Chapter XXIV: all time you need

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-Avresti potuto roteare gli occhi
e dirmi di andare all'infernoavresti potuto andartenema sei ancora qui e io sono ancora qui-

Storyteller's point of view

David

David era seduto su quei divanetti, sull'ampio portico di casa Dragneel, a fissare il cielo ormai tinto di rosso.

Aveva gli occhi persi tra le nuvole e l'orizzonte a rimuginare sulla sua vita e sulle scelte che aveva compiuto, domandandosi il perché di tante cose.

Prima di tutto non capiva come si sentisse in quel periodo. Quello non era lui. Non era assolutamente il David che lui stesso si sentiva di essere, ma, allo stesso tempo, non aveva proprio voglia di tornare ad essere quello che era.

Perdere tutto ciò che aveva sempre avuto accanto gli aveva sconvolto la vita, forse fin troppo. E le parole di Anna, purtroppo o per fortuna, continuavano a rimbombargli nella testa giorno e notte, fino a fargli venire il voltastomaco.

Le cose ormai, dopo essersi rotte, si stavano rimettendo insieme per tutti quanti.

Anna aveva trovato il coraggio di parlare a Nico, Lucas di risolvere con Elisabeth, Vincent di perdonare suo padre.

E lui invece? Non lo sapeva minimamente.

Non trovava le forze nemmeno di chiamare Barbara e dirle che non aveva mai smesso di amarla e che, come un cazzo di idiota, pensava a lei ogni istante della sua inutile esistenza.

David si continuava ad autocommiserare, anche se, infondo, sapeva benissimo che tutti, anche i più forti, crollavano.

L'avevano fatto sia Lucas che Nicolas, e lui ne era consapevole. Era anche consapevole del fatto che ora toccava a lui prendersi un momento solo per sé stesso.

Voleva tornare quello di una volta, lo voleva davvero. Desiderava indietro la sua ragazza con tutto il cuore, desiderava tornare a fare il coglione con i suoi amici.

Rivoleva la sua vita indietro.

Ma come poteva farlo? Doveva prima aggiustare delle cose importanti, partendo proprio da sé stesso.

E come ogni singola sera, la sua mente si perse tra tutti i rimpianti, tra la malinconia e la rabbia.

Ma quella sera fu davvero diversa.

Perché David non fu più solo.

Non si accorse, in un primo momento, che qualcuno aveva appoggiato un piatto pieno di stuzzichini davanti a lui, e gli si era seduto proprio accanto.

Si accorse della presenza di qualcuno, o meglio, di quel qualcuno, solo quando il suo profumo preferito al mondo gli solleticò l'olfatto.

I sensi del ragazzo ripresero di colpo a funzionare, facendogli rizzare la schiena in un movimento improvviso.

Restò immobile per svariati secondi, con il respiro bloccato in gola e la pelle d'oca che correva lungo ogni centimetro della sua pelle.

Fissava ancora l'orizzonte, ma il suo cuore, ormai, era concentrato attraverso ogni singolo battito frenetico, sulla persona che aveva accanto.

<<Dentro hanno iniziato...ti ho portato qualcosa da mangiare. Lucas mi ha detto che eri qui>>.

La sua voce ruppe il silenzio come una pallottola contro ad un vetro e David, per l'ennesima volta, rimase senza fiato.

<<Quanto...quanto tempo è passato?>> osò chiedere lui, senza muoversi di un millimetro.

Non si parlavano da quel giorno, da quando tutto era crollato. Da quando si erano persi.

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