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Capitolo 20

Sette anni prima

Cane e gatto. Era la descrizione perfetta di quel che era diventato il rapporto tra me e Jason.

Sembrava che si svegliasse con l'obiettivo di farmi qualche dispetto.

Come quel giorno in cui mi avvicinò un ragazzo del secondo anno con due biglietti per il cinema in mano. Era la prima persona che sembrava essersi interessata a me.

Si infilò tra noi due e gli sfilò i biglietti dalle mani. "Fammi vedere..." disse, girandoli per vedere il titolo del film. "ma non mi dire! Una commedia romantica!" commentò. "Sei proprio un furbacchione."

Il ragazzo lo fissò sconcertato.

"Io non lo farei." Disse. "Non la conosci. Lo sai che parla tutto il tempo? Non ti fa vedere neanche un minuto di film. Probabilmente vi cacerebbero dalla sala a metà visione."

Il ragazzo indietreggiò e se ne andò, guardandoci un'ultima volta stranito.

"Perché l'hai fatto!?" sbottai, colpendolo su un braccio.

Jason mi superò, fingendo di non avermi sentita.

"Io volevo andarci!"

Si voltò. "Veramente? Perché? Non lo conosci neanche!"

"Indovina perché si esce? Per conoscersi!" esclamai con esasperazione.

Lui fece una strana smorfia.

O come quella volta in cui mi prese in giro tutta la mattina per il mio nuovo taglio di capelli, dicendomi che con quel ciuffo (praticamente invisibile, fatto solo per aprire più il mio viso) assomigliavo a un personaggio di qualche anime horror che aveva visto.

Ma quando Blair osò dirmi se volevo assomigliare ad un pony si arrabbiò incredibilmente tanto, scatenando una discussione.

"Devi... devi smetterla!" lo aggredii.

Lui rimase a bocca aperta. "Di fare?"

"Di intrometterti. E tutto il resto... pensi che non mi sia accorta che aspetti che torni a casa e rimani a fissarmi come uno stalker?"

Lui aprì la bocca ma la richiuse in fretta.

Scossi la testa, sospirando pesantemente.

Non appena lo seminai mi sentii immediatamente in colpa. Ero passata alle maniere rudi, a essere ciò che solitamente non ero, per tenerlo lontano da me. Per far sì che soffrissi meno.

Quella sera si tenne l'ultima partita prima delle vacanze di Natale.

Fissai il mio riflesso. Dal mio viso, dalla mia espressione, trasparivano i miei sentimenti.

Clarissa se ne accorse. "Cos'hai' ti senti male? Stasera devi essere carica."

"Non trovo più nessun motivo per andare là fuori." Ammisi.

Lei corrugò la fronte.

"Lo sai perché mi sono proposta di fare la cheerleader?"

"immaginavo perché ti piacesse. Qua, qualsiasi ragazza vorrebbe esserlo."

"No." Scossi la testa. "Per Jason." Dirlo ad alta voce mi spaventò. "Avevo scoperto che giocava a football, l'avrei visto ogni pomeriggio. Mi era sembrata un'ottima idea, perciò mi sono buttata. Non avevo neanche pensato al dopo, all'impegno, a questo... ma adesso... mi si sta ritorcendo tutto contro."

avrei voluto essere ovunque ma non lì.

"Lo so, suona ridicolo."

"Non tanto sai." ridacchiò. "Tra tutte le stupidaggini quelle d'amore penso siano le più affascinanti."

Colpo di fulmine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora