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Vince lo fulminò con lo sguardo, lo sentii stringere le dita delle mani nervosamente lasciando un ghigno malizioso sul volto del detenuto.

Nella testa di entrambi molto probabilmente frullarono cose bizzarre e forse dell'altro sangue, conoscendo mio padre.

Ma nella mia c'era ben altro:
"Perchè voleva che mi avvicinarsi?"
"Che cosa voleva da me?"
"Come mi devo comportare con lui?"

Più mi guardava più le domande crescevano.

Ma il passo di mio padre mi fece tornare alla realtà, si avvicinò silenziosamente a me lasciandomi un po' d'ansia.

-non se ne parla- mi sussurrò, -tranquillo so come fare, ho la mia tecnica- ammiccò, mise una mano sulla mia spalla -questo ragazzo ama giocare, ma odia sentirsi minacciato. Ricorda di mantenere il distacco-

Io annuii, il cuore prese a battere velocemente, le gambe tremarono e gli occhi non smisero di fissarlo.

Ghignò malizioso, mi seguì con lo sguardo fino a sedermi al tavolo paralizzando mi completamente.

Ora eravamo faccia a faccia.

Ruotò leggermente la testa, gli mostrai le mani, il contatto visivo non mancava, lo avevo in pugno.

D'istinto gli sorrisi, lasciai perdere la sua faccia sorpresa e mi riaddrizzai la schiena per vederlo meglio e per mostrare al moro quel lato sicuro e delicato, come mi aveva insegnato mio padre.

Lui era appoggiato allo schienale, con ghigno sul volto si guardó le mani da sotto il tavolo, vide che lo stavo fissando -niente male, biondino- ammiccó irrompendo il silenzio.

Io non gli risposi, feci una faccia leggermente confusa e lo lasciai parlare -come vuoi che ti chiami?- chiese poi, -biondino va bene- risposi solamente.

Lui mi mostró le mani, si leccó le labbra e si avvicinò col busto ridacchiando.

-sai, sei la prima persona che questi stronzi mi lasciano vedere -con freddezza lo fissai e ghignai- posso avvicinarmi di più?- chiese il moro.

Perchè. Cosa significava.
Subito mi scollegai dai suoi magnetici occhi color nocciola, gli guardai le mani per qualche istante, erano piene di graffi e sangue secco.

-ti andrebbe di dirmi cosa le persone come tuo padre ti dicono su di me? Come ti sembro faccia a faccia mh?- disse alzando curioso le sopracciglia, io lo fissai. La testa sembrava scoppiare, una leggera brezza di aria fredda mi attraversò i vestiti.

-hai ucciso la tua ragazza, due anni fa -mi avvicinai al suo viso, mancavano pochi centimetri e lo sguardo si incollò nuovamente- ma vorrei sentirlo dalle tue labbra- aggiunsi.

-e sentiamo, cos'è che vorresti sentire esattamente?-
-se l'hai uccisa veramente- risposi, lui chinò la testa verso il basso e rise, inspirò e mi riguardò -potrei essere stato io come potrei non essere stato io... Potrei sapere chi è veramente l'assassino di Teresa Agnes, forse è tutto un puzzle da risolvere-

Ero totalmente confuso. Se era stato lui ad uccidere la sua ragazza perché la chiamava per nome e cognome, se era stato lui perchè cercava di raggirare il discorso?

-ti ha confuso non è vero?- altri centimetri diminuirono, non mi staccai dal contatto visivo le braccia di entrambi erano incrociate e riuscivo a sentire il suo fiato sulle labbra.
-l'ora sta per finire biondino- aggiunse guardando le sbarre con la coda dell'occhio.

Mi leccai le labbra dal nervoso, più ghignava più credevo di impazzire. -vuoi sapere altro?- chiese

-si-

-e cosa?- chiese ancora.

-perchè non sei come gli altri -lui aggrontò le sopracciglia confuso e ammiccò maliziosamente- sei troppo tranquillo per essere uno che ha ucciso la persona che amava-

Invece di continuare la frase, il signor janson bloccò i miei pensieri -l'orario di visita è finito sceriffo- disse odiosamente, mio padre annuì e allungò il braccio mostrandogli il palmo della mano.

-tu sei più attento del tuo vecchio.. mi piaci! -sorrise sincero, le sue labbra sfiorarono il mio orecchio- spero che continuerai a credere la mia "innocenza" potresti aiutarmi a comporre questo difficile puzzle e scoprire chi mi ha incastrato- sussurrò poco dopo.

Una mano mi strinse il braccio e mi tirò su dalla sedia, vidi il sorriso malizioso del detenuto A2, staccando lo sguardo feci un verso di dolore per la caviglia ma passò dopo aver visto il volto di mio padre.

-noi andiamo- disse solamente.

Subito mi tirò e con passo svelto abbandonammo la stanza.

Fui costretto a seguirlo per molto tempo, quando fummo abbastanza lontani da tutti mio padre mi portò con violenza verso il muro facendomi agitare.

-che cosa ti è preso- dissi con tremore alla voce, -Non ti dovevi avvicinare così tanto a quel ragazzo! Sei diventato matto Newt, poteva ferirti.- mi rispose nervoso.

-ho fatto esattamente quello che mi avevi detto da piccolo! -mostrai le mani davanti al viso dello sceriffo- ho mantenuto il contatto visivo, mi sono dimostrato freddo e senza debolezze, e mi sembra che io abbia la sua stessa età, non penso mi farà qualcosa sai?-

-lui non sapeva un bel nulla su quel maledetto sangue, andiamo a casa Newt-
Disse subito si allontanò da me, ma lo bloccai per un braccio -abbiamo bisogno di sapere cosa nasconde potrebbe aiutarti- continuai, ma mi bloccò con lo sguardo, e mi zittii.

-andiamo a casa Newt! È un'ordine, tu non lo rivedrai mai più-

Graffio Con Il Tuo Nome × NEWTMASDove le storie prendono vita. Scoprilo ora