Quando ci staccammo da quel bacio improvviso e bisognoso, fu come se un improvviso senso di vuoto si impossessò del mio corpo e fui costretta a poggiare una mano sul petto di Justin per reggermi e non cadere dalle mie gambe che si erano improvvisamente tramutate in gelatina.
Era come se l'improvvisa mancanza di contatto con le sue labbra mi avesse fatto quest'effetto, come se avessi bisogno della sua vicinanza per reggermi in piedi.
Già, era assurdo.
"Tutto bene?" mi chiese lui notando il mio improvviso attaccamento al suo torace tonico.
Mi allontanai imbarazzata ed annuì "Solo un improvviso senso di vuoto, non è niente."
Justin annuì poco convinto e si infilò le mani nelle tasche dei suoi jeans a vita bassa "Allora possiamo tornare dentro."
"Dentro?" mi mordicchiai il labbro ed abbassai lo sguardo sulla grande macchia di vino rosso sul mio vestito "Non credo.. penso che sia meglio che io resti fuori."
"No." il suo tono si era fatto più duro "E' pericoloso, vieni."
E, senza darmi la possibilità di ribattere, mi prese per mano e mi condusse di nuovo dentro la casa allestita per la grande festa.
[..]
Mi ritrovavo a parlottare annoiata con cinque diverse ragazze, di tutte le età -dalla ragazza di vent'anni alla vecchia anziana sulla sessantina- e non avevano fatto altro che parlare di parrucchiere, cani pelosetti e bianchi, il conto in banca del marito-compagno, della grandezza della festa-ballo.
Cercai con lo sguardo disperato Justin, sperando che mi venisse a portare via da quel gruppo di donne snob e viziate ma, quando lo vidi in lontananza in compagnia di suo padre ed un altro uomo che bevevano Chapagne e parlavano con aria seria, decisi di lasciar stare e dedicarmi a Zoe che parlava di quanto suo figlio era bravo a giocare a tennis -aveva solo nove anni suo figlio, povero-
Dopo che Justin ed io eravamo ritornati nella sala -sotto lo sguardo curioso dei presenti- eravamo tornati al nostro tavolo ed avevamo mangiato, mentre lui e gli altri presenti parlavano di entrate ed uscite dei soldi, disposizioni di sicurezza nello stato -non saprei dire perchè parlassero di questo- e su come convincere le persone che Jupiter era la salvezza -e qui avevo aggrottato la fronte, i loro discorsi erano insensati-
Dopo di chè Justin mi aveva lasciata insieme a quelle ragazze/donne ed aveva insistito -oserei dire minacciato- che non dovevo muovermi di lì.
E ora, dopo quasi un'ora di chiacchiere inutili e occhiate curiose e di disprezzo che quest'ultime mi avevano lanciato, decisi che era arrivato il momento di rinfrescarmi la gola con un drink.
Se non volevo strangolare una di loro, dovevo bere.
"Ho bisogno di bere." dissi e, senza neanche aspettare una risposta dalle ragazze, me ne andai verso il bar allestito per la serata.
Una volta arrivata al bar poggiai i gomiti sul bancone e mi rivolsi al barista con aria annoiata "Qualsiasi cosa tu abbia di forte, per me va bene." e, dopo che il ragazzo mi aveva strizzato l'occhio con fare malizioso si era messo a mescolare vari tipi di alcolici, mi versò il contenuto nel bicchiere accompagnato da un ridicolo ombrellino.
"Ecco a te bellissima." mi disse e, dopo aver farfugliato un 'grazie' mi girai e mi incamminai lontana da lì, alla ricerca di un posto appartato ed isolato in cui potessi stare in santa pace.
I miei occhi caddero sulla grande vetrata che dava su un balcone e, senza pensarci due volte, mi diressi verso di esso. Con mia fortuna constatai che era vuoto ed automaticamente mi diressi verso la staccionata di pietra e mi ci poggiai sopra con i gomiti.