Capitolo 8;

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"Era come se mi avessero strappato il cuore dal petto.
Faceva male, tanto male."


Guardai allibita l'uomo che avevo davanti ai miei occhi.
"Andrew.." dissi poggiando una mano sullo stipite della porta per reggermi -la vista che avevo davanti mi aveva leggermente scosso- "Andrew hai bevuto?"

Dire che Andrew non mi considerò era dire poco. In quel momento sembrava in un mondo totalmente a parte, come se io non fossi li con lui in quella stanza e non gli stessi nemmeno rivolgendo la parola. Era come se avesse emarginato tutto ciò che era intorno a lui, lo potevo vedere dal suo sguardo vuoto e perso.

Reggeva in mano una bottiglia di vetro e potevo chiaramente vedere che c'era ancora del liquido dentro.
Stava camminando avanti e indietro e sembrava bisbigliare qualcosa, come se stesse recitando una qualche formula che solo lui sapeva.
Poi improvvisamente si bloccò, si guardò intorno e con un gesto brusco e violento scaraventò la bottiglia contro il muro che si frantumò in mille pezzi e sporcò tutto il muro e il pavimento.

Sussultai per il gesto improvviso e mi alzai dallo stipite della porta, poggiando poi la mia schiena contro il muro freddo.

Forse è meglio se me ne vado e lo lascio in balia a sè stesso..

Feci così strisciare il mio corpo contro il muro, arrivando così alla porta senza aver fatto il minimo rumore ma, appena mi voltai per attraversare la porta, diedi una sonora e violenta spallata contro lo stipite attirando così la sua attenzione.

Mi portai una mano sulla mia spalla dolorante e la massaggiai lentamente "Ouch.."

"Bene bene" disse la roca ed alta voce di Andrew "Allora non sei morta"
Mi girai di scatto verso di lui, guardandolo con la bocca spalancata.
Ma che diavolo gli prendeva? Aveva voglia di scherzare o cosa?

Deglutii a fatica la poca saliva che avevo, visto che la mia bocca era totalmente asciutta.
Non avevo nemmeno il coraggio per ribattere, me ne stavo lì, sulla soglia della porta del salotto ferma immobile con una mano sulla spalla, aspettando che Andrew continuasse con la sua scarica di insulti o altro.

Forse stavo aspettando anche una spiegazione, ma era un'aspettativa un po' troppo irrealizzabile visto le condizioni con cui si presentava in quel momento.

Però Andrew non disse nient'altro, si limitò a passarsi una mano nei capelli e a scompigliarli ancora di più.

Presi un lungo respiro e feci un passo in avanti "Su Andrew, ti accompagno a letto."

"No! Lasciami s-stare!" si lamentò lui facendo un passo indietro.
"Hai chiaramente bevuto troppo.. non ti reggi nemmeno in piedi! Su fatti aiutare!" dissi io cercando di farlo ragionare, ma fu abbastanza inutile quando, con un colpo secco, Andrew fece volare in aria una sedia di fianco a lui.

Oh santo cielo..

"Smettila Andrew!" lo rimproverai avvicinandomi cautamente a lui "Distruggere casa non ti aiuterà a niente"
"E tu che ne sai?" sibilò lui
Aggrottai la fronte "Lo so e basta. Su fatti aiutare"

Andrew scosse la testa e, per la prima volta da quando avevo messo piede in quella casa, afferrai Andrew con forza dalle spalle, disobbedendo così ad uno dei suoi ordini -Non toccarmi mai, mai, a me no che non stia sanguinando sul portico di casa. In quel caso si, se no non toccarmi, chiaro?-

"L-lasciami.." biascicò lui dimenando le spalle ma non gli diedi retta, gli presi un braccio e me lo misi attorno alle mie spalle, trascinandolo poi fuori dal salotto.

Dopo essermi beccata un pugno sulla spalla già dolorante ed essermi fatta insultare in tutti i modi possibili ed immaginari, finalmente riuscì a far sdraiare Andrew sul letto della sua stanza.
Ovviamente non lo spogliai, gli tolsi solamente le scarpe e gli buttai una coperta di lana sopra.

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