razzista».

Don Lorenzo, che aveva tenuto il naso all'insù per guardare gechi e serpenti, abbassò lo sguardo sull'uomo che era appena spuntato da una porticina e lo aveva schernito con tanta insolenza. Aveva intenzione di rispondergli per le rime, ma analizzando meglio la situazione lasciò perdere. Il barista era enorme, alto quasi un metro e novanta, con braccia come tronchi pelosi e un torso massiccio, panciuto; portava i capelli castani molto lunghi, acconciati in una treccia un po' grezza, e la folta barbona bionda ordinata come un cespuglio tagliato ad arte lunga una quindicina di centimetri. Alcuni peletti riccioluti spuntavano dal colletto della camicia stampata con un intrico di fronde e orchidee tropicali.

«Io sono Sebastiano» Disse «Posso fare qualcosa per te, prete?»

«Ehm... sì, figliuolo. Allora... io, sì, non ho fatto ancora colazione. C'è qualcosa di buono?»

«Cornetti, per esempio?»

«Sì, figliuolo, cornetti»
«Non pane e acqua?» lo interrogò Sebastiano, con aria sospettosa

«Pane e acqua? E perché dovrei volere pane e acqua?»
«Non lo so, è solo che sembra che a voi preti piaccia tanto, visto che è l'unico cibo che date ai vostri prigionieri... prima di strappargli una confessione forzata e bruciarli vivi»

La Cattedrale di MillennioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora