Capitolo 12;

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Cercai goffamente di non inciampare sull'orlo del vestito mentre scendevo i primi gradini, reggendomi con una mano sul manico freddo.

Continuai a scendere i vari gradini -a parere mio infiniti- fin quando non scorsi una dozzina di uomini pelati intenti a parlare animatamente a vicenda.

E fra tutta questa baraonda di giacche nere e auricolari all'orecchio, spiccava un Justin annoiato poggiato contro il muro, intento a giocherellare con il suo telefono.

Il suo broncio e la fronte aggrottata gli davano un aspetto tenero, mentre la giacca elegante con cravatta e i Jeans larghi a vita bassa gli davano un'aria decisamente troppo sexy.

Troppo.

Nel frattempo continuavo a scendere i gradini e, quando mancavano poco più di due gradini, un 'Santo Dio' mi fece scattare la testa, incrociando così tutti gli occhi dei pelati puntati su di me, più quelli del sexy Justin.

Arrossii imbarazzata e continuai a scendere gli scalini -ancora più goffamente- e raggiunsi velocemente Justin a testa bassa, sotto gli occhi indagatori dei presenti.

Quando gli arrivai di fronte, alzai lo sguardo sino ad incrociare i suoi inconfondibili occhi ambrati e, per mia sorpresa, lo trovai con la faccia da pesce lesso -se così si poteva dire-

Feci un cipiglio "Justin?"

Lui scosse la testa e si riprese, come se gli avessero buttato addosso un secchio d'acqua gelida in pieno volto.

"S-si.. si. Ce ne hai messo di tempo."

"Oh, si scusa. Avevo i capelli troppo incasinati a parere di Khristine." dissi cercando di alleviare una certa tensione nell'aria che non seppi dire a che cosa era dovuta.

"Bene." disse lui spostando lo sguardo da me agli altri uomini nella sala, che non avevano smesso un attimo di guardarci con curiosità.

"Allora? Non avete del lavoro da fare?" sbottò Justin irritato

Come se avessero visto uno scorpione, metà dei presenti si dileguò velocemente, alcuni quasi corsero via.

Mentre gli altri staccarono lo sguardo e ripresero a parlare con il compagno, in maniera imbarazzata.

"Chi sono?" chiesi curiosa.

"Persone." mi rispose secco prima di afferrarmi per il braccio e trascinarmi via da lì.

..

L'intero viaggio in macchina fu silenzioso e stranamente tranquillo interrotto solamente dalle varie occhiate che Justin mi lanciava.

Cercai anche di accendere la radio per rompere il silenzio, ma lui me lo impedì con un 'non toccare la mia auto.'

E quando cercai di allacciarmi la cintura lui mi guardò storto prima di ridermi in faccia, per un motivo a me sconosciuto.

Il viaggio durò poco più di venti minuti e, arrivati davanti ad un grande cancello di ferro battuto sorvegliato -a mia sorpresa- quattro uomini con vestiti militari e fucili in mano -manco fossimo in Afghanistan- Justin abbassò il finestrino e si rivolse ad uno degli uomini, che, appena vide Justin, corse come una furia ed assunse un'aria di puro terrore misto rispetto.

Manco si trattasse di Gesù Cristo.

"Signore." disse la guardia portandosi la mano sulla fronte come saluto.

"Dimmi che non ci sono più di cento persone." si lamentò Justin.

"Ce ne sono parecchie, per ora abbiamo raccolto centosettantadue inviti tra cui ogni uno aveva una compagna, signore."

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