epilogo

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Prima che voi leggiate voglio porgervi le mie scuse.

Quando dovevo scrivere la fine di questa storia mi ero appena lasciata, per mesi sono rimasta davanti ad un foglio bianco cercando di scrivere un finale felice e pieno di amore nonostante nell'amore e nella felicità in quel momento non ci credessi tanto. Ma finalmente ho concluso questa storia d'amore epica, un po' per rispetto vostro e un po' per i miei personaggi e per me. Spero possiate capirmi. Buona lettura. Baci, Niky.

Ricordatevi di non accontentarvi mai, come me, come Zoey. Vi meritate il mondo.



Epilogo

Jase aveva realizzato il mio desiderio più grande, uno che non c'era scritto nella mia lista.

Perché mi sembrava il più difficile a cui ambire, scriverlo mi sembrava troppo impegnativo.

Addormentarmi felice, era ciò che bramavo di più.

E non pensavo che la sola presenza di qualcuno che ci amasse potesse stravolgere tanto il nostro mondo finché non lo vissi appieno. Era bello avere qualcuno con cui condividere la vita, i dispiaceri che comportava, i bei momenti, la semplice quotidianità.

Ma da quando Jase era tornato nella mia vita mi sentivo come se mi si fosse restituito un pezzo di cuore.

Ci sposammo cinque mesi dopo.

Fosse stato per noi l'avremo fatto all'istante ma Caroline ce l'aveva impedito. Quando andammo alla cena fu sorpresissima di vedermi. Si era fatta elegantissima per conoscere la fatidica fidanzata di Jase, che avrebbe presentato quel giorno ai suoi genitori. Quasi non pianse quando capì, poi si arrabbiò con suo figlio perché l'aveva fatta agitare invano.

Ci sposammo sulla spiaggia, in una località elegante e riservata.

Quando arrivai, c'era ben ad aspettarmi.

"Wow." Commentò.

Feci un giro su me stessa, mostrandogli il vestito. Era un abito a sirena, interamente ricamato in pizzo. Il corpetto, aderente, dalla scollatura a cuore. sembrava cucito sul mio corpo, come una seconda pelle si adattava ad ogni forma e curva del mio fisico.

"Quando Jase ti vedrà sverrà." Rise.

Non vedevo l'ora di incontrarlo. Di vedere quanto anche lui fosse bello nel nostro giorno. Il cuore mi batteva all'impazzata soltanto all'idea.

Fu Ben ad accompagnarmi. Non avrei potuto chiedere accompagnatore migliore.

Nel momento in cui imboccammo la navata tutto scomparve: la musica dolce in sottofondo, gli invitati, il venticello che sverzava sul mio viso.

A pochi metri da me c'era l'amore della mia vita. L'avevo capito quando avevo soltanto quattrodici anni.

Quando fui abbastanza vicina e lo guardai negli occhi lo vidi commosso. Quegli occhi così chiari, così vivi e pieni di emozioni in quel momento erano solo per me e mi guardavano come se fossi realmente la cosa più bella esistente al mondo. E io mi sciolsi.

Mi prese una mano, che strinse e non lasciò più fino al momento delle promesse.

"Sei meravigliosa." Sussurrò, mentre la cerimonia procedeva.

Sorrisi. Sorrisi così tanto da non sentire più la faccia.

Mentre mi infilava la fede al dito e mi prometteva amore eterno rivissi lentamente la nostra storia d'amore. Ritornai adolescente e percepii la sensazione che provavo quando dopo cena aspettavo impazientemente che ci vedessimo, per parlare, per stare semplicemente insieme a goderci la nostra compagnia. Ricordai la prima volta che mi abbracciò e sentii il cuore scoppiare e pensai a quanto avrei voluto rimanerci in eterno, dentro quelle braccia. Rivissi l'emozione che provavo quando semplicemente sorrideva. Sentivo le farfalle nello stomaco. Ricordai quando ci baciammo veramente la prima volta e sentii il pavimento scomparire sotto ai miei piedi. Quando ballammo insieme il giorno del prom. Un amore così forte non sarebbe mai stato in grado di smettere di esistere.

Credevo che ci fosse qualcosa ci legava, qualcosa oltre l'immaginario. Come un filo che ci teneva connessi e non importava quante volte ci saremmo allontanati, quanti giri avremmo fatto, saremo tornati sempre.

Neanche quando fu detta l'ultima parola riuscii a credere che fosse finalmente mio marito. Mi sollevò da terra, facendomi girare. Provai una felicità che non saprei spiegare a parole, quel tipo di felicità che non riesci a contenere, che sembra che il cuore stia per scoppiare allora ridi e non smetti più.

"Aspetta!" lo fermai.

Lui mi mise giù.

Afferrai il mio bouquet, composto da rose bianche e rosse. Rosso come il mio elastico che Jase teneva nel taschino della giacca.

"Avanti, lancialo!" urlò Clarissa, già agguerrita.

Mi girai e dopo qualche attimo di suspence lo lanciai.

Sentii alcune grida, quando mi girai mi accorsi con sorpresa che l'aveva acchiappato Arya. Urlai anche io.

Ben rimase terrorizzato.

"Congratulazioni fratello." Scherzò Jase, dandogli una pacca sulla spalla.

"Scusateci, abbiamo un aereo che ci aspetta." Disse poi, trascinandomi via.

L'autista rise, tenendoci la portiera aperta. Quasi mi lanciai all'interno dell'auto. Jase riemerse in mezzo alla stoffa.

"Ti ho già detto quanto ti amo?"

Lo afferrai per le spalle e lo baciai.

Qualche anno prima non avrei creduto che avrei viaggiato in un volo economico diretto per Parigi vestita in abito da sposa, a poche ore dal mio matrimonio; seduti sotto alla Tour Eiffel, con qualche ora di sonno arretrata, a mangiare croissant accompagnati da una bottiglia di champagne.

A pochi metri da noi, un artista di strada cominciò a suonare con il suo violino una melodia dolcissima.

Jase si schiarì la voce. Si alzò, porgendomi una mano.

Gliela strinsi. Un po' impacciata, sia per l'abito che per lo champagne che avevo buttato giù, mi sollevai da terra.

Mi cinse la vita con le mani, stringendomi a sé. Ballammo lentamente, in silenzio, godendoci l'atmosfera surreale.

Alcuni passanti si fermarono a guardarci, qualcuno ci scattò una foto, qualcun altro batté le mani.

Giorno dopo giorno scoprii quante sfumature può avere l'amore e quante volte può arrivare a toccarti in fondo il cuore. Lo scoprii quando cinque mesi dopo comparii nella mia prima copertina e mi festeggiò tutta la giornata, facendo persino incorniciare una copia della rivista. lo scoprii quando gli diedero una promozione a san Francisco e mi chiese di seguirlo, quando comprammo lì la nostra prima casa e passammo la nostra prima notte in un letto tutto nostro, abbracciati. Lo scoprii profondamente, tanto da scuotermi, quando a ventisei anni rimasi incinta del nostro primo figlio. Jase rimase al mio fianco durante il lunghissimo travaglio, cercando di farmi distrarre con battute stupidissime ma che mi strappavano sempre un sorriso. Vederlo commosso quando nacque il nostro piccolo Adam. Quando con tanta premura lo prese per la prima volta tra le sue braccia e gli parlò. Scoprii l'amore durante le notti trascorse dietro a pianti e pannolini. Durante le nostre vacanze al mare, quando camminò per la prima volta da solo ed esultammo. Quando Adam mi chiamò per la prima volta e scoppiai a piangere mentre Jase mi faceva il video e se lo riguardava in loop.

Quando, con l'aiuto di Jase, teneva tra le mani Ellie, la bimba di Ben e Arya.

Erano andati a convivere dopo che Arya si era laureata. Due anni dopo essersi conosciuti. Ben la corteggiò per mesi, conquistando così la sua fiducia e il suo cuore. ci stupì tutti quando al suo venticinquesimo compleanno le chiese di sposarlo.

"Amori della zia!" strillò Clarissa, guardando i due piccoli vicini.

Si avvicinò, stampando un bacio sulla fronte di Adam che si pulì con la manina dal lucidalabbra che gli aveva lasciato.

Ero felice.

Alla me di vent'anni direi che perdersi è normale, che per ritrovare la strada giusta, per ritrovare sé stessi, a volte è necessario. Perché a vent'anni si corre, si è esposti davanti al mondo, e cercando di fare la cosa giusta si sbaglia. Ma a vent'anni c'è una vita davanti per rimediare.

Per prendere un respiro,

per apire la ali e spiccare sempre più in alto.

Colpo di fulmine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora