extra/vi ━━ 𝘉𝘦𝘢𝘶𝘵𝘪𝘧𝘶𝘭 𝘺𝘰𝘶𝘯𝘨 𝘸𝘰𝘮𝘢𝘯

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Il grande salone era gremito di gente. Uomini e donne di varia età, tutti ben vestiti, indossanti giacche ed eleganti cravatte, abiti raffinati, sedevano ai tavoli, sorseggiavano un chiaro vino spumoso dai calici a tulipano. Il vetro si macchiava dell'impronta del rossetto delle dame, le quali ne cingevano il fusto tra le affusolate dita coperte dai guanti lunghi fino al gomito fatti di fino raso. Cristallini lampadari pendevano dal soffitto. In un angolo della sala un terzetto di musicisti intonava una melodia composta da piano, viola e violino; le chiacchiere delle persone sovrastavano le dolci note. Vi era un sferruzzare di posate sui piatti; risate contenute e dal suono evidentemente falsificato. Alle uscite erano poste due guardie della Gendarmeria per volta. Il tavolo più importante, quello che ospitava Sua Maestà in persona, insieme al marito, alla figlia e agli amici più cari, era posto vicino a una parete senza finestre, al centro. Ed era anche la tavolata più silenziosa.

Manami si chiedeva chi cazzo fossero tutte quelle persone lì intorno. Levi rivolgeva occhiate torve in giro, le braccia conserte. Le labbra piegate all'ingiù, come il mento. Quella sua espressione stoica faceva ridere come una matta l'erede dei Reiss, che si divertiva a indicarlo e punzecchiargli le guance, nel tentativo di scorgere cosa fosse celato al di sotto della benda che gli copriva l'occhio destro; la madre tentava di contenere l'entusiasmo della figlia senza molto successo, il Capitano in congedo si limitava a fare cenni del capo. Finché non intervenne il consorte della Regina, che diede alla piccola biondina una distrazione più interessante. Al corvino non interessò neppure di che si trattasse. Era seduto accanto a Manami e la osservava di sottecchi. Gli sfibrillavano le ciglia e l'iride era lucida, mentre le percorreva il volto con lo sguardo. Incassò la testa fra le spalle e stette ad ascoltare in silenzio le chiacchiere di Hanji. Almeno queste non erano mai cambiate, seppur ora discutesse di anatomia umana e ingegneria invece che di giganti. Si stava specializzando, diceva.

Erano andati lì in quanto ambasciatori...
Jean sedeva affianco a Pieck e Manami poté notare come una mano del giovane fosse posata sulla coscia di lei. Pieck le rivolse un caldo sorriso e poi accarezzò la mano del biondo, come a darle conferma della sua intuizione.
... ma dopo un paio di accese riunioni, Historia aveva placato le acque e ogni dibattito fra yeageristi e ospiti era stato messo a tacere. Perciò eccoli lì a un banchetto reale, immersi nel fiato alcolico e odorante di fumo dei ricchi delle "mura". Anche questa concezione non era cambiata. Manami faceva fatica a capire il mutamento che vi era stato, perché lei sull'isola non ci pernottava da ormai sette anni e non aveva un'esperienza personale di come stessero le cose prima della grande guerra. Guardava Mikasa e Gabi e Falco. Guardava Reiner e Annie. Guardava Connie e Niccolò e Armin. Per la maggior parte del tempo aveva parlato con quest'ultimo; le poneva molte domande sulla natura dello stile di vita in oriente e la corvina Ackerman, lì vicino, ascoltava con disinteresse. Il suo sguardo era vuoto. Lì, prima, vi si riflettevano incessantemente le giade di Eren. Adesso vi si poteva vedere l'oscuro oblio.

komeroshi • waitingforaotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora