Giusy sai che sei diversa ed è per questo che sai amare

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Teresa

Tornati a casa Thomas mi diede la buonanotte con un tono freddo e poi si chiuse in camera sua.
Avrei voluto chiedergli chi fosse l'uomo che lo aveva fermato in macchina ma pensai di risultare troppo invasiva, soprattutto per la situazione in cui ci trovavamo, quindi rinunciai.
Decisi di rifugiarmi in bagno, nonostante mi fossi lavata poche ore prima sentivo il bisogno di rischiarare un po' le idee immersa nell'acqua calda. 
Preparai la vasca poi spensi la luce e tenni accesa solo una lampada ad illuminazione calda. 
Mi immersi e lasciai che l'acqua lavasse via tutte le paure, le ansie e le inutili paranoie che mi stavano assillando negli ultimi tempi. 
Pensai a come farmi perdonare da Thomas, non arrivai ad una vera e propria conclusione, decisi soltanto di mostrarmi disponibile, gentile e presente in caso di bisogno... Sinteticamente optai per il comportamento da leccaculo. 
Non volevo pensare al futuro, perchè appena proiettavo un'immagine nel mio cervello quella si frantumava. Era tutto instabile. 
Non sapevo neanche se il giorno dopo sarei rimasta ancora in quella casa o se Thomas mi avrebbe buttato fuori a calci. 
In quel momento della mia vita, io ero un'equilibrista che danzava e saltava su un filo sospeso a 1000 km d'altezza, senza nessun paracadute sulle spalle.
Se accennavo anche solo a pensare al piano di Thomas per scappare mi veniva un'emicrania forte quanto un post-sbronza. Come avremmo fatto noi? Un diciassettenne e una sedicenne a scappare da un boss mafioso e tutti i suoi scagnozzi? Non volevo pensarci, avrei lasciato le preoccupazione al momento della fuga. 
Nonostante tutto, mi resi conto che la mia vita non era mai stata così piena. 
Insomma, di certo non era tutto positivo, ma avevo lui, Thomas, al suo fianco mi sentivo imprevedibile, era una sensazione del tutto nuova. Non avevo un'amico da tempo, alla mia vecchia scuola era considerata la sfigata da cui era meglio stare alla larga e, nonostante provassi qualcosa di più di semplice amicizia nei confronti di lui, ero contenta di avere qualcuno al mio fianco.
Mi immersi completamente.
Adoravo la sensazione di vuoto che provavo quando il viso, le orecchie, gli occhi erano sommersi. Potevo sentire il rumore dell'acqua, o come la chiamavo io, la musica. 
D'improvviso sentii una vera melodia di sottofondo. 
Tornai in superficie per ascoltare meglio: era un pianoforte. 
Thomas stava suonando. 
Controllai l'orologio e notai che era l'una di notte.
Rimasi ad ascoltarlo assorta. Suonava la stessa canzone a ripetizione. La finiva e riiniziava. 
Mi concentrai ancora perchè sentivo delle parole accompagnare la melodia, stava cantando:

<<Ma Giusy senti questo vento, tu lasciati portare

Giusy sai che sei diversa ed è per questo che sai amare

E ogni cosa sembra grande, tu lasciali parlare

E ricorda è dal dolore che si può ricominciare>>

Cercai di trattenere le lacrime. 
Non avevo mai sentito quella canzone, eppure il senso di appartenenza che provai mi fece credere il contrario. 
Probabilmente non avrei dovuto ascoltare, Thomas sicuramente pensava che io stessi dormendo e forse aveva aspettato apposta qualche ora prima di mettersi a suonare per assicurarsi che io fossi nel mondo dei sogni. 
La melodia si fermò. 
Sentii i suoi passi salire le scale, il cuore iniziò a battere più velocemente del normale, ma non ebbi il coraggio di fare nessuna mossa. 
Aprii la porta di camera mia. 
Non lo sentii più per un po', poi mi chiamò, nella sua voce percepii tutta la preoccupazione che ebbe nel non vedermi a letto. 
Qualche istante di silenzio e poi bussò alla porta del bagno della mia camera.

<<Teresa, sei qui?>> 

Non seppi rispondere, così mi alzai di fretta gocciolando dappertutto, agguantai un asciugamano e me lo arrotolai addosso giusto in tempo perchè la maniglia si abbassò e la porta si spalancò. 
Sentivo l'acqua cadere dai capelli sciolti e scivolare sulle spalle fino giù sulle gambe.
Nessuno dei due parlò, si limitò a guardarmi con gli occhi spalancati.
Dopo qualche tempo richiuse la porta di colpo e mi lasciò sola.
La tensione e l'imbarazzo erano palpabili anche senza la sua presenza nella stanza.
Mi costrinsi a muovermi e ad asciugarmi, mi misi un completo verde pastello per dormire e poi mi guardai allo specchio.
I capelli erano tutti bagnati e annodati, così mi venne in mente un'idea.
Uscii dal bagno e mi diressi verso la stanza di Thomas, era chiusa perciò bussai e aspettai che uscisse.
Quando aprii la porta non mi diede il tempo di fargli sapere il motivo per cui ero lì.
<<Mi dispiace essere entrato in bagno, non rispondevi, ero solo preoccupato>>
Si scusò.
Feci un sorriso e lui agrottò le sopracciglia, non capendo cosa ci fosse di divertente.
<<Non fa niente, non sono venuta per questo, vorrei mi aiutassi a pettinare i capelli, se ti va>>
Lo guardai sorridendo mentre lui era totalmente spiazzato dalla mia proposta.
Che c'era di tanto strano? Insomma non gli chiesi mica di inginocchiarsi e recitarmi le poesie d'amore più belle a memoria.
Solo di pettinarmi i capelli.
Dopo un momento di esitazione, guardando la mia espressione speranzosa, mi riaccompagnò in bagno, prese la spazzola e la iniziò a passare tra i capelli.
Sbirciai nello specchio, vidi la mia figura davanti a quella di Thomas, il quale falliva miseramente nel provare a sciogliere i nodi.
<<Parti dalle punte, poi dalla radice, così è più facile>> Dissi ridendo.
Lui sorrise e fece come gli avevo suggerito.
Solo quando rialzai lo sguardo sullo specchio notai che mentre spazzolava guardava me, senza preoccuparsi di dove finiva la spazzola.
Ci guardammo negli occhi per secondi che sembrarono secoli.
Poi si decise a fare qualcosa.
Mi diede un bacio sulla testa, un gesto talmente intimo che per poco non mi commossi.
Gli sorrisi e lui riprese a spazzolare.
Di certo non mi aspettavo quel gesto, qualsiasi cosa, una parola, che mi urlasse contro di dargli i suoi spazi ma mai quel bacio.
Quando finì di pettinarmi mi prese per i fianchi e mi girò verso di lui premendomi contro il lavandino, non avendo il tempo di reagire, trovai la mia bocca su quella di Thomas.
Era un bacio che volevamo entrambi, si sentivano tutti gli ostacoli che avevamo superato e che avremmo dovuto superare. Si sentiva il bisogno con cui le nostre labbra si muovevano. Si sentiva la leggerezza del momento, la spontaneità, senza curarsi di ciò che sarebbe successo dopo.
Mi fece sedere sul ripiano di marmo e mi guardò per qualche secondo. Poi si impossessò di nuovo della mia bocca.
I baci si intensificarono ed entrambi non avevamo la forza di fermarci.
Non so come arrivammo al letto.
Al suo letto.
A poco a poco i vestiti ci abbandonarono.
Finimmo per fare l'amore.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 18, 2022 ⏰

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Convinto di avere lei a fianco, lei che puntualmente non c'eraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora