2

630 37 32
                                    

*NOTE AUTRICE* Ciao! Beh che dire, qui la storia inizia ad ingranare! Non vedo l'ora di sapere che ne pensate!!

Peter riuscì finalmente a dare l'input alle proprie gambe, costringendole a percorrere di corsa la breve scalinata fino all'ingresso... forse a causa del ritardo aveva perso addirittura il diritto di fare il colloquio, ed era altrettanto probabile che qualcuno lì dentro si stava preparando per fargli un bel cazziatone per non lasciarlo andare a casa impunito: anche se avrebbe preferito mille volte essere puntuale, doveva ammettere che il cazziatone prima di essere sbattuto fuori poteva effettivamente essere il male minore, rispetto ciò che avrebbe potuto affrontare con un colloquio.

Varcò l'ingresso con gli occhi incollati al soffitto e la bocca aperta, chiedendosi come potesse reggersi in piedi una struttura tanto alta e fatta quasi interamente di cristallo. Non aveva mai visto nulla di simile in tutta la sua vita: vetrate grandi il doppio di una qualsiasi parete del suo appartamento; i primi tre piani soppalcati mettevano in bella vista tutti gli uffici, che pullulavano di gente in subbuglio e produttiva come un formicaio; i rumori erano attutiti in qualche modo super innovativo, da sembrare di stare in nel bel mezzo di un deserto, anziché dove vi era assunta mezza New York. Al centro del pian terreno – proprio davanti ai suoi occhi – vi era un bancone da reception tanto ampio e intasato che Peter andò automaticamente nel panico, riportando a galla il vero motivo per cui era finito lì dentro: il colloquio! Chi doveva informare del suo arrivo? Si guardò intorno, completamente spaesato...

<< Mi scusi, sa dove posso trovare il Signor Stark? >> chiese ad un passante, che gli rivolse uno sguardo folle, come a chiedersi con che coraggio fosse entrato lì dentro pretendendo di incontrare Tony Stark di persona. L'uomo si limitò ad alzare le spalle e ad andarsene, lasciando Peter in balia di sé stesso. Cominciò a girovagare in cerca di un operatore, chiedendo informazioni a chiunque senza il minimo risultato e finendo per mettersi in coda dietro la lunga fila di gente in attesa, come lui, di essere ricevuta alla reception. Sospirò con aria abbattuta, cercando di digerire il grosso nodo che si sentiva in gola: poteva sempre dire di essere arrivato in orario ma di non aver saputo dove andare... sempre che quell'assenza di assistenza non fosse già di per sé la risposta all'esito del mancato colloquio. Si perse via qualche minuto, per scoprire di avere cinquantaquattro persone in attesa davanti a lui e almeno una trentina dietro... uscire dalla fila per cercare un'altra soluzione, per poi scoprire di dover passare ugualmente per la reception e dover rifare la fila, implicava un grosso rischio... ma lì ce n'era sicuramente per un'altra ora. Che senso avrebbe avuto star lì un'ora per poi scoprire che -

<< Parker, giusto? Peter Parker. >> Peter ebbe un tuffo al cuore... una donna si stava avvicinando mostrandogli una sua foto, la stessa patetica foto che aveva scattato qualche anno fa per il rinnovo della carta d'identità, motivo per cui evidentemente sapeva il suo nome.

<< Si, sono io... >> ammise, uscendo con riluttanza dalla fila e seguendo la donna che con un sorriso tirato gli aveva dato le spalle con il sotto inteso scopo di farsi seguire << sono un po' in ritardo, mi scusi... >> borbottò affiancandola mentre salivano le scale mobili. Approfittò del momento per guardarla con la coda dell'occhio: magra, pelle bianca come l'avorio, capelli castano chiaro, portamento severo ma puramente femminile, bellissima, frettolosa... doveva trattarsi di Pepper Potts.

<< Non preoccuparti, lo siamo anche noi, la donna prima di te ha fatto cadere a terra alcuni documenti nell'ufficio di Tony e ci metterà un po' a raccoglierli. Approfitto per informarti che il colloquio consiste in una manciata di domande veloci e venticinque minuti di prova... Tony desidera gente sveglia e in gamba... gli interessa sapere come te la cavi in campo. Nel frattempo ti prego di accomodarti in attesa del tuo turno. >> disse, indicandogli una sedia e rivolgendogli un ultimo sorriso leggermente stremato, seppur comprensivo e quasi dispiaciuto... doveva aver avuto una lunga giornata.

Avrò cura di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora