Capitolo 9

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Butto sulla chaise-longue davanti al letto il mio zainetto e la felpa.
Alloggiamo all'hotel metropole , c'ero già stata con i miei genitori ma noto che hanno fatto delle ristrutturazioni.
La camera è arredata sui toni del bianco freddo ed è presente un balcone privato con la jacuzzi e due sdraio.
"Ti piace la nostra camera" chiede Louis con cautela entrando a piccoli passi , quasi di soppiatto.
"Io non pensavo che..." non finisco nemmeno la frase , tanto l'imbarazzo.
"Tranquilla hai ragione forse è meglio che vada in reception a chiedere un altra suite" afferma subito per poi avviarsi verso la porta ma lo blocco esordendo con un
"non è necessario , dormirò nella chaise-longue".
"Non se ne parla , stai tranquilla.
E comunque di pomeriggio inizi il primo shooting."
Esce dalla camera chiudendo la porta dietro a se.
Non aveva mai parlato di shooting o robe del genere, mi aveva accennato di qualche cena o evento ma non mi aveva avvertita del fatto che avrei dovuto lavorare.
Mi butto sul letto massaggiandomi le tempie per il mal di testa.
Vorrei solo aver fatto sbrigare la questione ad Ade , coi suoi metodi, ma invece mi ritrovo qui, caduta nella mia stessa trappola a rimpiangere ogni mia precedente scelta.
Rassegnata e con lo stomaco brontolante, dato che l'ultima cosa che ho mangiato è stato un pacchetto di patatine in aereo, chiamo alla reception e ordino qualcosa da mangiare, in oltre fornisco anche il mio numero di carta.
Non voglio che lui mi paghi la vacanza , ho le possibilità e lo farò da sola.

Insieme al pranzo ,in camera, mi arriva anche un abito accompagnato da un paio di tacchi.
Un Dolce e Gabbana in stile siciliano assieme a un paio di scarpe della medesima marca.
Consumo il mio pasto appoggiata alla scrivania della camera guardando dal mio Mac qualcosa su Netflix.
Poco dopo qualcuno bussa insistentemente  alla mia porta, apro e vengo travolta da un orda di persone che mi toccano i capelli e il viso dicendo cose del tipo: "le sta meglio il numero 98" ; "secondo me ha il sotto tono freddo , le sta il 51"; "nah è un autunno".
Troppo confusa inizio a guardarmi in giro e riesco a riprendere il controllo.
"Chi siete e perché siete qui ?" Chiedo impaziente spostandomi da tutte le loro  manacce vogliose di capire quale tipo di pelle ho.
"I tuoi truccatori e stilisti , non puoi mica andare in giro così" dice un tipo dalla vaga pelata e molto dubbia virilità guardandomi dall'alto verso il basso.
"No , grazie" faccio per spostarmi ma mi afferrano per le spalle e mi mettono a sedere sulla poltrona.
Hanno iniziato a spennellarmi la faccia con cose strane e spinzettarmi.
Dopo ciò mi hanno praticamente levato i vestiti di dosso e fatto indossare quello che mi era arrivato  in camera per poi scaraventarmi giù per le scale tirandomi verso una meta sconosciuta.
Arriviamo davanti ad una camera esternamente dalle sembianze simili alla mia.
Una delle tante ragazze che mi hanno truccato tira fuori dalla tasca una chiave magnetica per le porte , una specie di badge.
Spalancano l'entrata e mi buttano dentro richiudendo la porta dietro di me.
Lui è sdraiato su una delle sdraio in balcone.
Si era precedentemente messo comodo togliendo la camicia e sostituendo i pantaloni ad una più casalinga tuta grigia.
Il suo materiale era disposto sulla scrivania, diversi note book e dei set di matite colorate e carboncini.
Non mi soffermo oltre e mi dirigo verso di lui.
"Dobbiamo iniziare, sdraiati" dice alzandosi e non guardandomi nemmeno in faccia , per poi andare con cautela dentro la camera e prendere uno dei tanto block notes e qualche matita insieme ad uno sfumino.
"Su , sbrigati non ho molto tempo."
Faccio come mi dice e con aria seccata mi stendo su una sdraio.
Butta via un sospiro reggendosi con una mano il viso.
"Puoi essere più compiacente"
"E tu leggermente più gentile?"
"Sai com'è devo portare un quadro per la mostra di domani e mi hanno avvisato solo cinque minuti fa , quindi pretendo che la mia modella sia accomodante."
Dice alzando i toni.
Mi alzo di scatto e corro verso la porta ma con due falcate riesce a raggiungermi e prima che possa uscire  mi sbatte dentro la stanza tirandomi per un braccio.
Stringendomi il polso mi riporta in terrazza spingendomi giù verso la sdraio.
"Non ti muovere"e tale faccio.
Rimango ferma sdraiata per così tanto tempo che mi appisolo.
A svegliarmi è una carezza leggera alla guancia che poi scivola verso le labbra e le lambisce lievemente.
Schiudo le palpebre e la mano di chi prima in modo rude mi aveva costretta in quella camera mi stava sfiorando mentendo e contrastando all'atteggiamento violento di prima.
Con gli occhi semi chiusi inizio ad osservarlo, i capelli sono grondanti d'acqua , la pelle solitamente chiarissima ha assunto un colore rosato, le vene sul braccio sono più visibili e un asciugamano gli circonda la vita...

𝐼𝑙 𝑝𝑖𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒  𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑚𝑢𝑠𝑎 || 𝐿𝑜𝑢𝑖𝑠 𝑃𝑎𝑟𝑡𝑟𝑖𝑑𝑔𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora