Sono passati ormai 10 minuti buoni e ancora Teresa non è arrivata.
Aspetto seduto su una panchina, con lo sguardo a terra e lo zaino di fianco a me."Thomas!"
Mi alzo di scatto dopo aver sentito quella voce impaurita urlare il mio nome.
Teresa sta correndo verso di me, di sicuro è successo qualcosa.
Appena arriva si precipita nelle mie braccia e io la stringo forte.
E' impaurita e voglio almeno farla sentire un pochino più protetta: per quello ricambio l'abbraccio.
Quando si stacca da me la guardo.
Ha un po' di mascara colato sotto gli occhi, quest'ultimi sono ancora spaventati da ciò che hanno visto e il fiatone della ragazza fa pensare ad una lunga corsa.
Ma perché? perché tutto questo? cos'è successo? da chi è scappata?"Cos'è successo?"
Azzardo la domanda, forse è ancora un po' scossa ma io voglio sapere da chi o cosa stesse scappando.
Si siede di fianco a me sulla panchina, porta le mani alla testa e inizia a raccontare con voce flebile."Io... stavo attraversando un vicolo perché ero di fretta e... e ad un certo punto ho visto un ombra dietro un cassonetto, così ho aumentato il passo ma sentivo lo stesso quella cosa che mi inseguiva così mi sono messa a correre"
Fa una pausa così io la sprono a continuare.
"Ero uscita dal vicolo, mi voltai e vidi questa persona in giacca e cravatta pochi metri dietro di me, ripresi a correre ma quando mi voltai, circa 1 minuto dopo, quella persona non c'era già più"
"Cazzo"Quella singola parola esprime tutto ciò che provo ora.
Non può essere.
Non ho raccontato niente a mio padre di Teresa e lui non dovrebbe saperne niente.
Forse non c'entra niente Ettore.
Forse è semplicemente un'impressione di Teresa che qualcuno la stesse seguendo, in ogni caso adesso non le avrei raccontato niente."Perché? tu sai chi era?!"
"no, è solo che mi dispiace di quello che hai passato"
Lei, dopo avermi guardato dritta negli occhi, punta il suo sguardo a terra, pensierosa.
Devo ammettere che ha uno sguardo forte, difficile da tenere, difficile perfino per me che fisso mio padre con occhi di sfida.-
"Allora, come si risolve quest'esercizio?"
"non ero io quello che ti doveva aiutare?"
"si ma se non sei capace"
"chi l'ha detto? guarda qua"
Metto tutta la mia concentrazione in quell'esercizio ma non ci capisco niente lo stesso.
"è sbagliato"
La sento sghignazzare mentre io sono alle prese con l'esercizio.
Smette di ridere e si avvicina a me."dai aspetta che ti spiego"
Mette la sua mano sulla matita che tengo io, come chiedendomi il consenso di prenderla, io la lascio e lei la prende.
Ha uno sguardo dolce e un sorriso come se la mia presenza la facesse stare bene, ma forse è una mia impressione.
Mentre lei scrive sul foglio di carta, io guardo i suoi occhi verde intenso , il profilo perfetto, le lentiggini che ricoprono le guance e i capelli color castano lasciati sciolti."Hai capito?"
Lo sguardo di Teresa su di me mi risveglia da tutti i pensieri, sono rimasto in silenzio con la bocca socchiusa, rimaniamo a guardaci per un po', poi lei riprende parola.
"Emh, forse è meglio se ti rispiego"
Stavolta rimango attento alla "lezione" e dopo svariati tentativi riesco a risolvere l'esercizio.
-
"Vuoi che ti accompagni a casa?"
"Se non ti disturba, si mi farebbe piacere, anche perché penso ancora a quello che è successo oggi"
"Immaginavo..."
Durante il tragitto nessuno dei due parla eppure io non mi sento a disagio, con Teresa sto bene.
"Siamo arrivati"
La sua voce spezza il silenzio che si era creato, la saluto, poi mi volto e prendo la strada di casa.
angolo autrice:
ciao ho deciso di fare pochi capitoli ma lunghi, quindi probabilmente uscirà un capitolo a settimana, dipende.
Anche perché tra poco inizia la scuola e sarò più occupata.
Comunque, vi sta piacendo la storia?
STAI LEGGENDO
Convinto di avere lei a fianco, lei che puntualmente non c'era
FanfictionQuesta storia non è come le altre, non è un amore ricambiato, non è un amore perfetto e non è tutto rosa e fiori. Thomas è figlio di un boss mafioso e quest'ultimo farebbe di tutto pur di rendere suo figlio indipendente, rude e crudele, al contrari...