Capitolo 16

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In quell'istante tutto sparisce. Tutti gli orrori che ho visto in questi anni non ci sono più. Non c'è più la fame, non c'è più la guerra. Perfino la consapevolezza che lui ami mia sorella se n'è andata.

Rimango immobile a guardarlo. Anche lui è immobile e mi guarda, il suo viso è impassibile, come se non riuscisse a credere di avermi davanti.
Poi il mondo riprende a girare molto, molto velocemente.
Le grida mi assordano e noto la sua uniforme tedesca contrastare in modo allarmane con quella dei soldati dell'Armata rossa. I fucili puntati su di lui mi fanno raggelare il sangue.
-In ginocchio, soldato! – l'urlo arriva così forte che riesco a sentirlo anche io.
Vedo Niall cadere con le ginocchia nel fango umido.
I miei piedi si muovono senza che io me ne accorga. All'inizio fatico a fare un passo davanti all'altro, poi corro. Le mie gambe protestano ma so di non potermi fermare.
Negli ultimi metri che mi separano da Niall mi lancio in avanti urlando.
-Fermi! Non sparate! – la mia voce è così distorta che quasi non la riconosco.
Atterro contro Niall così forte che quasi mi si mozza il respiro. Le sue braccia mi stringono saldamente la schiena per evitare che io rimbalzi indietro.
Sento la scarica di proiettili assordarmi e chiudo gli occhi aspettando la fine. Sono contenta di essere almeno tra le sue braccia. È valsa la pena di aspettare tutti questi anni per morire vicino a lui.
Ma la fine non arriva. Apro gli occhi e noto che tutti i soldati russi ci stanno guardando con i fucili puntati verso l'alto. Hanno spostato la mira all'ultimo istante.
-Signorina, si sposti. Quest'uomo deve essere giustiziato – mi dice un uomo in un polacco fin troppo perfetto.
Alzo lo sguardo verso la voce.
-Lei non capisce. Se sparate a lui dovete sparare anche a me – rispondo alzando il mento fiera.
Noto che il soldato mi sta fissando impassibile. Osservo il suo viso nascosto dal berretto militare.
-Andrej! – urlo nello stesso momento in cui lui urla il mio nome.
Mi libero dalla presa di Niall e salto al collo del soldato.
-Sorellina, sei proprio tu? – chiede meravigliato.
-Si, pensavo che fossi morto – gli dico.
Vedo che il suo volto è bagnato di lacrime.
-Come vedi non lo sono – mi dice il mio fratellone – chi è l'uomo che è con te?
Niall si alza e io mi affretto a mettermi vicino a lui.
-Quest'uomo ha salvato la mia vita Andrej. Mi ha nascosta quando hanno portato via tutti gli altri.
Vedo la tristezza e la comprensione negli occhi di mio fratello.
-Capisco – dice – se quest'uomo ha salvato la vita di mia sorella di certo non sarò io ad ucciderlo. Abbassate i fucili ragazzi. Il soldato verrà processato.-
Sospiro di sollievo. Mi volto a guardare Niall e noto che anche lui mi sta fissando.
-Grazie – mi dice.
-Grazie a te, per aver mantenuto la tua promessa – gli rispondo.
Nonostante mio fratello insista per andare a farmi medicare io non voglio staccarmi da Niall. Ho paura che se lo perdo di vista potrebbe scomparire di nuovo.
Restiamo seduti su una panca rovinata dalla pioggia mentre tutti si affannano attorno a noi. Spero che abbiano trovato Harry e che qualcuno si sia preso cura di lui.
Niall mi culla tra le sue braccia muscolose e io piango.
-Helena, smetti di piangere per favore – dice e noto che anche lui sta piangendo.
Affondo il viso nella sua divisa sporca inspirando forte il suo odore.
-Quando ho saputo che ti avevano presa io... ho pensato di morire. Ti ho cercata ovunque. Sono stato in Germania, in Francia, perfino in Italia...-
- io non sono mai uscita dalla Polonia, come sempre – sorrido ricordando una nostra vecchia conversazione.
Lui invece non sorride, mi guarda serio.
-Non sono venuto qui perché ero convinto che se tu fossi arrivata qui non saresti sopravvissuta. Sei così piccola.-
Sento le sue mani attorno alla mia vita e chiudo gli occhi.
-Helen – mio fratello interrompe in nostro momento – dobbiamo andare. Saremo scortati a Varsavia dove il tuo generale verrà processato da una corte contro i crimini di guerra.-
Mi volto verso Niall sorpresa.
-Sei diventato generale?-
-Si, anche se non ho fatto niente per meritarmelo. Questo renderà le cose più difficili. Mi giudicheranno colpevole.-
Mio fratello ci spinge verso un camion dove noto che tutti guardano Niall con fare sospettoso.
-Cosa dici Niall? Sei innocente – ribatto sentendo il cuore congelarmisi per la paura.
Lui mi accarezza dolcemente una guancia.
-Nessuno testimonierà a mio favore – risponde piano, per non farsi sentire.
-Io. Io testimonierò per te – dico impassibile.
Per tutto il viaggio stiamo in silenzio la mia spalla contro il suo fianco. I soldati sono socievoli con me e mi offrono addirittura del cibo.
-Non ingozzarti, Helena – mi ammonisce Niall – ho visto gente morire per questo. Il tuo stomaco non è più abituato.-
E detto questo torna a sprofondare nel suo silenzio glaciale.
Quando arriviamo alla corte di Giustizia mi paro davanti a mio fratello. Accidenti, è alto quasi mezzo metro più di me.
-Posso aiutarti Helen? – mi dice con tono fermo.
-Si, concedimi un'ultima notte con Niall. Ti prego – supplico.
Andrej mi fissa impassibile.
-Lo ami, vero?-
Annuisco con vigore.
-Cristo. Mia sorella innamorata di un tedesco. Mi devi ancora spiegare come hai fatto a diventare sua amica.-
-Non è tedesco – ribatto subito – è irlandese.-
-Questo è da dimostrare – dice lui – va bene, solo per questa notte Helena.-
Così io e Niall veniamo accompagnati in una stanza con un enorme letto bianco e soffice. Stento a crederci.
Niall si siede su una sedia imbottita e fissa il tappeto morbido. Sento il muro che ci divide come se fosse reale.
-D'accordo – dico mettendomi davanti a lui – cosa c'è?-
Lui alza lo sguardo e sotto i suoi occhi azzurri vacillo.
-Ti rendo le cose più semplici Helena. Se mi odi sarà più facile dirmi addio un'altra volta.

Il ponte dei suicidi \\Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora