Undici

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tw: suicidio

23 Agosto 1977

Era una giornata fredda.
O forse calda.
Adeen non capiva più nulla.
Gli ultimi mesi si erano ridotti a giornate identiche e si sentiva dentro un incessabile loop.
Non ricordava l'ultima volta che aveva sorriso e faceva fatica ad alzare il suo sguardo da quel punto della cella.

Spesso non aveva nemmeno la forza di mangiare e si ritrovava a non mangiare per tre giorni di seguito senza accorgersene.
Non capiva più quando fosse giorno o notte, era tutto uguale.

Maledettamente uguale.
Giorno dopo giorno dimenticava chi fosse.
Tutti i ricordi felici sembravano scomparire e si trovava sempre con un qualcosa in meno di sé.

Si sentiva derubata, derubata dei suoi ricordi.

Da quando era ad Azkaban vedeva le due emozioni scomparire, strappandosi dalla sua carne.
Era molto peggio di qualsiasi cosa avesse mai provato, non si arrabbiava, non piangeva, non rideva, non si annoiava.
Era vuota, era ricoperta da un terribile e infinito silenzio che piano piano la portava al degradamento psicologico.

Era come un vaso rotto. Tutti i pezzi per terra e impossibili da rimettere insieme.
Anche se qualcuno vi avrebbe tentato quel vaso non sarebbe mai tornato come nuovo, sarebbe rimasta sempre qualche crepa come prova della sia rottura.

Quel vaso era il cervello di Adeen.

Troppi pezzi rotti e nessuno che voleva sistemarli.

Era certa che se l'avessero torturata a sangue non avrebbe provato nulla, ormai la mente era andata e del corpo non rimaneva nulla che un ammasso di ossa e carne.

Vedeva cadaveri di uomini trascinati e buttati poi in mare e Adeen sperava sempre di più che presto il cadavere in mare fosse il suo.

Non aveva nessuno motivo di rimanere in vita, non aveva una famiglia, Nik era morto per colpa sua, lei era morta.

Poche settimane prima in un gesto disperato aveva rubato un coltello a una guardia e si era tagliata il braccio.
Per pochi attimi si sentì sollevata pensando che finalmente sarebbe morta ma qualcuno entrò nella cella a fermare il sangue.

Non lottò nemmeno per fermarli, non aveva le forze.

Si guardò la benda sull'avambraccio e desiderò che non l'avessero salvata.
Non sarebbe sopravvissuta a un'altra settimana.

Alla terza settimana aveva aggredito delle guardie e ne aveva uccisa una e mandato il ospedale un'altra.
I dissennatori poi l'avevano massacrata quasi fino a ucciderla.

Dopo quell'evento la spostarono in una cella completamente vuota e le misero le catene anche ai piedi.

Non si poteva nemmeno spostare di un metro che le catene la bloccavano.
Non c'erano finestre e era immersa ventiquattro ore su ventiquattro nel buio.

La porta si aprì con uno scatto della serratura.

Adeen abbassò la testa per impedire che la luce le ferisse gli occhi, l'ultima volta si era quasi accecata.
I capelli sudici le coprirono il volto mentre sentiva dei passi a pochi metri da lei.
Cercò di alzare lo sguardo ma subito si ritrasse, le facevano male gli occhi.

«Non è prudente stare qui. Avete solo pochi minuti. Usateli bene.»

Silente annuì e congedo la guardia con un gesto della mano.
Il mago era in compagnia di altri Auror, Moody e Potter.
Gli stessi che avevano scoperto l'esistenza di una Grindelwald.
Adeen notò anche Minerva McGranitt, non capì cosa ci facesse lì.

«Ciao Adeen.»

Si stupí di quanto il suo nome le risultasse una cosa così estranea.

«So che gli ultimi mesi non sono stati facili per te, sono qui per aiutarti.»

Ascoltava senza muovere un muscolo.

«Voglio proporti un accordo, tu farai qualcosa per noi e noi ti faremo uscire.»

Il suo cuore perse un battito.

Mi faranno uscire. Mi faranno uscire. Mi faranno uscire. Mi faranno uscire.

«Dato che non hai avuto un'educazione adeguata ti faremo andare ad Hogwarts fino alla fine dell'anno scolastico.»

E dimmi Silente, cosa volete in cambio?

Non diede voce ai suoi pensieri, al contrario non fiató e la cella ritornò nel silenzio che aveva accompagnato Adeen per quasi un anno.
Pochi minuti dopo non aveva ancora parlato e probabilmente se ne stavano per andare.

«Cosa volete?»

La gola secca le bruciò e notò come la sua voce fosse bassa e neutra.
Piano piano alzò la testa osservando l'uomo tra i ciuffi dei capelli.

«Voi mi farete uscire da qui, io cosa dovrò fare per voi?»

Silente incrociò le dita.

«Lo saprai a tempo debito Adeen. Accetti?»

Il suo cervello riprese a muoversi, non si sarebbe venduta così facilmente.

«A una condizione.»

«Non sei proprio nella situazione di fare delle pretese Grindelwald.»

Moody era particolarmente scontroso perciò lei lo trattò nello stesso modo.

«Bene, allora ritornate da dove sei venuto e quello che so morirà con me in questa cella.»

Silente invece fu più paziente, probabilmente teneva molto alle informazioni che Adeen accudiva nella sua mente.

«Cosa vuoi?»

«Non importa se sono ad Hogwarts o se avete bisogno del mio aiuto, un giorno all'anno mi lascerete libera di andare dove voglio. Senza nessuno che mi controlli. Un solo giorno all'anno, ogni anno.»

«È un giorno in particolare?»

Adeen non aveva nemmeno bisogno di pensarci.

«Ventidue novembre.»

Lui annuì.

«Va bene, potrai andare dove vuoi senza nessuno a controllarti ma dovrai tornare il giorno dopo. Ora accetti?»

Lei annuì lentamente, parlare e muoversi le aveva causato un mal di testa tremendo.

Vide il preside sussurrare qualcosa a una guardia che poi si avvicinò alle catene.
Tolse il lucchetto che le inchiodava al pavimento e finalmente Adeen poteva muoversi quasi liberamente.

Con le poche forze che le rimanevano si alzò e le manette tintillarono.
Sperava che gliele avrebbero tolte.

Scortata dagli Auror finalmente uscì e quasi pianse per la gioia.
Strizzò gli occhi abituandoli alla luce, non vedeva l'ora di rivedere il sole.

Passando davanti alle altre celle molti le lanciavano insulti a cui lei non dava mino peso: traditrice del proprio sangue, puttana, bastarda...
Cose del genere.

Dopo aver firmato un sacco di cose quel portone che la teneva rinchiusa si aprì.

Era giorno.

Quella fu la prima cosa che notò, poi fu il rumore delle onde che si scontravano contro le pareti di quella prigione.
Poi il leggero vento che le scompigliava i capelli, il caldo soffocante che in passato aveva odiato in quel momento le sembrò il paradiso.

Finalmente era libera.
Aveva raggiunto la libertà che cercava da un intero anno.

Adeen sorrise senza accorgersene con gli occhi pieni di lacrime, buttò la testa all'indietro e socchiuse gli occhi.

Aveva dimenticato la sensazione del sole sulla propria pelle e avrebbe fatto di tutto per non dimenticarla di nuovo.

SPAZIO ME

Ciaoo, ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia nonostante metta tristezza hahah.
Alla prossima.

-Nis

Cenere nel vento //Sirius BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora