1. Il Ritorno

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"Non mi ricordo di te".

Dopo due mesi trascorsi nel buio più totale, sentire quelle parole fa ancora più male. Lui è davanti a me, sano e salvo, ma freddo come il ghiaccio, senza nessuna cicatrice all'esterno che possa indicare il terribile incidente subito ma dentro di sé ha il vuoto, soprattutto quando guarda me. Glielo leggo negli occhi, che ora hanno assunto una tonalità grigia, quasi spenta. Non brillano più come quando mi guardava con amore.

"Cosa stai dicendo? Non prendermi in giro. Non è possibile, Serkan. Guardami!"

Ancora una volta vedo l'oblio nel suo sguardo di ghiaccio, scuote la testa senza aggiungere altro, lasciandomi nella disperazione più totale.
Vorrei urlare, lanciare per aria ogni oggetto a portata di mano, vorrei scuoterlo con la speranza di riuscire ad ottenere una reazione diversa, ma resto immobile, pietrificata dalla direzione che ha preso la nostra vita.

"E Selin?"

Quel nome che viene fuori dalle mie labbra tremolante, odio non avere il controllo delle mie emozioni, ma in quell'istante non riesco a pensare lucidamente, ho paura di qualsiasi risposta lui possa dare alla mia domanda.

"Quando mi sono svegliato ho ricordato lei, che eravamo insieme, l'ho chiamata..."

Una coltellata al cuore mi avrebbe procurato meno dolore di quelle parole. Stringo gli occhi per trattenere le lacrime e allo stesso tempo distolgo lo sguardo da lui per cercare di calmarmi. Voglio provare a capirlo, la situazione non è facile nemmeno per lui, non posso dargli colpe, in fondo.
Non so con quale forza riesco a guardarlo di nuovo negli occhi, con le dita sfioro l'orlo della sua giacca per assicurarmi, ancora una volta, che lui sia per davvero dinanzi a me. Non riesco a rendermi conto che lui sia reale. Troppi sogni, prima, mi hanno ingannata ma questa volta non sto sognando, mi trovo direttamente in un incubo ben peggiore che mai avrei potuto immaginare.

"D'accordo Serkan. Va bene. Ma ora sei di nuovo qui. Io sono qui. Possiamo ricominciare, possiamo ripercorrere tutti i nostri passi. Non puoi dimenticare così il nostro amore, non puoi dimenticare me".

Ancora una volta lo vedo freddo, distante, ci sto provando ma lui non fa nemmeno un passo verso di me, non mi aiuta.
Non vuole.

"Per me sei una sconosciuta, Eda. E c'è Selin nella mia vita".

Mi colpisce ancora, con più forza adesso perché rifiuta il mio aiuto. Rifiuta me. La donna che stava per sposare.
Questa volta non riesco a controllarmi e senza nemmeno rendermene conto avverto le dita della mia mano sulla sua guancia sinistra.
Il rumore dello schiaffo vibra attraverso le mie membra, mi lascia per un attimo interdetta ma basta un suo leggero movimento a farmi ritornare in me.
Solo allora gli volto le spalle e lascio il - nostro - studio. Ho bisogno di riordinare i miei pensieri, di riprendere fiato. Ma soprattutto non voglio mostrarmi in lacrime davanti a quell'uomo senza cuore.
♡♡♡
Il mio sguardo è ancora fermo sul punto in cui l'ho vista sparire e solo adesso mi rendo conto di aver trattenuto il fiato per un periodo troppo lungo, tanto è vero che sono costretto a prendere una boccata d'aria più profonda e a schiarirmi la gola. Non è per lo schiaffo ricevuto, quello non mi ha scalfito quanto lo ha fatto lo sguardo di quella Eda puntato nel mio. Non mi sono mai sentito scombussolato in questo modo, avverto ancora il profumo di quella sconosciuta che mi fa girare la testa, mi ricorda qualcosa, un pensiero sfiora la mia mente, provo ad afferrare quel ricordo ma lo perdo, mi sfugge tra le dita ed il buio torna a nascondere il mio ultimo anno di vita. Persino il mio cuore, ora, prova a decelerare i suoi battiti, dato che fino a poco prima, come un pazzo, ha preso a martellarmi nel petto. Non posso non chiedermi perché quella donna sia stata capace di procurarmi un effetto tanto forte; non so chi sia, me lo hanno detto, certo, ma io non la conosco, per me non è nessuno, eppure...
Eppure in una vita a me sconosciuta eravamo fidanzati, stavamo per sposarci. Selin mi ha messo in guardia da lei, a quanto pare mi ha imbrogliato. Ma come? Dentro di me avverto che c'è qualcosa che non va, è come se qualcuno - chiuso in una gabbia - prova ad uscire, ad urlare, a prendere il controllo del mio corpo ma non ci riesce, è intrappolato in un oblio ed io non so come salvarlo.
Forse non voglio.

"Serkan?"

La voce di Selin mi riporta al presente, la testa mi duole, come spesso mi capita da quando mi sono svegliato dal coma, guardo lei e tutto ciò che vedo è l'unica ancora che mi lega a ciò che so di me. Un'unica certezza, insieme al lavoro. Non voglio altro al momento, non voglio problemi e soprattutto non voglio rivedere quegli occhi pieni di lacrime e dolore, non li potrei sopportare, non saprei come gestirli.

"Chiama Engin, per favore".

Ho bisogno di staccare la testa, ho bisogno di tornare a lavoro, solo così potrò sentirmi di nuovo me stesso.

♡♡♡

"Calmati, Dada, ti prego. Fallo per me".

Ho lasciato l'Art Life così velocemente - ed in uno stato di trance - che nemmeno so come sono riuscita ad arrivare in camera mia, probabilmente è stata Melo, - che non ha mai lasciato il mio fianco - a portarmi al sicuro tra le mura domestiche. Da quando ho attraversato la porta di casa sono sono caduta in un pianto disperato e non sono riuscita a raccontarle nulla. Ma probabilmente Melo ha già saputo. La sento sussurrarmi parole dolci per tranquillizzarmi, ma niente sembra riuscirci. Singhiozzo con lo sguardo perso nel vuoto, non riesco più a sopportare tutto quel dolore, mi manca l'aria. Mi sento male.
Due mesi senza sue notizie, con la paura di averlo quasi sicuramente perso per sempre ed ora c'è una verità che fa ancora più male perché anche l'ultima goccia di speranza in me è traboccata.
La mia paura si è avverta, ed anche se lui è vivo ed è qui, io l'ho perduto.

"Pensiamo una cosa alla volta. Serkan sta bene, è vivo ed è tornato. Questo è ciò che conta, no?"

Sorrido alla mia amica perché so che ha ragione, eppure quella consapevolezza non riesce a lenire il mio dolore. Mi sembra di impazzire, di vivere una vita non mia, eppure a poco a poco smetto di piangere, o forse sono le lacrime che svaniscono perché le ho esaurite tutte. Ma non smetto di sentirmi nauseata dalla situazione, da ciò che ho appreso nemmeno un'ora prima, mi fa male lo stomaco e la testa mi gira.
Non faccio in tempo a dire nulla a Melo che sono già di corsa verso il bagno. Il mio corpo sta cedendo, ne sono consapevole, in quegli ultimi due mesi l'ho stressato fino alla sfinimento ed ora mi sta mandando dei chiari segnali.
So che dovrei reagire, combattere, forse lo farò domani, ma adesso tutto ciò che voglio è provare a smettere di pensare. Tutto ciò che voglio ora è dimenticare, proprio come lui ha fatto con me.

𝑹𝒊𝒄𝒐𝒓𝒅𝒂𝒕𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆 (𝐸𝑑𝑆𝑒𝑟 𝐴𝑈)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora