Capitolo 4: Incubo

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TW: circa attacco di panico.

La casa era ancora completamente buia, sembrava che Luz si fosse di nuovo svegliata nel bel mezzo della notte. A questo punto meglio fare qualcosa di utile e cercare nuovi glifi, da qualche parte dovevano esserci, si disse. Scese silenziosamente le scale evitando quei punti del pavimento che sapeva avrebbero scricchiolato. Si chiese che ore fossero ma subito si rispose che non era importante. Era presto.

Il salotto era, ovviamente, buio, e tutto sembrava normale. Eppure Luz sentiva uno strano formicolio alla base del cranio, come per avvertirla che qualcosa non andava bene.

Girò il piano terra assicurandosi che la sua preoccupazione fosse infondata, come si rivelò essere una volta finita l'ispezione. Ma qualcosa non andava, mancava qualcosa.

Riprese a camminare, ma questa volta riuscì a scontrarsi contro il tavolino di fianco al divano, quello che normalmente avrebbe dovuto tenere una lampada. Una lampada che non era lì in quel momento.

Non notò subito l'assenza dell'oggetto. Piuttosto si preoccupò di aver svegliato qualcuno, magari Eda, che in quei giorni sembrava avere il sonno più leggero del solito. Di sicuro qualcuno la doveva aver sentita, non era stata esattamente silenziosa nel colpire quel tavolino.

Nessun rumore al piano di sopra.

Tra la sensazione strana alla testa e il silenzio decisamente inusuale Luz decise di tornare su dalle scale per controllare che tutti stessero bene.

Arrivata in cima alla rampa di scale si fermò di colpo quando un brivido freddo le attraversò la schiena. Seguito da una voce.

"Tic toc, umana, la donna gufo non ha più molto tempo."

Ricordava quella frase, e quella voce. Le ricordava...

"No..." Sussurrò Luz stringendo i pugni in un misto di rabbia e paura.

Corse verso la stanza di Eda più veloce di quanto avesse mai fatto, ma sembrava così lontana.

Prima di poter aprire la porta sentì un grido... no, era più come un ringhio... che le fece gelare il sangue nelle vene. Tutto il coraggio che poteva aver avuto fino a pochi secondi prima era sparito, rimpiazzato da nient'altro che paura. Indietreggiò lentamente cercando di fare passi silenziosi. Il suo cervello sapeva cosa ci fosse nella stanza, sapeva che se quella cosa l'avesse sentita non sarebbe finita bene. Quella cosa non era Eda.

A forza di indietreggiare tenendo gli occhi sulla porta arrivò con le spalle al muro. Quello che avrebbe voluto fosse solo un muro.

Si girò sentendo un brutto presentimento farsi strada lungo le braccia sotto forma di formicolio.

Dietro di lei Belos era uguale a come lo ricordava, spaventoso. Una figura imponente che sembrava raggiungere, e superare, i due metri di altezza.

Con un movimento del suo bastone scagliò Luz contro una parete, ma lei riaprendo gli occhi in seguito all'impatto non lo vide.

Vide qualcosa di decisamente più raccapricciante invece.

Sopra un piedistallo in pietra con su scritto il nome completo di Eda. 'Edalyn Clawthorne'. La bestia gufo pietrificata. Ma l'espressione che aveva era triste, delusa forse, e quelli erano sicuramente gli occhi di Eda. Luz poteva sentire che la sua mentore era lì. Ed era lì a causa sua.

Senza accorgersene la giovane umana iniziò a singhiozzare, prima di cadere a terra in ginocchio e lasciarsi andare ad una vera crisi di pianto.

Era colpa sua. Colpa della sua stupida idea.

Till I can touch you // [LUMITY] // Luz x Amity // FANFICTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora