Capitolo 9

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I vicoli del centro storico di Pisa trasudavano irriverenza. Dalle scritte sui muri alle locandine dei giornali dialettali sembrava che un'unica voce si levasse dalle strade per prendersi beffe dei potenti della Terra. La stessa voce, tuttavia, era abbandonata come certe biciclette senza ruote, ancora incatenate ai lampioni. Rivoluzioni soffocate nell'indifferenza di un popolo attratto, e distratto, da luci abbaglianti come trappole per falene.

Adel aveva l'impressione che quei vicoli fossero diventati la sua unica e personalissima famiglia.

"Sarà finito il funerale?" chiese Sabrina, rompendo il rumore cadenzato dei loro passi.

"A quest'ora penso di sì. Padre Mauro sarà già tornato."

"Speriamo sia in grado di darci qualche indicazione."

"Ti assicuro che è una persona molto colta" la rincuorò Adel, "vedrai che ci darà una mano."

Nell'entrare in Piazza dei Cavalieri si accorsero che le porte della chiesa di S. Stefano erano aperte. Ne usciva una musica convulsa e coinvolgente. Varcato il portone d'ingresso videro un giovane intento a suonare l'organo con una bravura eccezionale. Le dita scorrevano impazzite sulla tastiera e al contempo i piedi battevano senza sosta sui pedali. Era una fuga di Bach e sembrava molto faticosa. Adel aveva già visto quel ragazzo. Studiava al conservatorio e padre Mauro gli permetteva spesso di esercitarsi tra una funzione religiosa e l'altra.

Il buio dava l'impressione di essere entrati in una grotta, mentre l'odore ancora fortissimo dei fiori riaprì nelle menti dei due la ferita del tremendo destino di Walter.

"Vedo che le chiese possono anche servire a qualcosa di utile" commentò Sabrina sarcastica, "sarebbero ottime per i concerti..."

Adel sapeva che l'amica non era credente, ma in quell'occasione non volle cedere alla tentazione di risponderle. I due attraversarono la navata e, tramite una porticina, s'introdussero nella sagrestia. Padre Mauro aveva un piccolo ufficio, con una scrivania sempre pulita e ordinata. Il sacerdote li vide e si alzò preoccupato. Era un uomo robusto, con un paio d'occhiali minuti e due ciuffi di capelli bianchi e ricci ai lati della testa, risparmiati, quasi per miracolo, da una calvizie imperante.

"Adel, finalmente! Ero terribilmente preoccupato. Dov'eri finito?"

"Hanno arrestato Alessio, un nostro amico, incolpandolo dell'omicidio di Walter."

"Sì, mi hanno riferito della presenza della polizia. Le forze dell'ordine hanno oltrepassato il limite della decenza, non rispettano più nemmeno il dolore della gente. Ad ogni modo ho difficoltà a credere che un ragazzo, per giunta vostro amico, possa essere l'artefice di tutto questo..."

"Anche noi" proseguì Adel, "pensiamo sia stato incastrato."

"Incastrato da chi?" chiese il parroco.

"Siamo qui per chiederti di aiutarci a scoprirlo. A proposito, lei è Sabrina."

I due si strinsero la mano. Sabrina non aveva grande stima per i preti, ma in quell'occasione fece buon viso a cattivo gioco.

"Adel, io non sono un detective..." rispose padre Mauro, "non vedo come potrei aiutarvi."

"Per cominciare potresti dirci se questo disegno ti ricorda qualcosa. Sembrano due uccelli ai lati di una coppa."

Adel aveva tirato fuori il quaderno di Montaldo e lo aveva aperto alla quarta pagina.

Il parroco si era aggiustato gli occhiali sul naso e aveva osservato il lembo di quel foglio arricciando le sopracciglia.

"Certo che mi ricorda qualcosa" rispose con naturalezza. "Questo è lo stemma dei Camaldolesi."

"Di chi, scusi?" intervenne Sabrina.

"I Camaldolesi sono gli appartenenti a un ordine monastico molto antico" rispose il sacerdote, "fondato da S. Romualdo intorno all'anno mille. La loro è una storia piuttosto singolare in quanto hanno cercato di fondere la vita comunitaria ed eremitica in un unico luogo, disponendo allo stesso tempo di un monastero e di un eremo a poca distanza. Il loro stemma indica proprio questa particolare dimensione comune: due colombe che si abbeverano allo stesso calice."

"Dove si trova questo luogo?" chiese Adel.

"L'eremo di Camaldoli è in provincia di Arezzo, ma volete spiegarmi cosa c'entrano dei monaci con questo omicidio?"

"Loro nulla, probabilmente" rispose Adel pensieroso. "Questo quaderno è del professor Montaldo e pensiamo che il disegno indichi il luogo in cui si è andato a nascondere il suo assistente, il dottor Quarta. È sparito da diversi giorni, forse spaventato da alcune minacce. A pensarci bene anch'io non sarei riuscito a immaginare un luogo più sicuro di un eremo, in cui rimanere finché non si fossero calmate le acque..."

Sabrina annuì. "Non deve essere molto distante da Siena. Potremmo andare a cercarlo domani subito dopo la conferenza."

"Non pensate che se qualcuno va a nascondersi in un eremo è perché non voglia essere trovato?" chiese padre Mauro.

"Certo" replicò Adel "ma il dottor Quarta potrebbe essere l'unico in grado di scagionare Alessio dall'accusa d'omicidio. E forse l'unico a sapere perché è successo tutto questo. Abbiamo il dovere di trovarlo, dovessimo arrivare in capo al mondo."

"Capisco" aggiunse il sacerdote con aria preoccupata, "ma fate attenzione, l'eremo è situato a più di mille metri d'altitudine e la strada potrebbe essere ghiacciata in questo periodo dell'anno."

"Grazie padre, ma vorremmo chiederle un'ultima cosa" intervenne Sabrina. "Ha mai sentito parlare di un certo San Malachia? Domani dovrebbe essere il giorno in cui viene commemorato."

Il parroco guardò la ragazza con aria stupita, poi scoppiò a ridere.

"Sabrina, sono un sacerdote! Come potrei non conoscere i santi?"

Sabrina arrossì imbarazzata. La sua domanda era stata quantomeno poco riguardosa.

"San Malachia è l'ultimo dei profeti minori della Bibbia" proseguì padre Mauro per levare d'impaccio la ragazza, "chiamato non a caso il Sigillo dei profeti. Ma è probabile che la parola Malachia non indichi un nome proprio poiché in ebraico questa parola significa il mio messaggero e non sono presenti note biografiche nel testo. Il suo potrebbe dunque essere un libro anonimo."

"E che tipo di profezie contiene questo libro?" domandò Adel.

"Nel suo libro Malachia ammonisce la comunità ebraica per la sua immoralità e la stimola a pentirsi. In particolare se la prende con i sacerdoti e annuncia il giorno del giudizio in cui Dio punirà i malvagi e porterà in trionfo i giusti."

Sabrina rimase immobile. "Tutto qui?"

"Non so cosa ti aspettavi..."

"Sabrina, direi che abbiamo disturbato padre Mauro anche troppo" intervenne Adel. Poi strinse forte il braccio del parroco, ringraziandolo per l'aiuto prestato.

Lo salutarono e si allontanarono soddisfatti per aver completato in fretta un buon piano di ricerca. L'indomani sarebbero andati prima a S. Galgano, ad assistere al congresso dell'Associazione Pietro II, tentando di capire quali fossero i suoi scopi, quindi avrebbero proseguito fino a Camaldoli, in cerca del dottor Quarta.

"Adel, vai a trovare Walter, appena puoi."

"Lo farò senz'altro."

Padre Mauro li guardò allontanarsi nel buio della navata. La musica era finita, facendo calare di nuovo il sipario del silenzio.

Apologia dei miscredentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora