Chapter 1: Mom's okay.

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Iris

Il rumore delle onde del mare che finalmente raggiungono la sabbia morbida del bagno asciuga, mi rilassa. Lo ascolto ad occhi chiusi, come se riuscissi in qualche modo a sentire ogni singola bollicina infrangersi.

E in un'attimo, ripenso a quando ero in quella spiaggia, quando stavo per ricominciare, lontano da quella villa e da mio padre, prima di partire per Los Angeles.
Forse, era meglio se non fossi partita.

Inconsapevolmente, con il pollice della mano destra comincio a toccare quella piccola pietra nera, che in qualche modo è riuscita a farmi ancorare al passato in modo morboso.

Lui è lì dentro.

Apro gli occhi, di scatto, impedendomi di ripensare a quella figura che è riuscita a farmi soffrire più di qualunque altra persona io abbia incrociato nella mia vita, e osservando malinconica la spiaggia di un posto di cui non mi ricordo il nome vicino a Viareggio, in Toscana.

Guardo i miei piccoli diavoletti giocare e correre divertiti insieme a Wolf, il mio amato lupo cecoslovacco, che si è fatto abbastanza vecchio in questi anni, ma che gioca come se fosse ancora cucciolo. Guardo l'orologio.

Cazzo, è tardi.

«Ragazzi! Andiamo, sennò facciamo tardi!» richiamo i miei figli e loro, tra una lamentela e l'altra, dopo essersi accuratamente sciacquati i piedini dalla sabbia, si rimettono le scarpe e infilano in macchina. Richiamo anche Wolf che appena apro il bagagliaio, che è così grande da permettergli anche di sdraiarcisi, salta su.

Chiudo in fretta la portiera e poi entrò in macchina al posto del guidatore, e dopo aver acceso la macchina ed essermi assicurata che i bambini abbiano la cintura, parto e sfreccio nelle strade toscane della mia amata Italia.

Mi mancherà questo posto.
Ha permesso che la mia vita rinascesse, che finalmente la felicità arrivasse anche alla mia porta.

Ma, quando ho saputo del matrimonio di mio fratello con Angelica, il mio cuore quasi esplodeva dalla felicità.
E adesso mi sento pronta, anzi prontissima, a rivedere ogni singola persona che mi ha accompagnato in quegli anni bui.

Sono certa che niente e nessuno possa rovinarmi questa vacanza, anche perché so con certezza che lui non ci sarà. Non è possibile che i miei fratelli lo abbiano perdonato dopo quello che mi ha fatto, quindi sono tranquilla e certa del fatto che non lo rivedrò mai più.

Lo ami ancora però.

Una vocina mi infastidisce, flebile e sottile, in un angolo remoto della mia testa, ma spietata.
Non gli do ascolto, e continuo a concentrarmi sulla strada, e in poco tempo mi ritrovo di fronte alla mia villa bianca.

Aziono il telecomandino che fa aprire automaticamente il cancello a poi entro nel vialetto con la macchina.
Rimprovero i bambini, che non la finiscono di bisticciare e li faccio scendere, ma iniziano a rincorrersi come pazzi scalmanati nel giardino verde e curato.

«Piccoli non fatemi venire lì!» grido aprendo la portiera a Wolf che salta giù da bagagliaio, e poi la richiudo con forza visto che i due diavoletti non mi vogliono assolutamente dare ascolto.

«Ora vi faccio vedere io, piccoli indisciplinati» cammino velocemente e a pugni serrati lungo i fianchi, con i tacchi che sembrano quasi bucare la terra, avvicinandomi velocemente e innervosita ai piccoli diavoli che si stanno rotolando nell'erba.

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