Ave classicisti disperati e aspiranti tali,
oggi, dopo mesi di trepidante attesa, risponderò alle domande delle nuove leve. Naturalmente, sentitevi liberi di raccontare le vostre esperienze nei commenti, io parlerò alla luce della mia personale esperienza, che è diversa da tutte le altre.
Una premessa è d'obbligo: cercherò di rispondere nella maniera più sincera possibile, quindi potrei essere un tantino brutale. Agli open day si fa solo propaganda, mentre qui mi atterrò alla realtà dei fatti. Ripeto: questa è la mia personale esperienza, non la pura essenza dei fatti.
Detto questo, direi di partire.
Il classico è difficile quanto dicono? (banalissima scusate)
Tranquillx, non è banale: diciamocelo, è quello che ci siamo chiesti tutti prima di iniziare questa scuola. In linea generale, al classico si studia e tanto, è inutile girarci intorno: la mole di studio è considerevole e alcune settimane sono veramente pesanti, soprattutto a ridosso degli scrutini. Però la cosa è piuttosto graduale. Mi spiego meglio: più vai avanti nel tempo, più la cosa si fa difficile. Il che è piuttosto logico se ci pensi, visto che in primo fai grammatica latina e greca, mentre al triennio devi combattere con quei drogati degli autori. Ad esempio, al biennio avevo abbastanza tempo libero per giocare alla Wii un paio d'ore al giorno, mentre adesso che sono in quinto è un miracolo se riesco a dormire sette ore di seguito senza sognarmi la prof di greco. Quindi sì, il classico è difficile quanto dicono, magari non dall'inizio, ma a partire dal secondo è un circo di matti. Però la cosa è fattibile, in fondo, altrimenti non ci sarebbero così tante persone che riescono ad uscirne fuori. Poi che la sanità mentale sia messa a dura prova è un altro discorso.
I compagni di classe come sono? So che cambia da classe a classe, ma in generale?
Io sono capitata in una classe di matti. Sono seria: tra Rodja che è uno psicopatico, quelle che si fanno leggere i tarocchi per sapere come andranno i compiti in classe, gente che si traveste da toro e traina i banchi per tutta la classe (non chiedete, cose strane accadono durante la Notte bianca del liceo classico), non sono circondata da gente normale. Poi non aiuta il fatto che io sia la versione femminile di Mr. Darcy, ma la mia antisocialità non importa a nessuno. Però siamo una famiglia: certo, ci scanniamo, dopo cinque anni non proviamo nemmeno ad avere rapporti civili e la decenza se n'è andata da almeno tre anni, ma nei momenti di difficoltà si può sempre contare gli uni sugli altri. E su quanti, venti esseri umani, ne troverai uno o due con cui legherai. Cioè, io ho trovato Calliope e sono un caso disperato.
Quali sono i falsi miti? E quali sono quelli veri?
A mio avviso, noi classicisti siamo una delle categorie di studenti più stereotipate in assoluto, subito dopo quelli dell'artistico. Procederò punto per punto, così da risultare il più chiara possibile.
Al classico non si fa matematica: come ho già detto in più di un'occasione, chi scopre chi ha diffuso questa fandonia è pregato di portarmi il soggetto in questione, così lo posso massacrare. Al biennio si fanno tre ore di matematica, che diventano due al triennio perché subentra anche fisica: il programma è più o meno quello dello scientifico e ti posso dire per esperienza che facciamo anche delle cose che non fanno, ad esempio, al tecnico. Quindi la matematica c'è al classico e in molti ci combattiamo, tanto che è una delle materie che causa più debiti a fine anno insieme a latino e greco.
Al classico sono tutti secchioni: c'è chi prende 6, c'è chi prende 9, c'è chi prende 1 (tratto da una storia vera), non è che siamo tutti geni perché facciamo greco, siamo esseri umani come tutti.
Greco è più difficile di latino: nì, nel senso che le grammatiche si assomigliano molto, ma sono comunque lingue diverse. Io personalmente ho trovato più facile greco al biennio, mentre ora che sono al triennio mi trovo meglio con latino, ma vado bene ad entrambe, quindi non mi fa questa grande differenza. Per le altre persone che conosco, invece, greco è sempre risultato più ostico, ma in linea generale non è per la lingua in sé, ma piuttosto perché i greci si fumavano di tutto prima di mettersi a scrivere, quindi quello che si deve tradurre molto spesso non ha senso in generale. Tranne le versioni di mitologia e storia, quelle hanno molto senso. In sostanza, generalmente greco è considerato più difficile, ma non lo è molto più di latino.
Al classico ci vanno solo i figli di papà: ce ne sono alcuni, ma ne conosco altri che vanno al tecnico: i figli di papà stanno un po' ovunque, insomma. Credo che questo pregiudizio sia molto dettato dal fatto che il classico sia ancora visto come un liceo "elitario", non lo so, non capisco.
Latino e greco sono inutili: siamo sinceri: studiare la lingua in sé è praticamente inutile, a meno che non si voglia prendere lingue. Tuttavia, va riconosciuto che lo studio della sintassi di queste lingue e le versioni aiutano molto a creare una schematicità mentale: sembra una cazzata da open day, lo so, all'inizio lo pensavo anche io, ma ora che sono in quinto posso assicurarvi che è piuttosto vero. E puoi sempre utilizzare l'alfabeto greco per mandare messaggi in codice e usare espressioni greche o latine per sembrare più figx.
Quelli del classico se la tirano: per mia esperienza, quelli dello scientifico se la tirano, mica noi: siamo troppo esasperati per sprecare energie in questo modo.
Al classico non ci sono i maschi: scorretto: ci sono, ma, per la legge della sfiga che governa l'universo, quelli fighi stanno sempre nell'altra sezione. Però sono simpatici, almeno i miei.
Non avrò vita sociale: se ti organizzi proprio bene e sei dispostx a rinunciare a ore di sonno, allora sì.
E questo è quanto. Spero di essere stata non dico confortante, ma almeno utile. Vi invito fortemente a raccontare la vostra esperienza al classico qui sotto nei commenti, così le nuove leve avranno più di un punto di vista. E vi è andata bene che oggi non mi sento in vena di fare battute ironiche, altrimenti vi avrei terrorizzato.
Ave atque vale
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Scleri da classico - il ritorno
HumorDopo il successo di "Scleri da classico", sono tornata con "Scleri da classico - il ritorno". Che fantasia, eh? Dopo quattro anni al classico, ancora non ho ben capito perché io mi sia iscritta a questa scuola: divinità permalose con cui combattere...