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Capitolo 6

sette anni prima

Seduta nel muretto dei Cooper aspettavo che Jason tornasse a casa.

Lo vidi comparire in fondo alla strada. Indossava anche quella volta gli auricolari. Aveva la testa altrove, perso nei suoi pensieri, infatti non mi vide.

Quando fu vicino e gli balzai davanti spalancò gli occhi, preso alla sprovvista.

Si tolse un auricolare, guardandomi sorpreso e confuso.

"Perchè non scendi mai nella fermata qui davanti? Fai un sacco di strada in più inutilmente." gli chiesi.

"Perchè ieri mangiavi tutta sola nelle scale invece di stare in mensa come tutti?" chiese lui di rimando.

"Semplice, ho litigato con quella vipera di Brianne." scrollai le spalle.

"Per quale motivo?"

alzai un dito. "Adesso tocca a te a rispondere." incrociai le braccia.

Lui non sembrava molto a suo agio.

"Ma non devi per forza." obiettai. "In ogni caso, l'ho già capito."

"Ah sì?"

"Si." annuii. "Vivo qui da quando sono nata. So che i Cooper non possono avere figli naturalmente e non hanno neanche parenti così giovani come te. Quando sono stata qui, qualche giorno fa, la signora Cooper si è riferita a te come 'il suo ragazzo', inoltre era così felice mentre ti stringeva e ti guardava. Ti hanno adottato. Spiegai la mia teoria. "Ma immagino che se tu non ti senta pronto ad affrontare questo cambiamento con gli altri un motivo ci sia. Lo capisco, ognuno reagisce a modo proprio."

lui non parlò.

"Forse sembro una ficcanaso, scusa. Dovrei lasciarti in pace, insomma... non ci conosciamo neanche."

storse la bocca. "Io non ero così sveglio." mi guardò. "Non penso di esserlo neanche ora, onestamente."

giocherellai con le dita, quasi me le torsi.

"Vuoi entrare e raccontarmi cosa ti ha fatto quella vipera di Brianne?"

senza che dicessi nulla si addentrò nel giardino e dentro casa.

"Se la crederebbe da morire se sapesse che adesso stiamo parlando di lei." dissi, andando a stendermi sul grande tappeto grigio peloso che c'era ai piedi del soggiorno.

Jason scosse la testa, divertito.

Si tolse la giacca, scoprendo il suo gomito ferito.

"Ti fa male?"

lui non capì subito a cosa mi stessi riferendo. "Mh? Non tanto, me ne sono dimenticato in fretta."

poi sorprendentemente mi imito, stendendosi anche lui sul tappeto.

"Comunque, la vipera non saprà che ne abbiamo parlato quindi continua pure. Ora sono curioso."

"Si professa mia amica ma non sa neanche cosa voglia dire. Se le chiedessi una definizione ti direbbe: 'qualcuno a cui rubare la merenda quando tu la dimentichi a casa'! Si comporta come se fosse Kim Kardashian e io la sua schiava."

Jason rise.

"Quindi mi sono ribellata e mi ha dichiarato guerra. Non potevo andare in mensa da sola visto che di solito stavo sempre con lei, avrebbe usato ciò contro di me visto che non perde mai occasione per rinfacciarmi che non ho altre amiche!"

"Ma è una cosa veramente cattiva da fare."

"Lo so. Ma lei non ha un codice morale. Le interessa solo stare costantemente al centro dell'attenzione. Ha la sindrome di Sharpay!"

Colpo di fulmine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora