QUARTO PROMPT:
"More precious the burden is, the heavier and more difficult it is to shoulder it." with hints at "It's goodbye once a flag is set"Chi e cosa: Levi riflette sulla precarietà della vita umana e i propri ricordi passati.
Dove e quando: Marley, tre anni dopo la fine della guerra.
Avvertenze: angst, angst, angst, angst a non finire. Spoiler finale di AoT, qualche riferimento a KNI.
Words count: 1400⸻
La pioggia di novembre lasciava ogni volta un alone di profumo inconfondibile. Quell'umido muschio che sembrava crescere nei polmoni, come nella fertile terra che si piegava sotto le suole degli stivali. Le foglie di tutti i colori che cadevano dal cielo, trasportate via dalle violente gocce d'acqua che s'infrangevano nell'aria. E formavano a terra un tappeto dipinto di tutti i colori dell'autunno, del calore, dell'accoglienza. Sui vialetti in pietra grigia del parco esse si scomponevano, nelle pozze d'acqua infangata, e Levi doveva far attenzione a dove andava per evitarle. Alzando l'occhio argenteo verso il cielo, vedeva soltanto il riflesso del proprio animo in tormenta. Le nubi spesse e grigie non lasciavano scampo neppure a un raggio di sole. Era come se esse sostenessero l'intero peso del cielo, rilasciandolo man mano alla terra degli umani. Levi immaginò che oltre tale barriera, però, si celasse una vastissima landa celeste cosparsa di particelle dorate, in cui gli uccellini cinguettavano e danzavano allegri fra loro, inscenando spettacoli degni di nota. E sfrecciavano sempre di più in alto, verso la scintilla luminosa e accecante del sole, attratti magneticamente da quell'inganno ben escogitato; avrebbe voluto alzare la voce e avvertirli "Non volate troppo in alto, perché prima o poi cadrete". Ma anche lui era stato come loro, un tempo, un tempo che gli pareva essere molto lontano. Un improvviso colpo di vento scosse i rami spogli degli alberi. Il Capitano in congedo, vedendo quelle lunghe braccia dimenarsi, ebbe la sensazione che si fossero allungate fino al suo cuore, l'avessero avvolto come lunghe dita di rampicanti e ora glielo stessero stringendo. Sanguinava. La pelle nivea venne carezzata dalla brezza fresca, le due cicatrici che gli percorrevano il volto risaltarono come venature nel marmo. Socchiuse le palpebre, per assaporare quell'attimo di pace. Il parco era desertico: tutti dovevano trovarsi nelle proprie case, magari seduti di fronte al caminetto acceso insieme ai propri familiari. Familiari... la frescura in cui era immerso si tramutò all'improvviso in un'ondata di calore che gli avvampò dallo stomaco fino alle punte delle dita. Spalancò gli occhi e si osservò le mani, con le labbra increspate in un sorriso malinconico.
Quante volte quella ragazza gliel'aveva strette fra le proprie, sbuffando sulla pelle gelida per riscaldarla, posando le labbra umide e calde sulle nocche screpolate.Così facendo, Levi aprì e chiuse le dita, scrutandole incantato. Le due che gli mancavano non erano così pesanti... s'era abituato a non vederle più, come si era abituato a non vedere più i volti delle persone a cui aveva voluto bene durante l'intero corso della sua vita. Solo in sogno esse facevano la loro comparsa. Gli sorridevano, gli parlavano e lo salutavano cordialmente, ma erano sempre celate da uno strano velo di nebbia. Come i corpi dei giganti che si decompongono.
No. Scosse il capo. Non doveva più pensare a certe cose. Era tutto finito. Alzò di nuovo lo sguardo verso la cupola che rinchiudeva l'umanità sotto la propria protezione. Sentì attorno alle spalle le braccia protettive di lei, che lo avvolgevano tutto, percepì i suoi boccoli rossi premergli contro le gote gelide e solleticargli il collo nudo. Oh, sbuffò, accorgendosi di aver dimenticato a casa la sciarpa. Se Manami l'avesse saputo, l'avrebbe di sicuro biasimato.
"Quante volte ti ho detto..." iniziavano sempre così i suoi rimproveri, lui roteava gli occhi al soffitto e se ne andava in un'altra stanza. Ma da quant'era che non sentiva davvero quella voce? Ore, giorni... o anni? Quell'aria grigia faceva sembrare il tempo schiacciato, compresso in un singolo istante d'esistenza. Levi non avrebbe saputo dire con precisione che giorno o che ora fosse. Lui esisteva, e basta. Dove, non ne aveva idea. Poteva trovarsi sul fondo di un lago ghiacciato, impossibilitato a fuoriuscire, oppresso dalla massa dell'acqua. Poteva trovarsi tra le nuvole che sostenevano il cielo con le loro forti braccia, o sopra di esse a volare nell'infinito blu. Non aveva idea di quando fosse stata l'ultima volta che quel fascio di luce dorata aveva trafitto la coltre grigia e gli aveva baciato la pelle, o il cinguettio mattutino gli avesse stimolato l'udito.Eppure ne aveva il vivido ricordo nelle orecchie.
«Ehy, Levi, potresti preparare il tè, per favore?»Ricordò: forse era accaduto durante la notte prima della missione, quando nessuno dei due riusciva a dormire? Sì, Manami stava studiando matematica, e lui controllava che gli esercizi svolti fossero corretti. Poi gliene assegnava altri, e mentre la ragazza li svolgeva lui stava lì, a leggere il libro che ella aveva afferrato dalla mensola più in alto, dove non riusciva ad arrivare. Provò una fitta dolorosa al proprio orgoglio: lui, il cosiddetto "soldato più forte dell'umanità", s'era dovuto far aiutare da una dannata mocciosa spilungona coi capelli rossi. Aveva sempre pensato che lei lo prendesse in giro apposta, ma non l'aveva mai punita per questo. A dire il vero, non aveva mai trovato alcun movente per doverla sgridare o costringere a una pena, come il pulire l'intero refettorio o fare cinquanta giri di corsa... oh no, aspetta. Era capitato un paio di volte, questo: l'aveva chiamato "carino" appena prima di entrare nell'ufficio di Erwin, costringendolo a farsi vedere dal Comandante in un imbarazzantissimo stato di rossore sulle guance e parole balbettate.
Levi emise un sospiro divertito: ah, quel maledetto sopracciglione aveva sempre saputo ogni cosa, e aveva deciso di tacere.Prima di rientrare - dopotutto era inverno e il sole calava molto presto - Levi decise di fermarsi in una pasticceria che si trovava sulla strada. Lo disgustavano i dolci, gli facevano venire la nausea ogni volta, non era mai riuscito ad abituarsi al sapore dolce e zuccheroso della cioccolata o delle marmellate. Ma a lei piacevano tanto. Ne andava matta. Ogni volta che gliene portava, gli occhioni di Manami si facevano tondi tondi e lucidi e le guance si velavano di rosa, la sua voce diveniva fanciullesca come quella di una bambina, e mugugnava dal piacere man mano che assaporava i dolci che Levi stesso le infilava tra le labbra succose. Talvolta le rubava qualche bacio, e lei rideva spensierata, come un raggio di sole che compaia in seguito a un lungo e gelido inverno.
Come i rami degli alberi, dopo esser stati percossi dal baffo freddo dell'inverno, tornano alla posizione originaria, così i ciuffi corvini gli ricadevano sulla fronte, dopo che il vento gliela scopriva, lambendola con gocce minuscole d'acqua e brina sciolta.
Sul suo animo gravava un masso dalle dimensioni mastodontiche, proprio come poteva esserlo il cielo sul globo terrestre, ma Levi aveva iniziato a credere che non si trattava di un masso porta sfortuna. No. In realtà esso era solo l'agglomerato ben cucito e ricamato di tutti i suoi ricordi, un gomitolo che si srotolava continuamente, facendogli passare davanti agli occhi delle immagini avvenute chissà quando. Era allietato. Perché nonostante fossero memorie passate, nonostante la maggior parte di esse fossero puramente astratte, come il vento, e le persone che ne facevano parte erano diventate polvere e fumo, foglie cadute dagli alberi in autunno - esse erano esistite. E lui ne conservava l'immenso peso stretto nel proprio cuore. Finché lui non li avesse dimenticati, quei volti sarebbero continuati a vivere, quelle voci a parlare, quei sogni a sperare: e quegli uccelli a volare oltre l'invalicabile ostacolo delle mura. Proprio come aveva fatto lei.Uscì dalla pasticceria e si scontrò con una persona. Sentì la voce di Manami, e strinse gli occhi, consapevole che era solo un imbroglio della sua mente. Nonostante fossero passati anni...
«Levi! Quante volte ti ho detto di vestirti meglio, prima di uscire con questo tempo? Finirai per prenderti un malanno!»⸻
Nota autrice:
Ho tentato di trasmettere un feeling un po' onirico e surreale, perciò se non capite molto bene cosa succede è normale. All'inizio avevo un'idea del tutto diversa sulla OS che volevo scrivere, ma alla fine ho trovato un'altra fonte di ispirazione, spero che non sia troppo fuori traccia. Ammetto di aver quasi DICO QUASI - pianto, scrivendo questa OS...
Ma quasi, giuro che non l'ho fatto.Non è vero. Ma vabbè.
アデル
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komeroshi • waitingforaot
Fanfiction𝐤𝐨𝐦𝐞𝐫𝐨𝐬𝐡𝐢, cold wind that ━ blows when winter is coming levi ackerman x manami forster extra/spin off short stories #waitingforaot by @Eren-Yaeger_ • raccolta di brevi os in attesa dell'arrivo della seconda parte della quarta stagione dell...