Quando quella mattina si era alzato dalla scomoda branda della peggior locanda di confine di Beofild, Garrett non avrebbe mai pensato che al tramonto avrebbe incontrato una ninfa. Erano creature leggendarie: in alcuni testi venivano descritte come nate dagli alberi quando la magia dello spirito della vita si stanziava su uno in particolare, altri le consideravano delle donne di svariate razze che avevano perso l'umanità, fondendosi con la natura.
Il mezz'elfo non riuscì a darsi una risposta, ma era certo che quella fosse una ninfa e che interagire con lei stava stimolando il suo intelletto all'inverosimile. Il fatto che fosse quasi del tutto nuda lo aveva lasciato disorientato solo per qualche istante, poi si era reso conto che non c'era motivo di scandalizzarsi; d'altronde gli era parso subito evidente quanto quella creatura appartenesse alla foresta, quindi che motivo avrebbe avuto d'indossare degli abiti?
La pelle, poi, di un verde tenue così spiazzante e al tempo stesso perfetto. Ora che la stava toccando per curarla, Garrett si stupì di quanto quel contatto fosse ruvido, quasi che lei fosse fatta di corteccia; non poteva essere, però, altrimenti la pozione che lui stesso aveva creato non avrebbe sortito alcun effetto.
Alla vista era così morbida, esile, fragile... eppure c'era una grande forza nel modo in cui aveva gridato per difendersi, nei gesti quando aveva annullato il suo spazio per toccargli il viso e persino in quei bulbi oculari del tutto rossi. A prima vista Garrett li aveva trovati inquietanti, ma la sua percezione era mutata quando la paura aveva abbandonato il volto ovale e grazioso della ninfa.
Era ironico, in un certo senso: lui studiava lei e lei studiava lui, la ricerca di qualcosa di familiare in due mondi tanto distanti.
Avrebbe voluto chiederle molte cose, ma gli era sembrato più saggio provare a eliminare prima i dubbi di lei in modo che potesse in qualche modo fidarsi. Le memorie di quando la madre gli aveva insegnato a farsi accettare dagli animali selvatici gli erano state molto utili in quell'iniziale incontro e ora sperava che lei potesse rispondere alle sue domande, visto che era riuscito a curarla.
Della ferita era rimasta giusto una sottile striscia scura e la ninfa restò parecchi secondi a fissarla dopo che Garrett ebbe terminato la sua opera. Attese con la boccetta vuota in una mano e l'altra posata sul suolo sassoso poiché voleva osservare le sue reazioni per studiare come continuare l'approccio. Restò stupido lui stesso, però, quando la ninfa lo ricompensò posando quello sguardo mistico nei suoi occhi e regalandogli un grande e meraviglioso sorriso. Garrett perse le parole per attimi interminabili e a malapena si accorse che il cuore aveva un poco aumentato i battiti. Non udì più i suoni della foresta né il lento sciabordio dell'acqua smossa dai pesci, rapito dai lineamenti di lei come perso nell'incanto del più abile tra gli ammaliatori.
La osservò mentre si alzava per poi posare il peso da una gamba all'altro e ridere, lieve, liberandosi in una giravolta che fece danzare i lunghi capelli intorno a lei e allargò un po' le foglie unite che le coprivano la vita fino a metà coscia.
«Sei riuscito a passare l'essenza da te a me! Devi essere un grande amico della terra o non ti avrebbe mai concesso una capacità così unica!»
Di rado Garrett aveva visto una donna tanto felice e il suo entusiasmo lo contagiò. Si mise in piedi e preferì non contraddirla: per arrivare a riuscire a miscelare pozioni aveva dovuto studiare per anni e ci era riuscito solo grazie alla magia degli elfi che aveva ereditato da sua madre. Quelli erano concetti troppo complessi e lui non voleva sovraccaricare la mente della ninfa con informazioni poco utili.
Il sole era quasi tramontato tra le fronde e Garrett doveva tornare a Beofild per fare rapporto. Sistemò la borsa e sorrise di rimando, poi si azzardò a chiedere ciò che più lo interessava. «Come ti dicevo, sono alla ricerca di tracce sulla bestia che ha attaccato chi è entrato nella foresta. Tu vivi qui, giusto? Hai visto qualcosa?»
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Cinque
FantasyA Prudence la società umana non era mai andata a genio. Sentiva di avere un legame incomprensibile con la natura e fu proprio in essa che trovò il suo rifugio. Prudence non era una donna come le altre e lo capì fino in fondo solo quando sentì il bis...