Niall ed io ci incamminiamo verso la Vistola a braccetto. Senza esitare sale sul marciapiede riservato agli ebrei e cammina tranquillamente, per niente turbato. Tutti al suo passaggio si scostano velocemente, a rischio di cadere in strada e farsi investire. Forse lui fa finta di non accorgersene ma deve pur sentire le mie dita minuscole che affondano nel suo braccio. Tutti mi fissano con odio e stupore.
Vorrei mettermi ad urlare:'Non guardatemi per favore!'
Ma ovviamente mi sento la lingua appiccicata al palato. Rischio di scivolare sul ghiaccio e Niall mi passa un braccio attorno alla vita. Sto per chiedergli di riportarmi a casa quando lui si volta verso di me.
-Certo che fa parecchio freddo per essere dicembre, non trovi?-
Scoppio a ridere gettando la testa all'indietro e scoprendo i denti tanto che Dori mi rimproverebbe di sicuro. Niall mi guarda confuso.
-Cos'ho detto di così divertente?-
Non ha ancora tolto il braccio dalla mia vita. Mi stringo a lui e sento tutto il resto svanire. L'odore nauseabondo scompare e così pure i cadaveri congelati per terra.
-Niente sergente, rilassati adesso – gli dico colpendolo dolcemente sul braccio.
Non ho mai conosciuto nessun soldato che si sarebbe abbassato a camminare di fianco a me su un marciapiede per ebrei. Eppure eccolo qui, alto e fiero nella sua uniforme splendente.
Mi indica un piccolo locale che si chiama La Vistola e mi tiene aperta la porta mentre entriamo.
Subito quello che individuo come il proprietario, un ometto grassoccio e tendente alla calvizie, ci corre incontro affannato.
-Signorina – balbetta – lei non può stare qui. Non è un bar per ebrei.-
Il suo sguardo è puntato sulla stella di Davide che ho dovuto cucire sul cappotto che Niall mi ha regalato.
Senza neanche rimanerci male faccio per voltarmi e uscire. Ormai ci sono abituata, i negozi in cui posso entrare ormai si contano sulle dita. I locali gestiti da ebrei hanno chiuso e in tutti gli altri non è possibile entrare.
Niall mi afferra la mano e mi tira indietro. Sembra arrabbiato.
-Non vede che è con me? Sono un sergente dell'esercito tedesco! – strilla sovrastando l'uomo che sbianca ed arretra.
-Certo, certo sergente, mi scusi, accomodatevi pure.-
Un po' incespicando si fa strada tra i tavolini e ce ne indica uno appartato. Si dilegua in meno di un secondo.
Niall scosta la mia sedia e mi aiuta a sfilare il cappotto.
-Ti sta davvero bene – dice prendendo posto davanti a me.
-Grazie – rispondo ancora un po' impacciata.
Quando arriva il cameriere lui ordina cioccolata calda per entrambi. Non posso far altro che sorridere come un'ebete e pensare a quanto sia fantastico.
-Helen? Ti piace la cioccolata vero? – chiede passando la mano davanti ai miei occhi.
Mi risveglio dal mio sogno ad occhi aperti solo per finire in uno migliore.
-Certo, e l'ho detto – rispondo sorridendo.
Credo di star facendo la figura di una ritardata. Mi sforzo di parlare. Niall invece mi osserva attentamente mentre mangio la cioccolata e aspetta che io finisca per iniziare una conversazione seria.
-Helen devi andartene – dice ad un tratto.
Mi guardo intorno disorientata alla ricerca di qualche pericolo e faccio per alzarmi e infilarmi la giacca. Lui mi blocca dolcemente il polso scuotendo la testa.
-Non intendo adesso – dice con dolcezza ma anche con serietà – intendo da Varsavia, il prima possibile.
-Ne abbiamo già parlato – gli faccio notare con freddezza.
-Lo so – avvicina la sua sedia alla mia e si guarda rapidamente attorno – ma è estremamente importante.
-C'è qualcosa che dovrei sapere? – chiedo. So che sto iniziando a tremare.
Lui scuote la testa e vedo la preoccupazione nei suoi occhi.
-Non posso dirti niente. Però fammi un favore, prepara una borsa e mettici dentro vestiti caldi e tutti i soldi che riesci a trovare. Mi prometti che lo farai?
La serietà e l'insistenza nella sua voce mi fanno preoccupare.
-Lo prometto – sussurro piano.
-Bene – dice lui altrettanto piano – hai della cioccolata sul naso.
E così dicendo mi passa un dito sul naso, lentamente. E la mia pelle va a fuoco.
Una settimana più tardi il mondo come lo conoscevo avrebbe smesso di esistere.
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Il ponte dei suicidi \\Niall Horan
Teen FictionLa storia che state per leggere vi porterà nella Varsavia del '900 ,precisamente durante la seconda guerra mondiale , dove gli ebrei venivano rinchiusi nei campi di concentramento ,ricordati anche come campi della morte. Dal capitolo: -Signorina...