i/viii ━━ 𝘈𝘳𝘦 𝘺𝘰𝘶 𝘧𝘶𝘤𝘬𝘪𝘯' 𝘬𝘪𝘥𝘥𝘪𝘯𝘨 𝘮𝘦? 𝘠𝘦𝘢𝘩, 𝘮𝘢𝘺𝘣𝘦 𝘐 𝘢𝘮

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PRIMO PROMPT: The chosen idiots

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PRIMO PROMPT:
The chosen idiots

Chi e cosa: Manami tornado alle prese con la pasticceria...
Dove e quando: Qualche giorno dopo l'incoronazione di Historia, quartier generale di Trost, universo canonico.
Avvertenze: nessuna ~ talmente fluff da far schifo (tanto per cominciare bene).
Words count: 2000


I ciuffi corvini vennero smossi da un alito di fresca brezza invernale.
L'uomo, a braccia conserte e avvolto nel proprio mantello, osservava di sottecchi le nuove reclute dell'Armata e i propri sottoposti. I novellini provenienti dalla Guarnigione erano a dir poco indisciplinati, si domandò come fosse possibile che fossero diventati dei soldati. Tuttavia, erano tenuti insieme dalla figura di Marlo - forse l'unico fra di loro con un metro di giudizio più consono. Correvano in formazione attorno al piazzale interno del Quartier Generale, in quella giornata stranamente mite. I raggi di sole battevano sul volto niveo del Capitano e gli facevano strizzare gli occhi, nonostante l'aria fredda gli pungesse la pelle. Era una piacevole combinazione - a Manami piaceva sicuramente quel tipo di meteo. Tuttavia, nello studiare con attenzione ogni ragazzo che gli passava davanti correndo, non riuscì a trovare la chioma color cremisi della ragazza. Sapendo quanto ella odiasse correre, pensò che avesse saltato l'allenamento di proposito.
Erwin era rinchiuso nel suo ufficio da giorni a pianificare la missione per l'imminente missione di riconquista, Hanji faceva avanti e indietro con Moblit tra sale di riunioni e l'intera base operativa pullulava di vita. Fin troppa, secondo Levi. Non sopportava il caos, perché vi aveva passato l'intera esistenza.

I mocciosi compirono un ulteriore giro nel cortile e gli passarono davanti, zittendosi all'improvviso. Quando furono lontani ormai qualche metro, ricominciarono a ciarlare allegramente come se nulla fosse. Però, avevano lasciato indietro qualcuno. Il Capitano gli posò una mano su una spalla per intimarlo di sostare. Il suo petto si muoveva su e giù freneticamente, respirava a bocconi e sudore gli imperlava tutta la fronte. Le gambe esili sembravano cedergli. L'osservò impietosito da nano a pari, dandogli qualche pacca sulla spalla per fargli riprendere fiato. L'altro si lasciò andare, piegandosi sulle ginocchia. Era esausto. Non appena sembrò rinsavirsi, Levi gli domandò:
«Hey, Armin, Manami dove cazzo è finita?»
Il biondino si compose in un balzo e rispose con urgenza, quasi avesse paura di non soddisfare la domanda del corvino. Si passò una mano sulla fronte per asciugarla e pregò di non balbettare.
«Uhm... h-ha detto che il Comandante le aveva dato u-un permesso...! Però non ha detto cosa doveva fare. Perché?»
L'uomo schioccò la lingua sul palato, volgendo il capo dall'altra parte con fare irritato «È sparita senza dire nulla, tsk... va bene, vai a stendere i panni lavati nel retro.»
Gli occhi di Armin si illuminarono.
«Sì signore, la ringrazio Capitano!» e corse via, per togliersi dall'allenamento per lui troppo duro a cui Levi stava sottoponendo i suoi compagni. Ma mentre si allontanava, si ritrovò a corrucciare la fronte, un po' sconcertato. Il Capitano era appena stato gentile con lui...? Poi scosse il capo. No, forse aveva solo avuto pietà di lui, gli aveva fatto pena come un cucciolo bagnato di fronte al quale neppure una statua di pietra sarebbe potuta rimanere impassibile. Comunque non gli dispiaceva rendersi utile, perciò portò a compimento quel compito con stolto orgoglio.

komeroshi • waitingforaotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora