Chapter 4: Cowardice

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Iris

Rivedere Javier è stato stupendo, ma incontrare e abbracciare con le lacrime di gioia sgorgare dagli occhi i miei cresciuti, cambiati e amati fratelli e amici è stata tutta un'altra storia.

Li osservo uno ad uno, mentre le loro voci si mischiano nella mia testa, le loro braccia mi circondano, mi stringono, mi riscaldano di affetto.
Li riesco a vedere tutti: Jacob, Thomas, Angelica, Celine, Louis, Harry, Hero, Loren, Josephine (anche se non mi spiego perché ancora sia qui, ma mi ha fatto piacere rivedere anche lei), Alexa, Taylor, i gemelli Sprouse, Shawn... Cameron...

E anche se con molti di loro avevo degli affari in sospeso, mi sono lasciata un po' andare all'emozione con tutti. Anche se, con Cameron, proprio non ci sono riuscita.
Dopo lui, tra le persone che vivevano in quella casa, Cameron è stato quello a farmi soffrire di più.

Tradimento, è questa la parola che continua a martellarmi forte e potente dopo che i nostri occhi si incrociano mentre sto passando i miei su tutta la folla che mi circonda.

«Iris» una smorfia di fastidio mi predomina per un solo secondo leggermente la faccia a sentirmi chiamare in quel modo dopo tanto tempo, ma il mio sguardo gelido rimane solido, anche difronte al suo arrossato e in procinto di lacrimare.

«Cameron» la mia faccia è impassibile, immutabile persino quando una lacrima luccicante gli attraversa il viso. Dentro di me mi sto dannando per il fatto di starlo facendo penare in questo modo, ma non sono ancora pronta per perdonarlo.

Mi ha tradita, insieme a lui poi.

«Mi perdonerai mai?» chiede, a limite del pianto che sto osservando crescere sempre di più tra le gonfie palpebre dei suoi occhi ambrati, eppure io non trovo il coraggio di rispondergli, o semplicemente una risposta alla sua domanda. In questi anni, nonostante il dolore che mi ha provocato insieme agli altri, la sua mancanza all'interno del mio cuore si è fatta molto sentire.

In fondo, è pur sempre stato il mio migliore amico e la mia prima volta.

Il legame che mi lega a lui, in qualche modo, è indissolubile e inscindibile. Ho provato a spezzarlo in qualche modo, eppure rimaneva rigido e immutabile nel profondo della mia anima tormentata.

Lui si volta, e anche se non vorrei, mi impongo di lasciarlo andare. Così, mi riconcentro sugli altri, che ancora con le lacrime agli occhi mi stanno scrutando, magari per intravedere in qualche modo la mia reazione alla vista di Cameron, eppure io rimango immobile e non scrutinabile dinanzi ai loro occhi.

Ma, dopo pochi secondi, una voce tuonante e estremamente bassa, riempie la sala e fa cadere un silenzio glaciale in essa.
Tutto sembra fermo, non si muove più niente: ne le persone intorno a me, ne io e nemmeno i miei pensieri.

«Che cazzo sta succedendo Cam?»

L'unico in movimento che riesco a percepire in questo momento è il mio cuore, che sembra essersi riacceso ed aver ripreso vita improvvisamente dopo un lungo tempo, e il suo ritmo martellante all'interno della mia cassa toracica aumenta sempre di più, forse per la paura di aver veramente riconosciuto quella voce o per la speranza di non averla davvero sentita.

Però, appena mi giro, la continua tempesta che si scatena da sempre nei pozzi interminabili e infiniti che sono i suoi bellissimi e sconvolgenti occhi mi travolge, e mi sembra di star affogando improvvisamente in essa.

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