Capitolo 14

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Pov Jane

Ero dedita a contemplare il pezzo di torta alla melassa rimasto appeso alla forchetta tenuta a mezz'aria di fronte a me, finché Hermione mi colpì col gomito per far spostare la mia attenzione su Harry, il quale entrava confuso e stremato dalla porta della Sala Grande, facendosi spazio tra gli studenti, e procedeva a passo incerto verso di noi. La sala era riempita dal vociare dei ragazzi seduti ai tavoli che lo indicavano, ridevano e urlavano, ma lui non pareva accorgersene.

"Buongiorno, bella addormentata. Per un attimo ci hai fatto credere che non ti saresti presentato." Mi rivolsi ad Harry divertita. Il suo sguardo cupo e scontroso mi zittì prima ancora che potessi di nuovo aprir bocca.

"Lasciala perdere. Allora? Come ti senti? Sei pronto? Dovremmo aver fatto abbastanza pratica, sì, decisamente. Sarà facile, no?" Hermione iniziò a parlare di fretta, facendo inciampare e rovesciare le parole le une sopra le altre. Ciò non faceva altro che far notare il suo nervosismo, accentuato dalle mani che portava spesso sulla veste per lisciarla in modo quasi ossessivo. Harry vagò con lo sguardo fino ad arrivare ad Herm. Rifletté e, riluttante, annuì.

"Ottimo, perfetto sì. È meglio andare a lezione adesso." E, dopo essersi lisciata per l'ultima volta la gonna sulle gambe, si alzò e si diresse all'uscita.

Mi sollevai per seguirla e ci avvicinammo a Ron per salutarlo. Non era seduto molto distante da noi e appena si accorse che eravamo dirette verso di lui fece comparire in volto una smorfia disinvolta, fingendo di non aver origliato con attenzione la conversazione con Harry.

"Cos'è? Siete troppo impegnate ad andare dietro a lui? Pensavo fosse così importante da non aver bisogno di gente normale come noi in giro." Ringhiò arrossendo e affondando con ferocia la forchetta nell'ammasso informe di uova strapazzate sul piatto di fronte a lui.

"Calmati fratellino..." cantilenò George comodo accanto a lui.

"O non si potrà più distinguere il tuo faccino dai tuoi capelli." Completò Fred dandogli una pacca un po' troppo forte sulla testa.

Ron, che arrossiva sempre di più, allontanò Fred con la forchetta dopo essersi rovesciato addosso dell'uovo. "Basta voi due, siete una pessima compagnia."

"Beh, allora perché non vai a chiarirti con Harry?" sbuffai, guardandolo dall'altro con le braccia incrociate.

"Preferisco subirmi gli scherzi di Fred e George che andare da lui a dirgli 'Mi perdoni signor Sono così preso da me da iscrivermi ad un torneo mortale senza dirlo al mio migliore amico', bah." Il suo viso si contrasse mentre fissava la vecchia colonna alle spalle di George. Io ed Hermione ci guardammo dubbiose e seccate. Ci fu un lungo secondo di silenzio e poi Ron parve risvegliarsi dai suoi pensieri. "E poi è colpa sua, punto." E, convinto della sua esclamazione, prese la brocca per versarsi dell'aranciata nel calice.

Mi portai disperatamente le mani alle tempie mentre Hermione alzò gli occhi al cielo in risposta alle risate dei gemelli. La testa rossa di Ginny si sollevò pigramente e si concentrò su Ron. "Sei solo un idiota, lui non c'entra niente."

"Zitta tu, non ti riguarda." Disse Ron minaccioso.

"Non parlarle così, carotina." Lo rimproverò George, puntandogli un dito contro.

Ginny osservò la scena per un attimo e subito dopo disse: "Tranquillo Georgie, e in quanto a te, ovvio che mi riguarda. Sei sempre arrabbiato, per non parlare di quando passa Harry, metti su il broncio e ci rimani tutta la giornata. Sei fastidioso."

Ron, ormai furioso, scattò in piedi facendo tintinnare la forchetta sul piatto d'argento e attirando l'attenzione di un gruppo di Corvonero seduti nel tavolo accanto. "Me ne vado, mi avete scocciato."

Fraises et chocolatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora