Emisi un sospiro profondo ed aprii la porta di casa -dopo aver racattato la chiave che nascondevo sotto lo zerbino nel caso Andrew non fosse in casa e, come in questo casa, per non farmi sentire da lui-
Camminai in punta di piedi nella penombra del corridoio, con le scarpe salde nella mia mano, e raggiunsi in silenzio la mia stanza.
Lasciai uscire un sospiro che avevo trattenuto durante tutto il tragitto fino alla mia stanza e, goffamente, mi sedetti sull'orlo del letto.
Notai che indossavo ancora il bellissimo abito da sera -miseramente macchiato di rosso- e una domanda mi balenò in mente.
Perchè ce l'avevo ancora io? Infondo, non mi apparteneva e costava un po' troppo per poterlo tenere.
Decisi di lasciar stare questi piccoli e banali problemi e me lo sfilai di dosso e, dopo essermi infilata il pigiama, lo piegai e lo poggiai sul comodino, con l'intenzione di ricordarmi l'indomani di lavarlo a mano, in modo che non si rovinasse in lavatrice e poi più tardi avrei pensato cosa farmene.
Mi adagiai sotto le coperte e cercai di chiudere gli occhi, di prendere sonno, ma fu tutto invano.
Nonostante l'ora sul comodino segnasse 01:14, il sonno ancora non si decideva ad arrivare e al suo posto c'erano c'erano due bellissime e gelidi occhi castano chiaro che non la smettevano un attimo di guardarmi con disprezzo.
La mattina dopo non mi alzai e, nonostante fosse una giornata scolastica, decisi di restare a letto.
Forse era dovuta alla codardia e paura di poter rincontrare Justin o semplicemente non volevo parlare con nessun essere vivente.
Così spensi la sveglia e tornai a dormire, o meglio dire, cercai di dormire: quella notte non avevo fatto altro che rigirarmi nel letto e pensare alle parole di Justin, di Dan, di suo padre e di tutte le altre persone.
Non mi resi conto di essermi addormentata fin quando il mio cellulare prese a squillare, facendomi quasi urlare per lo spavento improvviso.
Rotolai su un fianco e, con estrema stanchezza, tirai fuori la testa da sotto le coperte e afferrai il telefono da sopra il comodino e risposi, senza nemmeno guardare chi mi stesse chiamando.
"Pronto?" dissi con voce roca ed impastata dal sonno.
"Anjelie! Ommioddio, stai bene!" disse la voce squillante di Khya
"Si sto bene.." borbottai strofinandomi gli occhi con una mano.
"Oh Santo Dio.. perchè cavolo non mi hai chiamata ieri! Ti avrò lasciato centinai di messaggi in segreteria! Non sai quanto mi sono preoccupata.. sicura di stare bene? Sei ferita? Ti ha fatto del male? Perchè la tua voce è così debole?! Ho bisogno di sa-"
Non la lasciai finire "Khya, calmati. Sto bene, stavo solo dormendo."
Ci fu un attimo di silenzio dall'altro capo del telefono.
"Come dormendo?" Khya parve confusa "Ma sono le due passate del pomeriggio.. perchè diavolo hai dormito tutto il giorno?! Sei stata con lui fino a tardi? Cristo.. sei ferita?!"
Tutta quella preoccupazione verso i miei confronti, in un certo senso, mi rasserenò.
In fondo non ero sola, avevo ancora qualcuno che si preoccupava di me.
"Sono tornata tardi" mi giustificai "E non ho dormito bene, per questo ho dormito fino ad adesso e ho saltato la scuola."
"Mmm, non sei ferita vero? Continui a non rispondermi."
"No.. cioè, sto bene. Fisicamente."
"Fisicamente? Mi stai dicendo che quel pezzo di merda ti ha detto delle cose che non doveva dire?! Lo ammazzo."