Prologo
Le mie scarpette da infermiera scivolano sul marciapiede giacchiato del quartiere di Śródmieści. Sento la Vistola scorrere sotto i miei piedi mentre raggiungo il ponte dei Suicidi, mi stringo nel mio cappotto leggero per contrastare il freddo pungente, indosso ancora la mia uniforme da infermiera, macchiata di sangue.
Mi sfugge un singhiozzo. È una notte senza stelle qui a Varsavia. Le statue dei Santi disposte lungo il ponte mi guardano minacciose. Di giorno, quando non c'era ancora la guerra e la mamma era viva papà mi portava spesso qui a passeggiare con le mie sorelle.
Sono arrivata. Mi asciugo una lacrima che mi si è ghiacciata sul viso. Afferro la sporgenza di una statua e mi isso sul parapetto. Le mani mi si graffiano e bruciano. Non me ne curo, ormai non importa più. Sospiro e guardo giù. La Vistola si agita scura sotto di me.
- Signorina - dice una voce.
Merda. Speravo di essere da sola. Cioè so bene che molto spesso la gente viene qui a suicidarsi ma avevo inconsciamente sperato di non incontrare nessuno.
Mi volto verso la voce. Aldilà della statua di San Pietro su cui mi sono arrampicata c'è un giovane. Non mi guarda, fissa le acque scure sotto di noi.
- Signorina, lei è troppo bella per mettere fine alla sua vita - mi dice. Ha un forte accento straniero.
- Fin ora la mia bellezza non è servita a molto - ribatto secca - non mi riporterà mia sorella.
Il cuore mi si stringe. La mia Halina, la mia sorellina. Oggi ho pensato di morire di dolore quando l'hanno portata in ospedale su una barella. L'ho riconosciuta per i vestiti di lana che le avevo cucito con tanta cura. Respirava ancora, ma non abbiamo più morfina, non abbiamo più niente. È morta tra le mie braccia.
- Mi dispiace molto per sua sorella. Ha ancora i suoi genitori? - mi chiede cortesemente il giovane.
- Solo mio padre - sussurro.
- Allora dovrebbe tornare a casa da lui. Dev'essere terribile per un padre perdere due figlie nella stessa giornata.
Rimango in silenzio perché so che ha ragione, non posso abbandonare mio padre e mio fratello Bede. Il giovane salta agilmente giù dal parapetto e mi raggiunge in una falcata. Mi porge la mano guantata.
- La prego, non faccia una stupidaggine, mi dia la mano. L'aiuto a scendere.
Scopro che i suoi occhi sono dei un azzurro più intenso del cielo in un giorno d'estate.
Esito. Dopotutto è pur sempre uno sconosciuto. Uno sconosciuto molto gentile certo, ma resta il fatto che non lo conosco. Deglutisco.
- Avanti - mi incoraggia - non potrei continuare a vivere sapendo che l'ho lasciata andare.
Inspiro. Espiro.
- E va bene.
Mi cinge delicatamente la vita con le braccia muscolose e mi lascio sollevare. Mi posa delicatamente a terra vicino a lui.
Esita un istante di troppo a lasciarmi andare ed io arrossisco, nonostante i diversi gradi sotto zero.
Si allontana di un passo e mi sorride. Noto i suoi capelli biondi e la sua pelle perlacea. È molto più alto di me, che sono uno scricciolo. Poi vedo la targhetta applicata alla sua divisa militare.
Arretro spaventata. È un soldato tedesco e io sono ebrea.
È un soldato tedesco e siamo in guerra.
Spero che il prologo vi sia piaciuto che vi abbia incuriosito.
La fan fiction non l'ho scritta io , l'autrice mi ha dato il permesso di pubblicarla su wattpad , i capitoli saranno più lunghi dal prossimo capitolo , spero di svervi incuriosito !Giuls_dream
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Il ponte dei suicidi \\Niall Horan
Teen FictionLa storia che state per leggere vi porterà nella Varsavia del '900 ,precisamente durante la seconda guerra mondiale , dove gli ebrei venivano rinchiusi nei campi di concentramento ,ricordati anche come campi della morte. Dal capitolo: -Signorina...