NOVEMBRE

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Okay, tenetevi forte perché questo capitolo è tosto potente e conta più di 5600 parole. Sono in anticipo sui tempi e vi lascerò l'ansia per il finale ma ne varrà la pena.

Intanto oggi mi vado a vedere il film dei Digimon al cinema, (l'ho visto in lingua originale e sono curiosa di sentire il doppiaggio) lo consiglio a tutti coloro che hanno visto le prime serie.

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Izuku pov.

Mi ero ripreso la mattina del primo Novembre, in un appartamento caldo ed accogliente. Ero steso sul divano di qualcuno, di sicuro non il mio o i cuscini sarebbero stati tutti dello stesso e noioso colore che kacchan adorava tanto. Questi che offrivano soffice conforto alla mia testa, erano di forme e colori diversi.

"menomale che sei sveglio."

Sentii una voce e mi girai. Tamaki era nella zona della cucina.

Ta: come ti senti?

Izu: mi scoppia la testa. Suppongo di dovere un'altro favore al tuo ragazzo adesso.

Ta: mi ha raccontato cosa ti hanno fatto ieri sera. Mi dispiace, se fossi venuto con lui ti avrei tenuto compagnia e non sarebbe successo.

Izu: come se fosse tua la colpa.

"Non è nemmeno tua però!" disse mirio rientrando in casa.

Izu: certo, sono solo uno dei tanti sfigati a cui succede quello che succede a chi non bada alle cose attorno a sé.

Mi: senti, quel tipo lo conosco. Lui e la sua piccola combriccola ne hanno combinate altre di queste. Solo perché non sono ancora riusciti ad accusarli sono ancora in giro.

Izu: è il tipo di persona che non finisce dietro le sbarre. Ci sono già passato. Grazie dell'aiuto. Ora vado a casa.

Provarono a fermarmi, ma io insistetti perché mi lasciassero solo. Era l'ennesima cazzata che combinavo. Hitoshi mi ripeteva cento volte di controllare il bicchiere per vedere se ci fossero cose strane dentro. Decisi che era meglio non informarlo della cosa. Avrei dato la colpa delle ferite al volto a qualcos'altro. I successivi due giorni, furono così neri, che non mi alzai neppure dal mio letto. Quando dovetti obbligarmi ad andare a scuola, ringraziai il cielo che il fatto che fosse novembre, mi aveva permesso di nascondere le mie ferite sotto al maglione. Mi giustificai con Hito con la scusa di essere inciampato in una maglietta lasciata in giro e di aver sbattuto contro il muro. Che poi era vero che avessi sbattuto il muso sul muro. Per fortuna non chiese altro.

Kacchan ormai non mi rispondeva da quattro giorni. Il ché mi faceva pensare sempre di più che la zia avesse ragione.

Avevamo un balcone nel nostro appartamento. Non ci passavo molto tempo. Ma quel giorno, uscii e ci restai per ore. Al mio vecchio stabile, non avevo quel lusso. Ma avevo una bellissima finestra che dava su di una panetteria e la mattina sentivo sempre l'odore del pane fresco e appena sfornato. Lì dov'ero adesso, sentivo solo il vago odore del gas delle auto. Ora capivo quanto detestassi quel posto. Quanto avessi Detestato anche il primo appartamento di kacchan. Non avevamo nulla in comune. Lui era elegante e ricco e ordinato ed altro ancora, io ero un nulla che amava le cose più banali. Quindi perché stavamo insieme?

Mi aveva detto di amarmi, ma aveva una ragazza. Io avevo detto di volere solo una relazione fisica. Era stato lui a volere di più. A quale scopo? A che gioco stava giocando?

Il giorno successivo andai da mia madre. Voleva parlarmi ancora e sebbene non me la sentissi, ci andai comunque.

"che hai fatto alla faccia tesoro!?" disse vedendomi.

4 stagioni per conquistare teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora