Epilogo.

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Rosso. È tutto così rosso.
Stringo il marmo della finestra con le mani fino a farlo fessurare. Guardo fuori e deglutisco.

Cento anni. Cento anni che non vedevo questo paesaggio. Il sangue, le urla, il dolore, la paura. Le mie mani continuano a stringere il bordo della finestra, ma quando sento dei passi le allontano di scatto.

«Desidera vederti.»

Kai non ha nemmeno bisogno di dire il suo nome, perché ho già capito. Non ribatto e lo seguo fuori dalla stanza.
Nei corridoi non si sentono le urla, ma il dolore dei dannati si percepisce benissimo nell'aria. Questo è il tipo di dolore che amo. Potrei aspirarne all'infinito e non ne sarei mai sazia.

Fisso la schiena del demone di fuoco davanti a me. Deglutisco di nuovo. Ha le spalle dritte ma non troppo rigide, come se non fosse per niente ansioso o qualcosa del genere.

Io invece... non saprei, ecco. Tornare qui è stato complicato. Però, non appena ho oltrepassato la porta dell'Inferno, ho deciso di indossare una nuova maschera. Per adesso la sto ancora perfezionando, ma fra poco sarà perfetta. Neanche Kai, che è il re delle maschere, riuscirà ad accorgersene.

Continuo a camminare senza guardarmi intorno, gli occhi fissi sulla sua schiena. I suoi capelli rossi sono infuocati forse più del solito.
Entriamo in una stanza, anzi, nella stanza.

Non è una stanza normale: si tratta della stanza enorme dove hanno luogo tutti gli eventi più importanti dell'Inferno. Balli, riunioni...

La porta si apre, ed entriamo.
Mi aspettavo che ci fosse un sacco di gente, ma in realtà la stanza è quasi vuota.

La prima persona che attira la mia attenzione è Katherine. Si sta guardando le unghie, appoggiata al muro nell'angolino della stanza. Indossa un lungo vestito rosso molto aderente e sensuale, e i suoi capelli rossi ricadono boccolosi sulle spalle. Quando ci vede entrare alza gli occhi verde scuri. Riesco a sentire Kai irrigidirsi, ma la mia attenzione è tutta per l'espressione dispiaciuta di Kate.

Riesco a capire il "mi dispiace" che mi sussurra. Non dico nulla. Forse starà leggendo i miei pensieri in questo preciso momento. Quando la invocavo non ne aveva possibilità, ma adesso... adesso che siamo nella stessa stanza credo si stia leggermente divertendo con la mia mente. Di certo a lei non potrò nascondere nulla. Nessuno può, d'altronde.

Sposto lo sguardo alla sua destra, e mi accorgo della presenza di mio fratello. Mi fa un piccolo cenno, e io lo imito con un cenno del capo. So che da una parte è felice che io sia qui, ma per adesso io non ne sono molto contenta. È quasi uguale a come lo avevo visto per l'ultima volta, mentre curava Lentiggini.

Dall'altra parte della stanza, invece, scorgo Ecate. Indossa un top bianco con dei disegni sopra, che lascia la sua pancia scura scoperta. Anche le gambe sono nude, mentre le ginocchia e la vita sono coperte da una gonna a quadri verdi e una cintura color argento. I capelli neri sono intrecciati in una crocchia disordinata e indossa qualche orecchino e collana di troppo.

Cerco di contenere la mia espressione. Non posso mostrare rabbia o nessun'altra emozione. Devo tirare su la maschera d'indifferenza in fretta.

Quando sento dei passi, riesco a trovare il coraggio di guardare al centro della stanza. L'uomo che ha chiesto di vedermi scende dal suo trono, un sorriso stampato sulle labbra carnose. Prima di avvicinarsi a me si passa una mano nei capelli neri. È vestito elegante, con un completo nero.

E mentre alzo il mento per affrontarlo, gli occhi da demone più potenti di tutto l'Inferno si posano su di me.

«Bentornata a casa, figlia mia.»

FINE DEL PRIMO LIBRO

Occhi da DemoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora