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Quello che ricordavo.
Tutto quello che avevo sognato era frutti della mia immaginazione, la luce era forte, e non c'era modo di coprire i miei occhi stanchi.
Cercai di guardarmi attorno, ma ero bloccato in una sorta di stanza bianca. Mi guardai le mani, fasciate ma ancora sanguinanti.

Sentivo di nuovo il dolore insopportable.
La testa scoppiava, il petto non si muoveva se non con un'aiuto e le gambe erano come andate. Ero pieno di confusione, volevo sapere dove ero, cosa dovevo fare per uscire o come potevo ritornare dal mio Tommy.

Ogni mio pensiero si rinchiudeva su di lui.
Era stato davvero tutto un sogno o è successo veramente? Speravo in un si, anche se falso.
Lo volevo di nuovo tra le mie braccia.
Ero in preda al panico, vidi solo che bianco, e un sussurro nell'aria gelida. Forse era Autunno, in questa nuova vita.
Come potevo tornare?

Incominciai a camminare, verso una direzione a caso ma più aumentavo il passo, più sembrava di star fermo.

Iniziai a correre, veloce, e più veloce fin quando non iniziò a tremare tutto.
Persi l'equilibrio per pochi istanti, ma poco prima di ritrovarmi sul pavimento, mi svegliai di soprassalto.

-Thomas- gridai, mi guardai attorno agitato, non capivo, il mio primo pensiero era lui, se stava bene, dove era.

Una figura femminile mi si piazzò vicino, fece versi strozzati come se avesse pianto, appena misi a fuoco la vista la ticonobbi.

-Sonya- bobottai, -oh mio dio, non hai oerso la memoria, oh mio dio- disse, velocemente mi abbracciò senza pensarci due volte.

Dopo avermi stritolato ben bene mi spiegò il tutto, del perchè ero in ospedale.

Io ero in auto, che avevo preso da poco. Dovevo andare a cena da mio padre e Thomas mi aspettava lì ma una macchina mi fece sterzare sull'altra corsia, causando un frontale con due auto più grandi, sia avanti che indietro. Rimanendo schiacciato.

Ero rimasto in coma poco più di un'anno.

-E Thomas? La mia famiglia stanno bene?-.
mio pensiero era solo dedicato a loro.

Lei ghignò, sorridente fissò la porta finchè non si aprì.

Due bambine aprirono la porta, una con i capelli biondi e occhi color nutella, il suo nome era Spencer mentre l'altra era con i capelli sul nero e gli occhi erano azzurro cielo, e il suo nome era Teresa.

Un grande sorriso si piazzò su entrambi i volti, gridarono dalla gioia lasciando cadere il cibo sul pavimento. Io risi, delle lacrime mi graffiarono il viso e le abbracciai.

-Ciao bestioline -dissi stritolandole d'amore- Papà è tornato, shh tranquille-.

Il cuore mi si riempì di felicità, e serenità.

Lui era sullo stipite della porta a fissarci fiero.

-guarda che ti ho visto mentre ti asciugavi le lacrime, micio- gli dissi, mentre accarezzavo le teste morbide delle mie due figlie.

Lui non disse nulla, mi guardava e avanzava piano verso di noi. Mia sorella si mise da una parte per farlo passare, si avvicinò al letto e si chinò poggiandosi ad esso.

Stette in silenzio, solo gli occhi riuscivano a parlare, e noi li capivamo.

Allungai una mano sul suo viso, con il pollice gli accarezzai la guancia e rimasi a fissarlo.

-Ciao- dissi, non volendo distogliere i nostri sguardi, -ciao-.

-Nonno Vince è qui fuori, ci ha regalato la sua divisa per festeggiare Halloween- sbraitò felice Teresa. Io subito finsi un sorriso, e guardai confuso Thomas -gliel-ha regalata?- chiesi subito..

Lui cercò di parlarmi ma la porta di aprì nuovamente, un dottore in divisa bianca avanzò -allora dono vere le voci che giravano- disse seguito d amoo padre.

-perchè hai regalato la tua divisa alle bambine?- chiesi ignorando non volontariamente il dottore.

Vince sospirò rumorosamente, -Papà hai perso il lavoro?- chiesi subito preoccupato, non capivo.

-Newt, frena. Non l'ho perso, sono solo andato avanti, Thomas.. mi dta dando una mano-.
-in che senso, non capisco- borbottai, mettendo una mano su quella del mio ragazzo che al contrario mi sorrideva, ero decisamente in tilt.

-Amore, sono il nuovo sceriffo- disse orgoiosamente felice, mentre si dondolava con il bacino.

Io soalancai la bocca. Non ci credetti, Cercai di borbottare qualcosa per congratularmi ma non feci altro che orendergli il viso.

Ci baciammo, con passione e dolcezza, al contrario di Teresa e Spencer che si coprivano sorridenti -prendetevi una stanza, ci sono dei bambini- trillò la bionda.

Tutti ci mettemmo a ridere, lasciandomi scappare un pò di tosse, il medico avanzò, e mi lasciai visotare con la conclusione che se tutto andava bene, potevo uscire dall'ospedale entro due lunghissime settimane.

Poco dopo Sonya e Papà mi lasciarono da solo con Tommy e le bambine.
Molti minuti li passammo a ridere e al parlare del coma per poi prenderci in giro, ma una domanda mi incuriosì.

-Che cosa hai sognato durante il sonno, papà?- chiese una delle bambine, io le guardai solo.

Strinzi le loro manine delicate, ci scambiammo dei sorrisi permanenti, e immaginai una colonna sonora per incitare il sogno.

Lo stomaco si annodò, le mani vagavano ovunque e gli sguardi sprizzavano gioia intrigante, iniziai a raccontare della prigione, del sangue, di Halloween ma stando comunque attento al non distruggere o rovinare l'infanzia delle bestioline.

Raccontai del nostro primo incontro fino ad arrivare alla nostra ultima conversazione, tutto partendo da una casa grande, pulita s piena di mistero.

L'orario di visita finì.
Le bambine si addormentarono a metà racconto, sulle nostre braccia. Il moro era poggiato sul mio fianco mentre mi accarezzava, lasciandomi la pelle d'oca.

-Amore- chiamò sbloccandomi i pensieri -tu ricordi le ultime parole che ti ho detto prima dell'accaduto?-. io ci ripensia su.

Lo guardai dritto negli occhi, sorrisi rosso in viso come una foglia d'autunno.
-era tutto imperfetto, ti dava così fastidio che fosse successo in macchina...senza pianificare il tutto in modo dolce e romantico come volevi- dissi balbettando, sorridendo come un ebete.

-ma le parole esatte me le ricordo -poggiai la testa sulla sua spalla- ogni singola e deliziosa tua parola, Tommy-.

Graffio Con Il Tuo Nome × NEWTMASDove le storie prendono vita. Scoprilo ora