4 anni dopo...
-Buon compleanno!-
Apro gli occhi e sobbalzo vedendo il viso di Harry a pochi centimetri dal mio. Grugnisco e mi giro dall'altra parte come facevo quando ero piccola e non volevo svegliarmi.
-Forza pigrona – dice Harry scuotendomi con forza.
Sospiro.
Non voglio alzarmi. Ho sognato che Niall veniva a prendermi e mi portava in un luogo dove non avrei avuto più fame. Voglio rimettermi a dormire e sognarlo ancora.
Voglio sognarlo per sempre.
-Non vuoi il tuo regalo? – mi istiga Harry.
Alzo la testa di scatto e lui scoppia a ridere.
Mi porge un pezzo di pane. Pane vero, bianco e morbido.
-Da parte mia, di Karl e di Joseph – spiega con il suo solito sorriso furbo.
lo spezzo a metà e gliene offro un pezzo. So che non vorrebbe, perché è il mio regalo. Ma siamo entrambi così affamati che non riusciremo a tenere in mano del cibo molto a lungo senza cercare di infilarcelo in gola. Così Harry prende il suo pezzo di pane e per un po' mastichiamo in silenzio.
-Lui è tornato – dice dopo un po'.
Io sospiro. E' stato assente per quasi tre mesi e io ed Harry rischiavamo seriamente di morire di fame.
-Vuole vederti – aggiunge pensieroso.
Lo guardo sorpresa. Perché non me l'ha detto prima? Mi alzo e mi spolvero la farina dalla divisa a righe e mi affretto a correre fuori. Non capita speso che Lui mi convochi. Tutti sanno che preferisce Harry.
Quando arrivo davanti al suo ufficio mi dice di entrare ancor prima di aver bussato e io mi affretto ad accomodarmi sulla poltroncina davanti alla sua scrivania.
-Helena – esordisce – quanto tempo. Come stai?-
Come se gli importasse.
-Sto bene – rispondo secca.
Con il tempo ho imparato ad odiarlo senza farglielo notare. Al solo pensiero di quello che fa ad Harry rabbrividisco.
-So che è il tuo compleanno. E ho deciso di farti un piccolo regalo.-
Alzo le sopracciglia, sorpresa. Da un uomo che si sente un dio nel salvare due ragazzi mentre fuori il resto del mondo muore non mi sarei mai aspettata niente.
Alza una stoffa bianca che si rivela essere la mia vecchia uniforme da infermiera, ancora macchiata di sangue. C'è scritto il mio nome, cucito pazientemente da Halina una vita fa.
-Ci ho messo molto a ritrovarla – mi informa Lui.
Non voglio sapere dove l'ha trovata. Non voglio.
-Lavorerai al reparto per gli ammalati. Da oggi. Ti conviene affrettarti, il tuo turno è già iniziato.
E così mi congeda.
Ringrazio sommessamente e corro fuori con la divisa stretta al petto. La stessa divisa che indossavo quando ho conosciuto Niall. La indosso con le lacrime agli occhi e constato tristemente che mi è diventata enorme. Una macchia di sangue secco si è allargata sul cuore, come se mi avessero colpito.
Quando arrivo all'ospedale i dottori mi salutano, perché tutti mi conoscono. Mi assegnano il reparto dei casi terminali e sento le ginocchia cedermi.
Mentre avanzo in quel mare di disperazione sento una foce chiamarmi per nome.
-Helen – è poco più di un sussurro.
Facendomi strada tra i corpi ammassati sul pavimento arrivo vicino ad un giovane che mi tende la mano. Mi chino verso di lui e rimango impietrita.
Priot.
-Ero certo che fossi tu – mi dice.
Gli pulisco il viso incrostato di sangue e noto che sta piangendo.
-Non è rimasto più niente, a casa. Sono felice di averti rivisto un'ultima volta – sospira.
Casa. Il pensiero di casa mi lacera il cuore.
- Dori ha pregato tanto per te, piccola Helen – chiude gli occhi e non si muove più.
-Priot! – lo scuoto – Priot.-
Scoppio in lacrime e la mia vecchia vita torna ad essere un oscuro buco nero. Corro fuori e inspiro forte l'aria fredda.
Noto che un soldato mi sta fissando, appoggiato al muro delle cucine. Appena arrivata fissavo tutti gli uomini in uniforme alla ricerca del mio soldato. Ma ormai ho smesso di cercarlo ovunque io vada. Spero solo che sia vivo, e che sia felice.
Il soldato mi si avvicina e io abbasso in fretta lo sguardo.
-Non ci credo! – sputa questo.
Lo guardo e per poco non mi cedono le ginocchia.
-Baffo!-
Percorro la poca distanza che ci separa e gli salto al collo.
-Helena! – affonda il viso nel mio collo – sei viva. Niall ti sta cercando ovunque.-
Il mio cuore impazzisce.
-Gli dirò che sei qui. Mio Dio come sono felice di sapere che stai bene.-
Continua a stringermi. Gli altri soldati ci guardano come se fossimo impazziti e io faccio un passo indietro. Mi chiamano, devo finire il mio turno.
-Devo andare – gli dico – sono felice di averti rivisto.-
Lui sorride triste. Quando sto per andarmene mi afferra per una mano e mi tira verso di se.
-L'esercito tedesco sta perdendo Helen. Stanno distruggendo gli altri campi e uccidendo tutti quelli sopravvissuti fin ora. Se ti dicono di evacuare il campo, non farlo per nessuna ragione, evita le marce della morte. Promettimelo.-
Annuisco e gli stringo la mano.
Per la prima volta da quando ho cantato per i bambini della scuola, sono davvero felice. Niall mi sta cercando, non mi ha abbandonata.
Quando arrivo al mi block Harry è sdraiato sulla sua brandina. Si muove e parla poco.
-Va tutto bene Hazza?
Lui annuisce appena. Lo guardo bene e dentro di me qualcosa si rompe. In tutto questo tempo non ho mai pensato che potesse succedere qualcosa a noi due. Non ci siamo mai ammalati, perché quel poco di cibo in più che avevamo ci proteggeva, perché avevamo i vestiti più caldi.
Ma ora Harry sta male, è evidente.
Gli porto la zuppa e lui rifiuta di farsi imboccare.
-Sto bene! – protesta anche se è bianco come un cadavere.
Ma il giorno dopo la situazione è peggiorata. Non riesce neanche ad alzarsi.
Fuori c'è tumulto. Un carro armato passa rumorosamente davanti alla nostra porta.
-ATTENZIONE. RIPETO, ATTENZIONE. SIETE PREGATI DI DISPORVI IN FILA INDIANA, PRESTO LASCEREMO IL CAMPO PER TRASFERIRCI IN UN LUOGO PIU' ADATTO. – dice una voce metallica.
Harry fa per tirarsi su. Lo spingo giù con forza.
-Cosa fai, sei impazzito? – sbraito terrorizzata dalle parole di Baffo.
-Hai sentito cosa hanno detto – sottolinea lui.
Non gli rispondo e gli rimbocco le coperte. Il mio cervello sta esplodendo a forza di pensare a come evitare di andare.
-SOLO CHI NON PUO' CAMMINARE, O STA TROPPO MALE PER FARLO PUO' RIMANERE QUI. VERREMO A PRENDERLO CON MEZZI CONSONI AL TRASPORTO.-
Sospiro. Siamo salvi. Quando ci chiedono perché non siamo usciti con gli altri indico Harry che mugola sul lettino e il soldato annuisce e se ne va.
In qualche ora il campo si svuota. Capisco che se non mi sbrigo presto non ci sarà più cibo. Corro alle cucine e porto via tutto quello che riesco a trovare.
***
È mattina quando succede. Harry non riesce quasi più a muoversi. Ogni volta che chiude gli occhi rischio di scoppiare a piangere per l'ansia.
Ad un tratto tossisce e non si muove più.
-Harry! – provo a scuoterlo.
Scoppio a piangere.
-Non lasciarmi Harry, sei il mio unico amico. Sei tutto ciò che ho. Se tu mi lasci io sarò da sola, lo sai che ho paura di stare da sola.-
Da un colpo di tosse. E io scoppio a ridere, così senza motivo.
-Non ti lascio Hell. Non ti lascio.-
Lo abbraccio e gli asciugo il sudore.
Fuori sento dei boati. Mi alzo in piedi ed esco dal block.
-Arrivano i russi! Arrivano i russi!-Chi può correre corre, gli altri si limitano a battere le mani ed esultare. Torno da Harry.
-Sono venuti a prenderci. Starai bene Harry.-
Lu non si muove. Respira appena.
-Vai Hell. Vai da loro. Starò bene.-
Mi allontana con la mano. Con le lacrime agli occhi gli stampo un bacio sulla fronte ed esco.Ancora non lo so, ma è l'ultima volta che lo vedo.
Fuori è il finimondo. Tutti corrono.
Poi, come un miraggio, lo vedo. Alto e fiero nella sua uniforme guarda dritto verso di me. È lontano eppure lo riconosco.
Questa volta non è un sogno, è venuto a prendermi.____________________
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Il ponte dei suicidi \\Niall Horan
Teen FictionLa storia che state per leggere vi porterà nella Varsavia del '900 ,precisamente durante la seconda guerra mondiale , dove gli ebrei venivano rinchiusi nei campi di concentramento ,ricordati anche come campi della morte. Dal capitolo: -Signorina...