Giorno 2 - Chiusi dentro

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La mattina seguente alcuni raggi di sole entrarono dalla finestra provocando così il mio risveglio lento e faticoso. Mi stirai le braccia e poi scesi giù dal letto faticosamente e ancora sbadigliando. Avevo veramente sonno così decisi di rinunciare alla colazione pur di rimanere ancora un po' nel letto. Mi ci ributtai giù. Subito dopo mandai un messaggio a Cleo dove dicevo che non sarei venuta. Lei ovviamente avrebbe informato la prof., forse. Probabilmente era un po' arrabbiata perché la notte precedente non ero andata da lei a sentire cosa mi doveva dire di così urgente.

Ah che bello, rimasi nel letto coperta fino al collo per circa mezz'ora; mezza dormiente. Poi però mi alzai dopo aver deciso che ero abbastanza riposata . Adesso mi dovevo preparare per andare sulla neve. Così cercai i pantaloni per la neve, una maglietta termica e un pail. Mi diressi in bagno chiudendo a chiave la porta e poi mi vestii . Il bagno era ancora profumato del bagnoschiuma di Harold, chissà come aveva passato la notte! Quella mattina mi sentivo davvero bene e leggera come un piuma. Era una sensazione che non avrei mai pensato di provare in quelle circostanze. Ricordando gli orari che ci aveva illustrati la professoressa mi diressi verso l'appuntamento sempre da lei stabilito; presi il cappello, i guanti e uscii. Chiusi la porta a chiave e mi diressi verso le scale. Avrei saltellato fino al punto di ritrovo per quanto ero allegra quella mattina .

Stavo per scendere il primo gradino quando una mano mi afferrò il braccio. All'inizio non realizzai che cosa stesse accadendo poi quando il braccio che mi afferrava mi tirò dentro al bagno del personale riconobbi anche di chi fosse quell'arto superiore che ero intenta a staccare a morsi. Mi ritrovai in un luogo abbastanza caldo con le pareti in legno tipo casetta dei sette nani. E forse non era veramente un bagno quello perché oltre ad avere un water sulla destra aveva anche un divanetto e uno scaffale pieno di robaccia. Oltre al fatto che era calda, quella stanza, non aveva niente di speciale . Anzi sembrava quasi una discarica. Lui chiuse la porta a chiave freneticamente poi accese la luce .E, finalmente , vidi la sua faccia.

"Harold, ma che diavolo stai facendo?"

"Shh- zitta!"

"Guarda se non mi devi far tarda ..."Mi tappò la bocca con una mano.

"Abbassa la voce! " disse guardandosi in giro. Il primo pensiero che mi venne fu quello di ucciderlo ma poi avrei solo peggiorato la situazione e così Io annuii . Come avevo pensato lui lasciò la presa dalla mia bocca.

"Okay, ma potrei sapere perché mi hai portato qui?" Dissi sottovoce.

" Senti ti devo parlare ..." Dal suo tono di voce non sembrava affatto arrabbiato come pensavo. Non mostrava nessuna scintilla di rabbia . Subito mi venne in mente la sera prima. Doveva essere furioso con me per averli rovinato il suo piano per la serata, allora perché non lo era? Forse non si trattava nemmeno di quello. Speravo.

"Ah si, e di cosa? Ti avverto se è per Emma ... intendo per quello che è successo ieri sera non mi interessa niente!" Dissi scocciata. Adesso volevo andare via, mi sentivo un po' a disagio con lui vicino. Ora ero io quella appoggiata al muro , quella in pericolo. Mostrare meno ansia possibile mi sembrava la reazione più adeguata dato che anche lui era tranquillo.

" No ... comunque perché ce la hai tanto con Emma? Non è che sei gelosa?"

" Io ? Senti, io non sono proprio gelosa di nessuno e poi fammi andare, se no arrivo tardi! " dissi cercando di sviarmi verso la porta. Riuscii quasi a toccare la maniglia.

"No aspetta!" Disse afferrandomi lo stesso braccio .

"Non è di questo che ti devo parlare!" continuò lui.

" Allora di che cosa? E poi lasciami !" Dissi scrollandomi di dosso quella presa.

" Innanzitutto abbassa la voce! Poi ti devi stare zitta su quello che è successo ieri sera ... nessuno deve saperlo, tanto più che non porto le mutande! Sei stata una stronza ieri!" Mi voleva far sentire in colpa? O farmi scoppiare il mal di testa con quei sbalzi d'umore? Beh ci era riuscito. Adesso mi trovavo io con le spalle al muro e le ginocchia fragili. Tutta la tranquillità che si era propagata sul suo volto divenne solo ansia e rabbia.

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