Chapter 9: Selfish Choices

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«Mamma?» sento una vocina chiamarmi dall'altra stanza, da dove provengono rumori di piccoli passi decisi, segno che i gemelli sono rientrati, e ovviamente riesco subito ad attribuirla ad Hunter, uno dei miei bellissimi gemelli. Quindi, in un modo assurdamente rapido, mi muovo ad alzarmi e ad asciugarmi le lacrime che hanno solcato le mie guance, sporcandole del nero del mascara e della matita che fino a poco fa risiedevano nei miei occhi.

«Arrivo tra un attimo» annuncio, e non posso che maledirmi mentalmente per la voce tremula che non ho saputo trattenere. Spero solo che non se ne siano accorti.

«Tutto bene, Iris?» Tutte le mie speranze vanno letteralmente in fumo a quella domanda, pronunciata dalla voce che riconosco appartenere a Celine. Cazzo, questa non ci voleva.

«Sì, sì, tranquilla Celine, è solo che sono scivolata e ho picchiato per sbaglio il ginocchio, ma sto bene» appurando di essere presentabile, tralasciando gli occhi leggermente gonfi e rossi per cui non sono riuscita a fare nulla, esco dal bagno, pregando chiunque sia lassù di non farsi beffe di me per almeno qualche minuto della mia vita.

Mi stampo sulla faccia un sorriso ampio, che si realizza solo quando i miei bambini si fiondano sulle mie gambe, abbracciandomi.

«Oh, wow, non sapevo sapessero essere così affettuosi con qualcuno queste bestioline» ride leggermente la mia amica, ma la sua risata si spezza leggermente quando mi guarda in faccia.

Subito la ammonisco con gli occhi, dicendole silenziosamente Non difronte ai bambini. Dopo.

Un sospiro di sollievo leggero lascia le mie labbra quando, dopo aver palesemente afferrato ciò che ho tentato di comunicarle, annuisce in modo impercettibile.

Al chè, guardo in basso. Dove trovo due paia di occhioni verdi smeraldo, esattamente come i miei, osservarmi dal basso. La cosa che mi sorprende di più però, è il sorriso splendente che adorna dolcemente il viso dei miei figli, e quel velo di felicità luccicante che fa brillare quelle gemme dei loro occhi.

E tutto ciò non fa altro che, in modo irreversibile, rendermi felice a mia volta, a dismisura, rallegrandomi di conseguenza questa assurda e orribile giornata.

Solo loro sono in grado di rovesciare le mie emozioni, come i tornado sanno rivoltare le strade, o come le valanghe sanno rovesciare le montagne, e so che loro saranno sempre le mie piccole ma grandi calamità naturali personali, ma non potrei essere più che felice di averli nella mia vita.

«Lo so, lo fanno solo con me» sorrido una seconda volta a quel pensiero, e questo si amplia quando, facendo gli offesi orgogliosi, i miei figli si staccano da me, incrociando le braccia al petto e imbronciandosi all'unisono.

«Mamma, così ci fai passare per degli sfigati mammoni» assottiglio gli occhi a quella frase acida di Harry, e mi porto teatralmente una mano al petto, improvvisando un'espressione offesa.

«Non sia mai che la vostra povera mamma vi metta in imbarazzo, santo cielo che vergogna! Beh, la prossima volta che vuoi un'abbraccio, ti invito a chiederlo a tuo fratello se mi disprezzi così tanto» lo sfido con lo sguardo, sorridendo sotto i baffi, e dopo pochi secondi, come mi aspettavo, abbandona la faccia da finto duro, e mi riabbraccia una gamba.

«Scusa, scusa, mamma! Non lo dirò mai più» sorrido soddisfatta a quell'arrendevolezza, e poi mi giro verso Hunter, che ancora manteneva quella posizione difensiva e il viso imbronciato.

«Vorresti commentare pure tu, Hunter?» Chiedo, alzando un sopracciglio, in un'espressione di sfida di chi la sua lunga, e lui sbuffa, probabilmente irritato dal fatto che avrei una risposta a tutto quello che avrebbe potuto dirmi, e distoglie quindi lo sguardo.

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