Chapter XX: wish you were here

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-Siamo sulla nostra strada per arrivare al cielo
guarderemo in basso stanotte
quando moriremo, io e te
due soldati dal cuore spezzato
quando te ne stai disteso al mio fianco
vedo il mondo intero attraverso i tuoi occhi
correre o morire, io e te-

David strizzò le palpebre, aprendo, pian piano, gli occhi. La sua vista era sfocata, la sua gola secca e la testa gli doleva da morire.

Dovette sbattere le ciglia almeno una dozzina di volte per mettere a fuoco ciò che aveva davanti, nonché quello che assomigliava ad un frigo spalancato completamente vuoto.

Ci mise qualche secondo per rendersi conto di avere la testa adagiata su un qualcosa di morbido che si alzava ed abbassava lentamente. Capì immediatamente di non essere disteso in un letto, dal momento che il freddo del pavimento penetrava nelle sue cellule, facendogli venire i brividi.

Nonostante fosse indolenzito e spossato, David sorrise comunque, pensando di star dormendo con Barbara su quel pavimento.

Alzò, a fatica, la testa, pronto a guardare il viso addormentato della sua ragazza, ma quando i suoi occhi si posarono sulla figura accanto a lui, il corvino scattò in piedi.

<<CHE SCHIFO!>> urlò, balzando all'indietro, avvertendo subito una fitta dolorosa alla testa che quasi non lo fece cadere.

David si prese il capo tra le mani, imprecando stretto tra i denti, mentre Theresa, ancora addormentata sul pavimento, sembrava non essersi accorta di nulla.

<<Cosa cazzo...>> David provò a ricordare come diavolo fosse finito a dormire sul pavimento insieme a Theresa, ma non ci riuscì.

L'ultima cosa che ricordava era il brindisi di mezzanotte, e poi il vuoto. Il Cheney si guardò attorno, rendendosi conto di essere in mutande e, per di più, nella cucina dello yatch, completamente sommersa di cibo rovesciato e coltelli ovunque.

<<Ma che cazzo>> David scosse la testa.

Doveva essersi preso una bella sbronza, lui nemmeno sapeva dove si trovasse la cucina di quella enorme barca.

Il corvino arricciò il naso, scompigliandosi i capelli in modo nervoso.

<<Oh, sei morta?>> chiese, dando dei piccoli calci a Theresa, con l'intenzione di svegliarla.

La mora, di tutta risposta, emise un gemito infastidito, cercando di scacciare, alla cieca, il tocco del corvino.

David storse la bocca.

<<Peccato, sei viva>> disse, in un borbottio, prima di darle la schiena e mettersi le mani sui fianchi, guardandosi attorno, indeciso sul da farsi.

Per prima cosa aveva bisogno di trovare i suoi vestiti, cosa molto difficile dato tutto il casino presente in quella stanza. L'unica cosa che lo consolava era il fatto che Theresa era completamente vestita, segno che non avevano fatto assolutamente nulla.

David imprecò, iniziando a cercare indizi in giro, ma, a parte cibo e piatti, nella stanza non trovò nulla che potesse ricondurlo a ciò che aveva fatto la sera prima.

David allora decise di lasciare la stanza e camminare tra quel labirinto di corridoi ricolmi di bottiglie, bicchieri, scarpe e quant'altro.

I suoi occhi esaminavano attentamente ogni oggetto che incontravano, fino a quando, come una manna dal cielo, non riconobbe la camicia di Nicolas riversa sul pavimento davanti ad una porta chiusa.

David, felice, spalancò la bocca e fece poi lo stesso con la porta.

<<Nicolas, cazzo! Credo di essere strafatto, qua sono tutti morti!>> urlò, senza rendersi conto di ciò che gli comparse davanti.

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